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Sinossi estate 2023

Complessivamente l’estate 2023 è stata decisamente calda, nonostante due fasi fredde d’inizio giugno e della prima decade di agosto, e le piogge sono ovunque più abbondanti del solito, specie a giugno e agosto. Anche la neve cade più frequentemente tra inizio giugno e la prima decade di agosto. Quantitativi più importanti sui monti, con cumuli di oltre 400-600 mm e massimi oltre i 700 mm (20/25% più del solito), ma anche in pianura con quantità dai 200 ai 350 mm, specie sui settori settentrionali, con un divario positivo del 20-30% rispetto alla media estiva. Sul Veneto meridionale le precipitazioni trimestrali sono più scarse, come spesso accade, con valori compresi tra 100 e 200 mm, precipitazioni pressoché nella norma. La circolazione sinottica estiva stessa è stata diversa rispetto alla solita. Un periodo insolitamente instabile caratterizza l'inizio della stagione: a metà mese la temperatura del mare rispetto all’anno precedente è 2°C più bassa, 21/22°C, e la neve sulla Marmolada ricopre ancora tutto il ghiacciaio, mentre non è così nel 2022 (Fig. 1a e 1b). Nella terza decade di giugno una svolta nella circolazione favorisce promontori con alimentazione subtropicale e fasi calde, anche in modo anomalo, a fine stagione.

Fig. 1a e 1b: stato innevamento Ghiacciaio della Marmolada 15 giugno 2023 (a sinistra) e 15 giugno 2022 (a destra)

Fig. 1c e 1d: Temperature del mare 15 giugno 2023 (a sinistra) e 15 giugno 2022 (a destra)

