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Le Tegnùe dell'Alto Adriatico

Affioramenti rocciosi in Alto Adriatico

sorse10L’Adriatico è un mare racchiuso tra aree continentali e comunica con il resto del Mediterraneo attraverso lostretto di Otranto. Il suo bacino settentrionale è racchiuso su tre lati: Croazia ad est e Italia a nord e a ovest fino alla foce del Po. Dai suoi fondali, caratterizzati da sedimenti sabbioso-fangosi, affiorano particolarissime formazioni rocciose, uniche nel loro genere, che rappresentano delle vere e proprie oasi di biodiversità. Scoperte fra il settecento e l’ottocento dall’abate e naturalista chioggiotto Giuseppe Olivi, i pescatori veneti battezzarono questi affioramenti con il nome dialettale di “tegnùe”o “tenute”, che significa “trattenute", perché trattenevano e strappavano le reti a strascico durante le attività di pesca. Le Tegnùe possono avere estensioni e forme molto diverse, la superficie può andare da pochi metri quadrati a diverse migliaia. L'altezza dal fondale in cui si trovano è anch’essa variabile: da qualche decina di centimetri (ad es. Tegnùe di Malamocco) a più metri (ad es. Tegnùe di Caorle). Esse si concentrano soprattutto nell'area direttamente antistante il Golfo di Venezia, fra Caorle e Chioggia a profondità molto diverse, tra gli 8 e i 40 metri. La particolarità delle rocce che le caratterizzano è data dalla loro origine; sembra infatti che si siano originate in tre diversi modi: consolidamento di sabbie in substrati duri, processi di precipitazione dei carbonati, dalla reazione tra gas metano e acqua marina, e processi sedimentari e organogeni, dovuti TEGNUE 7alla sovrapposizione continua delle parti calcaree di organismi marini animali e vegetali morti. Nel corso degli ultimi 3-4.000 anni queste tre modalità in alcuni casi si sono susseguite più e più volte, in altri sono avvenute in contemporanea e in altri ancora hanno caratterizzato le rocce in modo univoco.

Le Tegnùe, quindi, sono dei veri e propri "reef" naturali; differiscono da quelli tropicali perché i principali organismi costruttori non sono i coralli bensì le alghe rosse calcaree, chiamate "Corallinacee": Peyssonnelia, Lithothamnium e Lithophyllum. Tra gli organismi costruttori vanno annoverati anche briozoi, cnidari incrostanti, tra cui il ‘corallo’ del Mediterraneo, Cladocora caespitosa, e policheti serpulidi; la loro sovrapposizione determina la crescita delle tegnùe in lunghezza, larghezza ed altezza; accrescendosi con velocità e modalità diverse, dando origine alle forme più strane, ricche di porosità e anfratti.

TEGNUE 2In un mare con fondale caratterizzato da sedimento mobile, la presenza di questi substrati rocciosi funge da punto di ancoraggio per vari organismi "sessili", alghe incrostanti, spugne, ascidie coloniali, anemoni, policheti sedentari, coralli, e offre protezione e riparo a ricci, stelle, ofiure, paguri, astici, piccoli pesci bentonici. Tutti questi organismi rappresentano a loro volta una ricca e variegata disponibilità alimentare, che attira la fauna ittica che transita nell’Adriatico, come branzini e banchi di merluzzetti in cerca di cibo e di riparo. I pesci che popolano le tegnùe sono numerosissimi: tordi, bavose, castagnole, sacchetti, scorfani, gronghi e specie ittiche pregiate come corvine, pagelli, saraghi.
Le tegnùe nel Mediterraneo sono un ambiente unico nel suo genere e rappresentano, quindi, un patrimonio biologico di inestimabile ricchezza: struttura e morfologia, infatti, favoriscono sia un aumento della diversità nei popolamenti animali e vegetali del fondale sia un aumento di specie ittiche pregiate.

TEGNUE 4L'Osservatorio Alto Adriatico di ARPAV ha condotto negli ultimi anni indagini geo-ambientali per meglio localizzare gli affioramenti e per studiare aspetti biologici ed ecologici di flora e fauna, dopo la raccolta di informazioni sul campo da parte dei "professionisti del mare" (pescatori e subacquei), elaborate ed integrate con i dati provenienti da Università ed Enti di ricerca. Questo processo ha permesso sia la mappatura delle tegnùe rilevate sia l'elaborazione di nuove attività di osservazione e salvaguardia. La normativa italiana identifica, per le aree marine, diverse forme di tutela della biodiversità: Zone di Tutela Biologica (ZTB), riserve marine e parchi marini. Alcuni comuni costieri del Veneto sono ricorsi alle ZTB per preservare la biodiversità del loro territorio (L. 963/65 e s.m.i.). In queste zone si preservano le risorse biologiche, controllando la corretta gestione della pesca nei suoi tempi e mezzi. Fra il 2002 e il 2004 il comune di Chioggia e quello di Caorle hanno ottenuto l’istituzione di ZTB per la salvaguardia delle tegnùe, con decreti del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

TEGNUE 5I progetti conclusi che hanno permesso di studiare da vicino le Tegnùe sono:
- Intervento 72: Campo sperimentale in mare
- Interreg III: Le Tegnùe dell’Alto Adriatico. Valorizzazione della risorsa marina attraverso lo studio di aree di pregio ambientale
- Tegnùe Leader Plus
- Tegnùe VI Piano Pesca.
 

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