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PFAS. I CONTROLLI ARPAV SULL’ARIA PRESSO L’AZIENDA CHEMVIRON

Comunicato stampa
Data di pubblicazione:

AAV 15 aprile – ARPAV sta indagando da tempo sul trasferimento delle sostanze PFAS da una matrice ambientale all’altra. In questo ambito si colloca uno studio, da parte d’Agenzia, nel 2018-2019 per valutare la presenza di PFAS nell’aria nei pressi dell’azienda Chemviron di Legnago, mettendo a punto una specifica metodica di analisi per la rilevazione dei contaminanti in aria, all’epoca unica nel panorama nazionale delle agenzie.

Nell’ottobre 2021 ARPAV ha inoltre supportato i carabinieri del Nucleo Ecologico di Treviso nel controllo ambientale sugli impatti del ciclo produttivo della ditta Chemviron. Gli esiti delle attività di controllo e monitoraggio dimostrano che nei pressi dello stabilimento la quantità di PFAS in aria non è significativa ovvero, in termini tecnici, al di sotto dei limiti di quantificazione strumentali.

Lo studio del 2018

Tra il 2018 e il 2019, ARPAV ha svolto misure all’interno e all’esterno dello stabilimento Chemviron, in via Malon a Legnago, per valutare le emissioni dovute alle attività dell’azienda. L’attenzione è stata posta soprattutto all’attività di rigenerazione dei carboni attivi utilizzati negli impianti di Acque Veronesi per limitare l’inquinamento da PFAS nelle acque potabili.

Un campionatore di polveri sottili, denominato Skypost, è stato posizionato in via Chopin, nel parcheggio del cimitero adiacente alla ditta, in uno dei punti di massima ricaduta degli inquinanti emessi dai camini. Il valore medio e minimo di PM10 rilevati in via Chopin sono più elevati di quelli misurati nello stesso periodo presso la stazione di rilevamento fissa di Legnago via Togliatti; il valore massimo è invece confrontabile. Dal confronto dei dati delle due centraline e dall’analisi statistica emerge la presenza di una fonte emissiva determinante in via Chopin a Legnago.

Contemporaneamente è iniziata l’attività di controllo all’interno dell’impianto di via Malon, che ha inizialmente imposto alla ditta l’adeguamento dei camini per garantire la sicurezza degli operatori addetti al campionamento delle emissioni e si è conclusa con la misura della concentrazione dei composti PFAS nelle emissioni dei camini dello stabilimento, durante le operazioni di rigenerazione dei carboni attivi provenienti dagli impianti di Acque Veronesi. I controlli in azienda durante il campionamento hanno consentito di verificare che le lavorazioni in atto fossero quelle tipiche della rigenerazione dei carboni attivi provenienti da impianti di depurazione delle acque potabili.

I risultati delle analisi delle emissioni a camino hanno evidenziato concentrazioni di PFAS, espressi come somma totale, pari a 42,8 ng/m3 (nanogrammi al metrocubo). La ditta annualmente effettua propri controlli alle emissioni per la verifica delle sostanze PFAS e i risultati ottenuti sono confrontabili con quanto determinato da ARPAV.

Per verificare gli impatti sulla qualità dell’aria nel territorio circostante causati dalla fonte emissiva dell’impianto, Arpav ha predisposto un modello di dispersione di inquinanti in aria denominato AERMOD. Nel modello sono state utilizzate condizioni di massima cautela, in particolare l’impianto è stato considerato in funzione 24 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, per un anno intero.

I risultati mostrano che, al di fuori della proprietà della ditta, il valore di massimo della concentrazione media oraria, pari a 0,02 ng/m3, viene raggiunto in due aree, la prima a 200 metri a nord-ovest e la seconda 200 m a sud-est dell’impianto. Il valore massimo della media oraria ottenuto in un anno, in ogni punto del dominio computazionale, è risultato sempre inferiore a 0,03 ng/m3, valore che viene raggiunto solo nel punto di massima ricaduta, situato all’interno della proprietà della ditta.

La relazione con i risultati delle verifiche effettuate da ARPAV è stata inviata agli enti di controllo e al Dipartimento di Prevenzione della ULSS 9.

Il supporto ai NOE

Nell’ottobre 2021, i carabinieri del gruppo Ecologico Operativo di Treviso (NOE) hanno chiesto ad ARPAV supporto tecnico per svolgere un controllo ambientale sugli impatti del ciclo produttivo della ditta Chemviron.

Anche in questo caso, sono stati ripetuti i campionamenti delle emissioni a camino, sono stati prelevati campioni di acqua di scarico, sia all’ingresso che all’uscita del depuratore prima dell’immissione nella pubblica fognatura, campioni di fango in uscita dalla filtropressa, campioni dei carboni esauriti e di carboni rigenerati, infine campioni di terreno nel punto di massima ricaduta.

Le analisi alle emissioni in uscita dai forni di rigenerazione dei carboni attivi, sul suolo prelevato nel punto di massima ricaduta delle emissioni, sui carboni esausti e sui carboni rigenerati hanno tutte evidenziato concentrazioni di PFAS inferiori ai limiti di quantificazione.

Per quanto riguarda le analisi sulle emissioni non si ritiene che il dato sia rappresentativo della possibile concentrazione di PFAS, poiché i campionamenti sono avvenuti mentre non erano in lavorazione carboni esauriti provenienti dagli impianti di Acque Veronesi scarl. Un dato maggiormente significativo proviene dall’indagine condotta da ARPAV nel 2019 sopradescritta.

I fanghi di depurazione, le acque in ingresso e in uscita al depuratore dell’azienda mostrano concentrazioni superiori al limite di quantificazione per alcuni composti della famiglia PFAS.

I valori rilevati nelle acque reflue in ingresso alla fognatura sono risultati di poco superiori al limite di quantificazione e inferiori ai limiti PFAS per le acque reflue con riferimento al parere trasmesso con nota prot. 8584/2016 dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, ora Ministero per la Transizione Ecologica.

Ultimo aggiornamento

09-11-2022 11:20

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PFAS

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