Giugno 2023

Il mese di Giugno 2023 inizia con un’alta pressione mobile nord atlantica ben salda sull’Europa nord-occidentale e una depressione mediterranea non molto attiva, ma sufficiente per influenzare marginalmente il tempo sulla nostra regione, specie in montagna, dove l’attività cumuliforme limita il soleggiamento pomeridiano, ma senza o pochissimi fenomeni, eccetto qualche piovasco nel primo pomeriggio tra Dolomiti meridionali e Prealpi occidentali, mentre tutto il resto della regione non è minimamente interessato. Alla sera forti rovesci temporaleschi interessano il Comelico. Le temperature risalgono leggermente in pianura e in maniera più sensibile in montagna. Il 2 il tempo diventa un po’ più instabile per il riattivarsi della depressione mediterranea, pertanto i rovesci e i temporali interessano la montagna veneta al pomeriggio e nel tardo pomeriggio, anche buona parte della pedemontana, con rovesci forti a Montebelluna (51 mm). Sulla pianura centro meridionale il sole prevale e l’instabilità rimane del tutto marginale. Il caldo rimane moderato. Il giorno 3 la situazione non cambia con instabilità convettiva, sempre legata alla presenza di un vasto ma poco profondo minimo sull’Italia. L’instabilità convettiva viene amplificata dai lunghi tratti soleggiati del mattino e in alcuni casi i temporali del tardo pomeriggio/sera sono violenti. In diverse località piove molto forte con allagamenti e piccoli smottamenti (75.8 mm a Buttapietra, 68.6 mm a Fener, 52 mm a Follina). Sulle Dolomiti settentrionali accade poco e sulla pianura centro-orientale addirittura niente. Tipica situazione d’instabilità con focolai temporaleschi responsabili di forti rovesci, locali grandinate e forti raffiche di vento e a pochi km dalla tempesta, non accade assolutamente niente. Il 4 stessi protagonisti, ma con maggiore umidità iniziale che attenua sensibilmente la convezione, di conseguenza i fenomeni, ad eccezione delle Prealpi vicentine, dove forti temporali serali con intense piogge imperversano. Cadono localmente 40-60 mm di pioggia, con una punta di 61 mm a Recoaro Terme - rifugio la Guardia. Il 5 la circolazione depressionaria mediterranea persiste e continua a provocare dell’instabilità con rovesci abbastanza diffusi nottetempo ed al mattino, mentre la stessa instabilità si attenua al pomeriggio per ingresso di venti da nord-est, poi da nord e per avvezione di aria meno umida, pur conservando qualche residuo fenomeno. Il 6 qualcosa nella situazione sinottica inizia a cambiare, la depressione tende a colmarsi lentamente e l’alta pressione mobile nord atlantica scivola leggermente verso sud-est cominciando a lambire l’arco alpino. Pertanto il tempo, pur essendo inizialmente variabile, poi anche in parte instabile sui monti, tende a migliorare nel corso del pomeriggio, ad eccezione di un settore di forte convergenza tra flusso da nord e brezze marine tra Padova e Venezia. Su quel settore forti rovesci, anche temporaleschi si verificano nel primo pomeriggio, in alcuni casi anche grandinigeni. Alla sera il miglioramento è generale. Il giorno 7 il tempo è buono nelle prime ore del giorno, ma la convezione diurna e il non sufficiente consolidamento dell’alta generano un po’ d’instabilità al pomeriggio, ma assai più tenue rispetto ai giorni passati, mentre nel tardo pomeriggio l’instabilità potenziale, fino ad allora bloccata, si spalanca sotto forma di temporali, localmente intensi, come a Crespadoro con 44,6 mm, Castelnovo Bariano con 41,8 mm, anche in montagna sopra Borca con 33,7 mm. Sono fenomeni brevi, ma intensi con locali allagamenti. La situazione di instabilità potenziale si ripete anche nelle giornate del 8 e del 9 sempre per le stesse cause: anticiclone mobile nord atlantico non consolidato, forte convezione (fa anche più caldo) e transito di campi dinamici di Vorticità Potenziale Unitaria capaci di dare vita agli inneschi convettivi nel tardo pomeriggio/sera. Pertanto nuovi rovesci e temporali si verificano, specie tra le pedemontane vicentine e trevigiane. Nella notte tra l’8 e il 9, una piccola anomalia d’alta quota determina dell’instabilità notturna sul basso bellunese con fase temporalesca. Situazione un po’ particolare che si scatena in corrispondenza di un catino rimasto relativamente mite, quindi con un’energia residua notturna, la cui esistenza è sufficiente a attivare