Vai al contenuto

I tesori del nostro mare: Le tegnùe

Lungo la nostre coste sono presenti degli ambienti unici nel loro genere: le tegnùe. Cosa sono e perché costituiscono un patrimonio da tutelare? Ne parliamo con Sara Ancona e Anna Rita Zogno del Servizio Osservatorio Acque Marine e Lagunari. foto Zogno&Ancona

Cosa sono le tegnùe?

 Sara Ancona: Sono delle particolarissime formazioni rocciose, uniche nel loro genere, che affiorano dai fondali del Nord Adriatico caratterizzati da sedimenti sabbioso-fangosi e che rappresentano delle vere e proprie oasi di biodiversità.
L’esistenza delle tegnùe era nota già nel 1700, quando l’abate Giuseppe Olivi scoprì e incomincio a studiare questi ambienti, descrivendone in maniera alquanto precisa caratteristiche e bellezze.
I pescatori veneti battezzarono questi affioramenti con il nome dialettale di “tegnùe”o “tenute”, che significa “trattenute", perché trattenevano e strappavano le reti a strascico durante le attività di pesca.
Come sono fatti questi affioramenti?
Sara Ancona: Le tegnùe possono avere estensioni e forme molto diverse, la superficie può andare da pochi metri quadrati a diverse migliaia. L'altezza dal fondale in cui si trovano è anch’essa variabile: da qualche decina di centimetri (ad es. Tegnùe di Malamocco) a più metri (ad es. Tegnùe di Caorle). Esse si concentrano soprattutto nell'area direttamente antistante il Golfo di Venezia, fra Caorle e Chioggia a profondità molto diverse, tra gli 8 e i 40 metri.

Qual è la particolarità delle rocce che caratterizzano le tegnùe?

Sara Ancona: La particolarità è data dalla loro origine; sembra infatti che si siano originate in tre diversi modi: consolidamento di sabbie in substrati duri, processi innescati dalla reazione tra gas metano e acqua marina e processi dovuti alla sovrapposizione continua delle parti calcaree di organismi marini animali e vegetali morti. Nel corso degli ultimi 3-4.000 anni queste tre modalità in alcuni casi si sono susseguite più e più volte, in altri sono avvenute in contemporanea e in altri ancora hanno caratterizzato le rocce in modo univoco.tegnùe2
Le tegnùe, quindi, sono dei veri e propri "reef" naturali, che differiscono dalle più note barriere coralline perché i principali organismi costruttori non sono i coralli bensì alghe rosse calcaree, chiamate "Corallinacee" (Peyssonnelia, Lithothamnium e Lithophyllum).
Le tegnùe caratterizzate da roccia organogena sono le più interessanti dal punto di vista biologico. Gli organismi costruttori, accrescendosi con velocità e modalità diverse, forgiano le tegnùe dando origine alle forme più strane, ricche di porosità e anfratti che diventano rifugio ideale per pesci e crostacei.

Che funzione hanno le tegnùe?

Anna Rita Zogno: In un mare con fondale caratterizzato da sedimento mobile, la presenza di questi substrati rocciosi funge da punto di ancoraggio per vari organismi sessili, incapaci di movimento e che vivono ancorati ad un qualche tipo di substrato solido. Alghe incrostanti, spugne, ascidie coloniali, anemoni, policheti sedentari, coralli sono gli organismi sessili che popolano le tegnùe , presso le quali trovano protezione e riparo ricci, stelle, ofiure, paguri, astici e piccoli pesci bentonici. Tutti questi organismi rappresentano a loro volta una ricca e variegata disponibilità alimentare, che attira la fauna ittica che transita nell’Adriatico, come branzini e banchi di merluzzetti in cerca di cibo e di riparo. I pesci che popolano le tegnùe sono numerosissimi: tordi, bavose, castagnole, sacchetti, scorfani, gronghi e specie ittiche pregiate come corvine, pagelli, saraghi.
Perché è importante tutelare le tegnùe?
Anna Rita Zogno: Le tegnùe nel Mediterraneo sono un ambiente unico nel suo genere e rappresentano, quindi, un patrimonio biologico di inestimabile ricchezza: struttura e morfologia, infatti, favoriscono sia un aumento della diversità nei popolamenti animali e vegetali del fondale sia un aumento di specie ittiche pregiate.
La normativa italiana identifica, per le aree marine, diverse forme di tutela della biodiversità; i comuni di Chioggia e Caorle hanno ottenuto l’istituzione di ZTB per la salvaguardia delle tegnùe, controllando la corretta gestione della pesca nei suoi tempi e mezzi, a tutela delle risorse biologiche di questi ambienti.

Cosa fa ARPAV per questa preziosa risorsa del nostro mare?

Anna Rita Zogno: Da molti anni ARPAV controlla lo stato di salute delle acque che bagnano le coste del Veneto, attraverso un periodico e sistematico monitoraggio dei parametri ambientali e sanitari. Tra le azioni ci sono i controlli sulle acque destinate alla balneazione, i controlli sulla qualità ecologica e chimica dell’ambiente marino costiero, l’analisi dell’insorgenza e dell’evoluzione di fenomeni anomali, analisi integrate delle pressioni che insistono sulla fascia costiera per l’attivazione di idonee misure di prevenzione e protezione dell’ambiente marino. Nell’ambito dei monitoraggi istituzionali, è importante sottolineare l’importanza delle collaborazioni con i referenti delle regioni limitrofe e con gli altri Paesi che si affacciano sull’Alto Adriatico, per ottenere una visione d’insieme sullo stato del bacino.
In particolare per la tutela delle Tegnue il Servizio Osservatorio Acque Marine e Lagunari di ARPAV ha condotto indagini geo-ambientali per localizzare meglio alcuni affioramenti e studiare aspetti biologici ed ecologici di flora e fauna, raccogliendo informazioni dai "professionisti del mare" (pescatori e subacquei) ed integrandole con i dati provenienti da specifici studi effettuati in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Venezia.

Sono stati realizzati dei progetti specifici?

Sara Ancona: Certamente. I progetti che hanno permesso di studiare da vicino le tegnùe sono stati:tegnùe1

  • Interreg III “Le Tegnue dell’Alto Adriatico. Valorizzazione della risorsa marina attraverso lo studio di aree di pregio ambientale”
  • Tegnue Leader Plus “Interventi per la salvaguardia e la valorizzazione di un’oasi marina di ripopolamento denominata Tegnùa di Porto Falconera”, attuato in collaborazione con il Comune di Caorle
  • VI Piano nazionale triennale della Pesca e dell’Acquacoltura: “Le Tegnùe: studio di alcune aree di particolare interesse ambientale ai fini della valorizzazione delle risorse alieutiche locali e della tutela naturalistica”.

Con il Progetto Interreg sono state individuate alcune aree su cui svolgere campagne idrografiche, campagne di ripresa video, foto e campionamenti biologici e litologici in immersione; si è proceduto successivamente all’analisi dei dati e alla produzione di carte tematiche mediante l’utilizzo di un Sistema Informativo Geografico appositamente strutturato.
Gli ulteriori due progetti aggiuntivi hanno permesso di conseguire un sensibile incremento della superficie investigata e un maggiore dettaglio delle rilevazioni, offrendo inoltre la possibilità di confrontare aree di diversa localizzazione.

Approfondimenti 

http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/acqua/acque-marino-costiere

 
A cura di

Ufficio Comunicazione ARPAV
Tel. 049-8239305-337
comunicazione@arpa.veneto.it

Ultimo aggiornamento

16-09-2022 09:33

Questa pagina ti è stata utile?