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Metodologia EMEP-EEA

Il D.Lgs. n. 155/2010 indica nella versione più aggiornata del manuale EMEP-EEA, pubblicato sul sito dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (e nei documenti elaborati dall’ISPRA già APAT), la metodologia di riferimento per la realizzazione di un inventario delle emissioni in atmosfera. La metodologia, denominata EMEP-CORINAIR fino al 2007, dal 2009 EMEP/EEA, contiene i metodi di stima per quantificare le emissioni associate a ciascuna attività antropica o naturale, catalogata (fino al 2007) secondo la nomenclatura SNAP97 (Selected Nomenclature for Air Pollution 97). Le versioni successive al 2007 del manuale EMEP-EEA classificano le emissioni secondo la nomenclatura NFR (Nomenclature For Reporting), che non è stata ancora utilizzata per esprimere i risultati dell’inventario regionale veneto, per il quale è stata mantenuta la precedente nomenclatura SNAP97.

La nomenclatura SNAP97 classifica le sorgenti di emissione secondo tre livelli gerarchici: la classe più generale prevede 11 macrosettori, a loro volta suddivisi in 76 settori e 378 attività.

A titolo esemplificativo si riporta l’elenco degli 11 macrosettori emissivi:

M1: Combustione - Energia e industria di trasformazione;

M2: Combustione - Non industriale;

M3: Combustione - Industria;

M4: Processi Produttivi;

M5: Estrazione, distribuzione combustibili fossili / geotermico;

M6: Uso di solventi;

M7: Trasporti Stradali;

M8: Altre Sorgenti Mobili;

M9: Trattamento e Smaltimento Rifiuti;

M10: Agricoltura;

M11: Altre sorgenti di Emissione ed Assorbimenti.

La metodologia EMEP-EEA prefigura due possibili procedure di stima delle emissioni in atmosfera: top-down (“dall’alto verso il basso”) e bottom-up (“dal basso verso l’alto”).

L’approccio top-down parte dalla scala spaziale più ampia (es. nazionale) e discende a livelli inferiori (regioni/province/comuni), utilizzando alcune variabili surrogato scelte tra gli indicatori statistici a disposizione per la scala spaziale di interesse, che devono essere quanto più possibile correlate al processo emissivo considerato (ad es. per le attività del macrosettore Combustione - Energia e industria di trasformazione, si utilizza generalmente come variabile surrogato il consumo di combustibili).

L’approccio bottom-up parte invece dall’analisi della realtà produttiva locale per passare a quella relativa a livelli di aggregazione maggiori. In questo secondo caso, ad esempio, l’emissione prodotta in un distretto industriale viene ricostruita per tutti i camini e le altre sorgenti diffuse relative a ciascun impianto produttivo.

È subito evidente come il secondo approccio sia potenzialmente più preciso, ma richieda un grosso impegno di risorse ed energie per il recupero di un elevato numero di informazioni utili a descrivere ciascuna sorgente emissiva.

La strategia adottata più frequentemente è quella di utilizzare entrambi gli approcci in parallelo: bottom-up per le principali sorgenti puntuali (centrali termoelettriche, inceneritori, grossi cementifici, principali arterie stradali, principali centrali di teleriscaldamento, ecc.) e di considerare la rimanente porzione di rilasci come top-down.

Ultimo aggiornamento

16-09-2022 08:54

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