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Sinossi inverno 2019/20

L'inverno è stato caratterizzato da una anomala mitezza, più avvertita sulle Alpi e in quota rispetto alla pianura e ai fondovalle, dove le giornate con inversione termica hanno consentito un minore scostamento positivo rispetto alle medie del trimestre invernale. Poche incursioni d’aria fredda, con il vortice polare ripiegato su sé stesso, hanno lasciato spazio ai promontori atlantici con avvezioni subtropicali, responsabili del perdurare di situazioni stabili e miti. I dati in quota forniti dalle stazioni nivometeo del Centro Valanghe indicano che si tratta dell’inverno più mite degli ultimi 35 anni. Le precipitazioni superiori alla media tra Prealpi e pedemontana in dicembre, sono state quasi assenti nel bimestre gennaio-febbraio, con deficit fino al 90-95% rispetto alla media. Inverni simili si erano verificati nel 88/89 e 89/90 ma non così critici, con deficit di precipitazioni del 80-90% rispetto alle medie

Il mese di Dicembre 2019 inizia con una giornata variabile e un leggero peggioramento serale, con pioggia e neve inizialmente sopra i 1000/1200 m. L’avvezione mite della notte del 2 determina un rialzo del limite neve sopra i 1600/1800 m sulle Prealpi e 1200/1300 m sulle Dolomiti. Le precipitazioni sono modeste tra le Dolomiti e la pianura meridionale, da 2 a 8 mm, un po’ più copiose tra pedemontana e Prealpi, fino a 20/30 mm, con una punta di 32 mm a Recoaro. Nei giorni seguenti il tempo risulta molto stabile, soleggiato e inizialmente un po’ più freddo di notte, ma ancora mite di giorno, specie in pianura ed in alta quota per avvezione d’aria subtropicale atlantica, per un promontorio delle Azzorre che sosta per 5 giorni sull’Europa centro-meridionale. L’unica eccezione alla mitezza del momento, sono le valli in ombra, dove l’inversione imperversa. Dal 7 fino all'11 un promontorio di matrice atlantica si espande sull’Europa occidentale con avvezione d’aria marittima polare. Pertanto il tempo è stabile e più freddo con diffuse gelate, anche in pianura, si tratta dei primi veri freddi. Questa situazione diventa favorevole all’inversione termica nelle valli alpine, anche in pianura . Il giorno 12 il tempo inizia a cambiare con una saccatura alimentata da aria fredda e responsabile di precipitazioni diffuse su tutta la regione, con nevicate fino in pianura. I settori più colpiti dalla neve sono le provincie di Rovigo, Verona e parte del Vicentino, fino a 5 cm su alcuni settori della pianura meridionale e 10 cm sui Lessini e l’altopiano di Asiago. Il giorno dopo la perturbazione interessa maggiormente la pedemontana e la montagna veneta con 2/10 cm di neve, localmente fino a 15 cm in Alpago, mentre il rialzo termico porta qualche pioggia sui settori centro-meridionali della regione. Nei due giorni seguenti bel tempo in montagna, assieme ad un calo termico, mentre molte nubi stratiformi imperversano sulla pianura, addirittura con piogge deboli/moderate sulla parte meridionale