dell’instabilità in corrispondenza della Valbelluna, ma non altrove. In questi due giorni altri rovesci intensi apportano fino a 30-40 mm nello spazio di un ora. Nella giornata del 10 la configurazione sinottica rimane invariata con lieve ciclonicità e leggera convezione profonda in quota. Dal primo pomeriggio ci sono locali piovaschi o temporali sui rilievi, ma nel tardo pomeriggio/sera la situazione si degrada in pianura. Dopo una giornata piuttosto calda, la convezione di fine giornata innesca l’instabilità finora latente con fenomeni assai intensi, cadono 50.8 mm a Volpago del Montello, 45,4 mm a Rovina di Cancia, 43,8 mm a Fener e in molte altre stazioni della pedemontana fino a 20-30 mm. L’11 e il 12 la situazione migliora un po’, ma non è esente da qualche rovescio pomeridiano, ma soprattutto e serale. I fenomeni pomeridiani si verificano in montagna, mentre quelli serali in pianura. Di fatto in giornata sono pressoché assenti su gran parte della regione, eccetto l’altopiano di Asiago e localmente sui Lessini e sulle Prealpi bellunesi. Alla sera, tuttavia, l’instabilità si scatena di nuovo, sempre per gli stessi fattori (transito di una piccola anomalia di vorticità potenziale unitaria), il risultato immediato si traduce in rovesci e temporali che dalle Dolomiti scendono verso le Prealpi e finiscono sulla pedemontana, dove la residua energia del calore generato in giornata, amplifica l’instabilità con nuovi temporali e forti brevi rovesci. I fenomeni sono di breve durata, ma a volte intensi (Oderzo 43.4 mm, Asiago 36.6 mm). Se si sommano le piogge degli ultimi 5 giorni (Fig. 2a), si nota che i settori esenti di pioggia sono pochi e che su molte zone del centro nord della regione sia piovuto in maniera significativa, spesso tra i 40 e 80 mm, localmente oltre i 100 mm (101, 6 mm a San Martino d’Alpago e 100.8 mm a Montebelluna). Il 13 il tempo rimane in parte instabile per la blanda circolazione depressionaria e per la presenza di aria fredda in quota. Qualche fenomeno residuo nelle prime ore della notte tra montagna e della pianura al confine con il Friuli. Poi al mattino tornano il sole e il riscaldamento diurno, i cui effetti agiscono come fattori scatenante dando luogo alla convezione necessaria, prima che la dinamica atmosferica faccia il resto. Il risultato è quasi scontato con il ripetersi delle condizioni osservate nei giorni precedenti: locali rovesci e occasionali temporali in pianura, specie sui settori orientali delle provincie di Treviso e di Venezia, ma soprattutto in montagna con forti temporali serali, fino a 25-30 mm sul passo Valles, Falcade e Belluno. Il 14 condizioni identiche e stessi effetti con forti temporali serali sul basso Bellunese e sulle Prealpi vicentine con apporti massimi di 50 mm (Brustole’: 51.4 mm), ma anche sulle Dolomiti, seppur meno violenti (10-20 mm). Il 15 la situazione diventa leggermente meno instabile grazie a una minore ciclonicità in quota per l’allontanamento della goccia fredda verso nord e per la riduzione della convezione profonda. Pertanto, se si fa eccezione di residui fenomeni notturni sulla Trevigiana (Oderzo con 9.2 mm attorno alle 2 di notte), il tempo ritorna a essere in prevalenza soleggiato in pianura, salvo passeggere nubi alte in giornata, mentre in montagna gli stratocumuli sono ancora presenti, già al mattino, nonostante gli ampi tratti soleggiati. La minore instabilità limita i fenomeni a qualche sporadico rovescio sui rilievi al pomeriggio e a isolati temporali serali su Alpago e sui Lessini con punte di 15-20 mm. Altrove solo 1-3 mm per piovaschi. Fa un po’ meno fresco, anche più caldo in pianura. Il giorno 16 ulteriore effetto stabilizzante di un promontorio nascente sul Mediterraneo con avvezione di aria più secca da nord-ovest, ma tra Prealpi e pedemontana tra il caldo e le convergenze alcune piccole celle convettive nascono e danno luogo a qualche piovasco, localmente fino al rovescio. Le temperature salgono di 1/2°C rispetto al giorno prima. Il 16 una linea d’instabilità si forma Tra Prealpi e pedemontana alla sera per il transito di una piccola anomalia d’alta quota che viaggia da nord verso sud. La linea temporalesca formatasi nel tardo pomeriggio scorre in serata dalla pedemontana fino al Po dando luogo a qualche forte temporale, il cui transito è abbastanza veloce. I settori più colpiti sono la pedemontana veronese