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GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA DEDICATA ALLE ACQUE SOTTERRANEE. OLTRE 100 MILA ANALISI PFAS ESEGUITE DAI LABORATORI ARPAV, PARTE CIVILE NEL PROCESSO IN CORSO A VICENZA

Comunicato stampa
Data di pubblicazione:

(AAV) Padova, 22 marzo – Dal 1992, quando fu istituita dalle Nazione Unite, il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell'acqua. Tema di quest'anno sono le acque sotterranee, come si desume dal titolo della campagna: "Acque sotterranee: rendere visibile l'invisibile". L’Agenzia ambientale del Veneto commemora la giornata ricordando il grande impegno profuso per lo studio e il monitoraggio dell’inquinamento causato dalle sostanze perfluoroalchiliche nelle acque del Veneto.

Per citare qualche numero, a fine 2020 i laboratori dell’Agenzia hanno eseguito circa 50.000 determinazioni PFAS su varie matrici ambientali e sulle acque potabili ed oltre 50.100 analisi di siero umano. Inoltre l’ente è parte civile nel processo che si sta celebrando a Vicenza dove si è conclusa, giovedì 3 marzo, la prima fase delle udienze con i testimoni ARPAV. Nello stesso giorno sono iniziate le testimonianze della sanità regionale che impegneranno la Corte d’Assise per le prossime sedute.

ARPAV nel 2013 aveva identificato l’azienda Miteni, in particolare il settore destinato alla produzione di sostanze perfluoroalchiliche, quale principale causa dell’inquinamento da sostanze PFAS. L’ingente attività tecnica svolta da ARPAV per il controllo dell’inquinamento da PFAS, che va ben oltre i compiti istituzionali delle agenzie ambientali, è oggetto della richiesta di risarcimento, al momento quantificata in oltre sette milioni di euro, oltre al danno all’immagine.

Gli imputati sono 15 manager delle società Miteni, Mitsubishi Corporation e Icig, per l’inquinamento ambientale provocato dal presunto sversamento di PFAS, GenX e C6O4 e altre sostanze chimiche nei territori delle province di Padova, Vicenza e Verona a partire dall’anno 2000. Le accuse riguardano i reati di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale.

Le udienze sono iniziate lo scorso dicembre, per ARPAV sono stati sinora sentiti otto testimoni fra dirigenti e funzionari: gli ex direttori del dipartimento di Vicenza, Vincenzo Restaino, Giancarlo Cunego, Paola Salmaso, l’attuale direttrice del Dipartimento di Vicenza all’epoca dei fatti direttrice dei laboratori, Francesca Daprà, Massimo Mazzola funzionario del Dipartimento di qualità dell’ambiente, Italo Saccardo, ex direttore del Dipartimento regionale sicurezza del territorio, Carlo Moretto ex dirigente acque interne, Alessandro Bizzotto, ex dirigente dei controlli di Vicenza.
Nel corso delle udienze, ciascuno dei testi ha contribuito, per quanto di propria competenza, a ricostruire l’articolata e complessa attività di controllo e monitoraggio svolta dalle diverse Strutture organizzative di ARPAV su tutte le matrici ambientali interessate dall’inquinamento, a partire dal 2013.

Le attività svolte da ARPAV e le analisi di laboratorio hanno consentito di individuare gli inquinati PFAS nelle acque sotterranee e superficiali a valle dell’impianto industriale, individuato come la principale causa della contaminazione, di rilevare altre sostanze poli e perfluorurate presumibilmente fuoriuscite dal ciclo produttivo dell’azienda e riversate nell’ ambiente e infine, contribuire alla delimitazione della cosiddetta zona rossa sanitaria.

Durante la seconda metà del 2017 c’è stato un aumento dell’attenzione da parte degli enti pubblici e delle diverse associazioni riguardo a nuove sostanze chimiche poli e perfluorurate. Viste le pressanti richieste di determinare un maggior numero di sostanze PFAS, il Dipartimento Laboratori di ARPAV, per integrare le analisi di laboratorio, acquistò undici standard di sostanze poli e perfluorurate, tra cui il GenX. Tali sostanze standard, assieme a quelle già analizzate, rappresentavano quelle allora disponibili sul mercato.

Nel marzo 2018, il Ministero all’ambiente olandese inviò alla Regione del Veneto la richiesta di informazioni circa la presenza di GenX sulle matrici ambientali derivante dalle operazioni di trattamento di un rifiuto importato in Italia da Miteni.
Essendo il GenX una sostanza di ultima generazione, il Dipartimento Laboratori di ARPAV mise a punto un metodo di analisi di sensibilità adeguata e, a fine maggio 2018, rilevò tale sostanza nelle acque sotterranee, all’interno e all’esterno del sito Miteni, informando tempestivamente dell’accaduto la Procura della Repubblica e agli Enti competenti.

I primi risultati furono inviati agli Enti a giugno 2018 e subito dopo vennero programmate da ARPAV specifiche attività di controllo e monitoraggio che, nei primi giorni di luglio 2018, portarono alla sospensione del trasporto transfrontaliero dall’Olanda del rifiuto contenente GenX.

La questione degli inquinanti emergenti tuttavia non era conclusa e a metà luglio, infatti, si aprì un altro fronte: il Servizio Controlli del Dipartimento di Vicenza, da informazioni ottenute dall’azienda stessa, produttrice della sostanza, segnalò ai laboratori ARPAV la possibile presenza di un’altra sostanza chimica contaminante: il cC6O4.

Dopo accurate ricerche, emerse che lo standard analitico certificato di questa sostanza non era commercializzato e pertanto, per svolgere le attività di controllo, ARPAV, come da prassi in questi casi, richiese formalmente a MITENI di fornire una soluzione concentrata della sostanza per eseguire le analisi. Come per la sostanza GenX, anche il cC6O4 venne poi rilevato da ARPAV nelle acque sotterranee.
Lo standard certificato è stato commercializzato solo a fine 2019 ed ARPAV riuscì ad acquistarlo solo nel mese di dicembre del 2019 rendendo possibile confermare la validità delle analisi quantitative eseguite in precedenza, a partire da luglio 2018.

L’azienda è fallita nel novembre del 2018 e da allora è in corso una complessa attività tecnica connessa alla bonifica, alla cui supervisione partecipa anche ARPAV.

Ultimo aggiornamento

09-11-2022 11:20

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PFAS

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