della regione il 16 notte e mattino. Tra il 17 e il 19 molte nubi stratiformi con debole circolazione ciclonica legata ad un minimo depressionario centrato sulla Spagna, Il flusso meridionale mitiga le temperature e mantiene la neve oltre i 1600 m sulle Dolomiti e 1900 m sulle Prealpi. La situazione cambia con il 20 per l’’avvicinarsi della suddetta depressione e la maggiore ciclonicità. Pertanto il tempo diventa perturbato con precipitazioni diffuse e significative, specie tra Prealpi e pedemontana. Il maltempo perdura anche nelle giornate del 21 e del 22 con abbassamento del limite neve a fine episodio, specie il 22, quando le Prealpi s’imbiancano fino sui 1000 m e le Dolomiti fino sugli 800/1000 m. Cadono da 5/10 cm a 1200 m e localmente fino a 30 cm attorno ai 1500/1800 m, consentendo alla montagna veneta di ammantarsi di bianco per il periodo natalizio. Dopo questa fase perturbata, responsabile del maggiore episodio nivo-piovoso del mese (Fig. 1a), con un massimo di 171 mm/72h a Valpore (BL), un potente anticiclone di matrice oceanica si posiziona sull’Europa occidentale, mentre una profonda saccatura staziona sui Balcani generando correnti settentrionali sulla nostra regione. Il tempo risulta stabile, perlopiù soleggiato, relativamente mite, eccetto fasi d’inversione che danno una falsa impressione invernale limitatamente alle notti stellate grazie all’irraggiamento notturno, ma appena sorge il sole la mitezza la fa da padrona tra Natale e Capodanno. In questa fase alcuni giorni si rivelano ventosi o molto ventosi, con episodi di Foehn sui settori montani, come il 23, 24 e il giorno di Natale in minore misura o ancora il 27 e il 28. In alcuni casi i venti risultano tempestosi in alta montagna con raffiche di 120/130 km/h, portando alla chiusura di alcuni impianti. Il mese di dicembre finisce senza precipitazioni e con la persistenza di correnti settentrionali responsabili di un clima secco, soleggiato, senza nebbie in pianura, salvo qualche eccezione. Il mese si rivela poco freddo, specie per quanto riguarda le minime, specie in montagna. Molti laghi alpini alle quote di 800/1200 m, generalmente gelati o parzialmente gelati, risultano sgombri o pressoché liberi di ghiaccio il giorno di Natale. Situazione anomala rispetto alle osservazioni effettuate negli ultimi 30 anni. Nello stesso tempo su molti settori della pianura gli alberi tendono a germogliare, come se la primavera fosse alle porte (Fig. 1b). Il 30 una veloce saccatura da Nord determina qualche burrasca di neve sulle Dolomiti settentrionali e Foehn nelle valli con punte di 8/9°C a 1000 m e di 14/15°C nelle conche prealpine, mentre fa un po’ più fresco in pianura. Forti venti interessano le vette alpine. Nei giorni 30 e 31 un’avvezione d’aria mite riporta lo zero termico quasi a 3000 m con una certa mitezza in quota, mentre in molte valli e in alcuni settori della pianura si osserva una contenuta inversione termica notturna, di conseguenze le massime non seguono il rialzo verificatosi in quota.

Fig. 1

Fig. 1a Fig. 1b
Sommatoria delle precipitazioni 
registrate tra il 20 e il 22 dicembre 2019 - (Fig. 1a)
Il lago di Alleghe il giorno del solstizio invernale, la
Superficie è totalmente sgombra di ghiaccio
21/12/2019 - (Fig. 1b)

Il mese di Gennaio 2020 inizia con una splendida giornata di sole, eccetto qualche velatura alla sera. Il giorno 2 un fronte freddo si addossa alle Alpi con flusso da Nord, pertanto qualche annuvolamento transita sul versante sud alpino e il vento si alza, con qualche episodio di Foehn sui monti. In pianura sole e velature con inversione termica notturna e numerose gelate (-1/-3°C), ad eccezione delle zone litorali. Nei giorni successivi la situazione non varia in quanto l’anticiclone di matrice atlantica imperversa su gran parte dell’Europa occidentale e le correnti settentrionali perdurano, con nuovo episodio di favonio tra il 3 e il 4. Situazione che mitiga temporaneamente il clima sui monti, mentre continua a fare freddo di notte e relativamente mite di giorno in pianura. Tutto questo in un contesto stabile e soleggiato, anche se dal 6 e soprattutto dal 7 le nebbie iniziano a interessare gran parte della pianura centro-meridionale, con visibilità molto ridotta. Nei giorni seguenti la stessa situazione perdura con giornata molto belle, soleggiate, con atmosfera cristallina in montagna. In pianura la stessa situazione sinottica di tipo anticiclonico porta anche alla persistenza delle nebbie, soprattutto sulla parte centro-meridionale. Questo accade soprattutto tra il 7 e il 9, anche tra il 12 e il 13, a volte le nebbie impediscono alle temperature di salire, come subito dopo l’Epifania, quando tra le provincie di Verona e di Rovigo il termometro rimane attorno o sotto zero, favorendo depositi di galaverna dando luogo a paesaggi suggestivi. Il giorno 14, ci sono addirittura pioviggini per nubi basse. Dopo 27 giorni di tempo stabile senza precipitazioni, il giorno 18 il transito di una saccatura atlantica determina un modesto episodio pluvio-nevoso sulla nostra regione. I venti da nord-est limitano gli effetti alla pianura centro-meridionale con 10/15 mm, mentre più a nord, specie sui rilievi e sulla pedemontana, le condizioni di sottovento impediscono alle precipitazioni di cadere, infatti, molti settori rimangono asciutti con tracce di neve oltre i 1000/1200. Gli apporti superano 5/10 cm sulle cime e sugli altopiani, localmente fino a 15 cm sulle cime per neve soffice. Il giorno 19 correnti da nord consentono al tempo di migliorare, il vento da nord-est soffia sulle dorsali prealpine e sulle coste, cacciando via le nuvole. Il 20 il freddo interessa temporaneamente tutta la regione, specie sulle zone montane, dove la collonina di mercurio scende fino a -7/-10°C, localmente -12/-14°C nei posti solitamente freddi, la carta (Fig. 2a) mostra le minime sulla regione (Primo vero freddo della stagione con -18°C a Marcesina). Incursione invernale di breve durata; infatti il giorno 21 le temperature si rialzano, dapprima in quota, e il giorno dopo quasi ovunque durante le ore diurne. Per tre giorni le temperature salgono in alta quota fino a toccare 0/1°C a 3000 m e l’inversione termica è sempre più marcata (minima di -6.4°C a Feltre e 4.7°C sul Monte Cesen o -9.3°C a Santo Stefano di Cadore e nello stesso tempo 1.1°C sul Monte Faloria la mattina del 23 Gennaio). Tale situazione perdura fino al 24. Il giorno dopo una pseudo saccatura transita sulla nostra regione provocando un breve evento di variabilità sui monti e un modestissimo episodio nevoso sul sud della regione. Il 26 tocca alla montagna e alla costa orientale da Venezia a Bibione, con apporti irrisori (1/4 mm) e altrettanti cm di neve sopra i 1000/1200 m. Il 27 il tempo si ristabilisce grazie ad una dorsale, ma subito dietro una nuova saccatura atlantica si addossa alle Alpi con effetti molto modesti sui monti veneti e sulla pianura centro-settentrionali (2/5 mm, localmente fino a 10/14 mm sui Lessini). Il lieve calo termico riporta qualche cm di neve oltre i 1100/1300 m neve in montagna. Dal 29 fino alla fine del mese, l’andamento ripropone di nuovo tempo stabile e soleggiato, con anomala mitezza in quota. I valori termici diurni salgono fino sui 14/15 su alcuni settori della pianura, una specie di primavera anticipata. Dicembre e Gennaio che sembrano essersi dimenticato dell’inverno. Fine del mese che rispecchia perfettamente l’andamento termico incredibilmente mite dell’intero mese, eccezione fatta dell’inversione termica spesso osservata nelle valli ed in pianura durante le notti di quest’ultimo mese, mentre lo zero termico rivela l’eccezionale mitezza nella libera atmosfera di Gennaio 2020, con ben 26 giorni sopra la media e solo 5 giorno sotto. In questo mese eccezionale mite, lo zero termico è salito ben 8 giorni oltre i 3000 m per culminare a 3346 m il giorno 16 (non è la quota più alta, in quanto sono stati raggiunti i 4000 m nei mesi di Gennaio 1989 e 1990). Dal 1974 ad oggi, tuttavia, si tratta della maggiore frequenza di giorni con lo zero termico oltre i 3000 m per un mese di gennaio.

Fig. 2a e 2b

Fig. 2a Fig. 2b
Fig. 2bbis

Carta delle temperature minime del 25 gennaio 2020

Fig. 2a

Andamento della quota dello zero termico
a Udine gennaio 2020 e temperature 
minime a Feltre,spesso interessata 
da inversione termica - (Figg. 2b e 2bbis)

Il mese di Febbraio 2020, inizia come è finito gennaio, tempo stabile, in gran parte soleggiato, con clima piuttosto mite. Il giorno 3 una saccatura atlantica scende velocemente dalla Francia verso l’arco alpino interessando la nostra regione con un primo veloce fronte nella mattinata del 4, piove leggermente sui monti per circa un ora, poi la suddetta discontinuità scivola verso la pianura senza precipitazioni. A seguito del fronte aria fredda e forti venti da nord-ovest investono i monti con raffiche a 140/150 km /h in quota e Favonio nelle valli (record del vento in valle per Sospirolo con 130 km/h con il tetto del ginnasio di Sospirolo strappato dal vento e raffica di 103 km/h a Cortina), con qualche schianto di alberi e qualche danno su le linee elettriche. Il vento perdura sui monti il giorno 5 per il forte gradiente barico tra una saccatura in approfondimento a est e l’espansione di un’alta pressione a ovest (venti a 176 km/h sul Col Rodella sopra Canazei, Trentino). Il calo termico è assai sensibile e il grafico (Fig. 3a) mostra il brusco calo sulla Marmolada, dove si passa da -4 a -19°C in pochissime ore. Il giorno 6 il tempo si ristabilisce grazie all’alta pressione atlantica. Dal 7 il tempo torna ad essere stabile fino al 9, quando cirri serali preannunciano l’arrivo di una saccatura atlantica, associata alla profonda depressione Ciara, generatrice di una fortissima tempesta sul centro-nord dell’Europa tra la sera del 9 e la mattina del 10. La suddetta tempesta determina forti venti in quota sulle vette dolomitiche il giorno 10. Venti laminari occidentali che non scendono nelle valli, mentre il Foehn consecutivo del giorno 11 colpisce duramente alcuni settori montani con dannose conseguenze per alcuni tetti (Albergo Val Gares a Canale d’Agordo e un tabià in una frazione di Falcade). Venti catabatici che danneggiano l’habitat per la seconda volta, dopo neanche una settimana. Lo stesso giorno foschie dense resistono tra la pedemontana e alcuni settori della pianura, prima che il vento da nord-ovest ripulisca l’atmosfera su gran parte del veneto. Le temperature si abbassano in quota, ma non nei bassi strati, dove 13/15°C tra fondovalle prealpini e pedemontana, fino a 18/19°C sulla pianura meridionale, con insolito Foehn su queste zone. I giorni 12 e 13, il tempo risulta stabile e soleggiato, anche se cambia nella serata del 13 con un breve episodio piovoso per il transito di un veloce fronte in quota. Tracce di neve cadono oltre i 1000/1200 m. Al suo seguito forti venti da nord consentono al tempo di migliorare con Foehn nelle valli e bel tempo in pianura. Le temperature diurne s’impennano grazie all’effetto Foehn. Il giorno 15 una dorsale riporta condizioni di tempo ottimo e soleggiato con qualche velature per transito di nubi alte. Il giorno 16 le nubi alte sono sempre più presenti in un atmosfera assai mite, specie in alta quota, dove l’avvezione subtropicale provoca un’anomalia termica assai significativa (3.9°C a Punta Rocca 3250 m), ancora di più il giorno 17 con ben 4.7°C in Cima a Punta Rocca sulla Marmolada. Nelle valli si osserva una forte inversione termica notturna ed in certi casi viene conservata di giorni, anche se su molti settori il clima risulta mite. Tra il 18 e il 19 una veloce e modesta saccatura atlantica transita sul Veneto con 2 gocce sul basso bellunese e nient’altro. Il tempo migliora già in mattinata con rinforzo delle correnti da nord-ovest e qualche episodio di Foehn nelle valli. Tra il 20 e il 25 non accede niente di rilevante, la nostra regione si trova sotto il dominio di un potente anticiclone di matrice oceanica, con avvezione d’aria subtropicale dal 22 in poi, quindi, di nuovo con forte anomalia termica positiva in quota (si registrano temperature anomale,specie in montagna, con punte di 16/18°C in pianura, ma anche in montagna come a Cortina con 16.4°C il giorno 24. Una specie di ritornello termico di questo trimestre durante il quale l’inverno è stato spesso assente. La situazione cambia il 25 con molte nubi basse su tutta la regione per il sopraggiungere di aria umida da sud-ovest, mentre il 26 un asse di saccatura determina tempo variabile/instabile con rovesci, anche nevosi fino sugli 800/1000 m, assieme a netto calo termico in quota e raffiche di vento nelle valli. Il giorno 27 il tempo è bello in mattinata, anche freddo (-21°C in Marmolada, cioè 19°C in meno in 48 ore come si può vedere su secondo grafico della Fig. 3a), prima del passaggio di una piccola ondulazione legata al transito di un fronte freddo, responsabile di qualche debolissima nevicata oltre i 600/800 m sulle Dolomiti. Le temperature scendono con lo zero termico attorno ai 1300 m. Il penultimo giorno del mese vede una dorsale formarsi, la quale dà luogo ad una giornata soleggiata ovunque, ventosa per Foehn nelle valli e fredda in quota, inizialmente anche un po’ tempestosa per forti venti da nord-ovest. La foto del lago di Alleghe e del paesaggio montuoso in sottofondo (scatto del 28 febbraio 2020) rivela bene la siccità e la mitezza dell’inverno 2020, più avvertite sui monti ed in quota rispetto alla pianura (Fig. 3b).

Fig. 3a e 3b

Fig. 3a Fig. 3b
Diagramma termico della Marmolada tra il 3 e il 4 febbraio 2020, con calo
termico di ben 15°C e tra il 26 e il 27 febbraio 2020
con addirittura 19°C in meno - (Fig. 3a)
Le condizioni del Lago di Alleghe
- 27 febbraio 2019 - (Fig. 3b)

Conclusione

Complessivamente si sono verificate 7 situazioni con configurazioni dinamicamente cicloniche, cioè 2,5 volte meno di quanto non accada mediamente nel trimestre invernale. Si sono registrate 60 giornate di alta pressione dinamica (presente sia al suolo che in quota), assai più di quanto non avvenga mediamente. Le giornate miste di alta al suolo e basse in quota o viceversa sono state 23 e quasi nella media, dando luogo a tempo variabile, a volte anche buono/discreto.
La figura 4a mostra le temperature medie del mare il 29 gennaio 2020. Il mare è quasi ovunque più caldo del solito, attorno all’Italia la temperatura marittima è 2-3°C più alta rispetto alla media 1971-2000, solo attorno alla Sicilia e alla Calabria risulta un po’ più freddo. Più critica la situazione per il mare Nero e per il Baltico, quest’ultimo si ritrova pressoché senza ghiaccio. Una parte della latitanza invernale potrebbe essere imputabile a queste immense superfici marine termicamente più calde del solito. Ovviamente occorre considerare molti alti parametri come i patterns di circolazione globale, l’andamento del vortice polare e la sinottica su questa nostra parte del pianeta Terra. In ogni caso l’anomalia termica invernale non ha consentito ai nostri mari di raffreddarsi e viceversa i mari caldi hanno generato una certa mitezza di cui il nostro continente ha subito gli effetti. Anche nella libera atmosfera le temperature sono state superiori, anche di molto, alla media del periodo. I radiosondaggi di Udine mostrano l’andamento della quota dello zero termico durante tutto il trimestre invernale, come si può vedere ci sono 80 giorni con scostamenti positivi, a volte anche di 1000/1500 m più in alto rispetto alla media, mentre si rilevano soli 12 giorni con scarti negativi.

Fig. 4a

Temperature del mare: scarto rispetto alla media 1971-2000
attorno all’Europa – Fig.4a

Fig. 4b

Zero termico nella libera atmosfera: scarto rispetto alla media 1974-2019
– radiosondaggi di Udine – Trimestre dicembre 2019- febbraio 2020 - Fig.4b

Ultimo aggiornamento

01-12-2022 10:03

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