con San Giovanni Ilarione e Illasi (28 e 27 mm), il settore di Chioggia con 22 mm. Nei giorni seguenti il promontorio mediterraneo si consolida e il tempo diventa più stabile, senza precipitazioni, ma il soleggiamento e limitato da nubi alte il giorno 17 e dalla presenza di stratocumuli nel pomeriggio del 18 sui monti. Fa globalmente più caldo, specie in pianura con punte di 31 e 32°C su gran parte della pianura interna. Il giorno 19 il tempo torna a essere un po’ instabile sui monti, specie tra il tardo pomeriggio e la sera con rovesci e temporali sparsi con apporti modesti (2-10 mm), mentre gli effetti del promontorio con avvezione di aria sempre più calda si avvertono sulla pianura, dove sole e caldo sono i protagonisti del momento. Nelle giornate del 20, 21 e 22 il promontorio di matrice mediterranea e l’avvezione di aria calda di origine africana sono responsabili della prima vera ondata di calore sulla nostra regione. Il caldo s’intensifica un po’ ogni giorno di più fino a toccare il suo apice il giorno 22 (lo zero termico oscilla tra 2500 e 4600 m), il caldo diventa sempre più intenso e l’umidità aumenta in pianura con due giornate di disagio per caldo umido. Le punte termiche arrivano a 36/37°C nei settori più caldi, ma anche 31/33°C nelle conche prealpine e fino a 27/29°C sui 1000 m. Sui principali passi dolomitici si sfiorano addirittura i 20/21°C e i 10/11°C sulla Marmolada, dove la neve ricopre ancora tutto il ghiacciaio, pur iniziando a fondere; le immagini (Fig. 2b e 2c) permettono di vedere la differenza tra il ghiaccio che affiorava nella terza decade di Giugno 2022 e la situazione di quest’anno alla stessa data, nessuna ablazione del ghiacciaio della regina delle Dolomiti per la totale copertura dell’ultima neve stagionale, caduta in abbondanza nel mese di maggio in alta quota. Questo si verifica con ben 3 settimane di ritardo rispetto alla stagione precedente, ma qualcosa inizia a cambiare con il netto rialzo termico osservato in quei giorni. Il massimo delle temperature si verifica il 22 per un maggiore richiamo di aria calda da sud-ovest. Il giorno 23 una veloce modesta saccatura atlantica transita sulla nostra regione provocando qualche effetto, soprattutto in montagna con qualche rovescio e temporale, localmente fino sulla pedemontana, ma si tratta di fenomeni non particolarmente significativi. In seguito un promontorio mediterraneo si riforma interessando direttamente l’Italia fino al 26, compreso il Veneto, dove il tempo risulta molto stabile e via via sempre più caldo, con punte di 34/35°C in pianura e di 30/31°C nelle conche prealpino, localmente anche 27/30°C a 1000 m. A punta Rocca 3250 m, si sfiorano i 10°C (9.9°C). Il 27 il tempo torna a essere instabile per il passaggio di una veloce ondulazione (cavo d’onda) con effetti notevoli sul basso bellunese (72 mm a Valpore, 59,4 mm sul Monte Avena e 54 mm a Feltre). Altrove sui monti, sulle province di Treviso, Verona e Vicenza e sulla parte occidentale del Rodigino, le precipitazioni sono meno significative, mentre sono assenti su gran parte della pianura centrale e del litorale tra Jesolo e Chioggia. Tra il 28 e il 29 il tempo si ristabilisce per la presenza di una dorsale atlantica che sosta sull’Italia favorendo il ritorno del sole, anche se nel corso della notte residue precipitazioni si verificano tra la pedemontana veronese e la provincia di Rovigo (cumuli massimi di 17.4 mm a Sant’Elena e di 12.8 ad Ospitaletto Euganei. ). L’ultimo giorno del mese una nuova ondulazione atlantica lambisce l’arco alpino generando nuovi rovesci e temporali, localmente grandinigeni. Le piogge non sono presenti ovunque e gli apporti sono assai disomogenei, come spesso accade nelle situazioni d’instabilità. I massimi cumuli sono osservati nel Rodigino con 35.4 mm a Sant’Apollinare, Codevigo 29.3 mm e a Venezia con 27.8 mm. Parte della provincia di Padova e quasi tutta quella di Treviso vengono pressoché risparmiata dalle precipitazioni. Con il ritorno dell’instabilità, i livelli termici subiscono una lieve flessione e non raggiungono i 30°C in pianura. Il calo termico e più marcato in montagna con punte di 18/20°C attorno ai 1000 m.

Fig 2a Sommatoria delle precipitazioni osservate sul Veneto tra l'8 e il 12 giugno 2023

Fig. 2b e 2c Marmolada vista dalla webcam di Porta Vescovo il 22 giugno 2022 (in alto) e il 22 giugno 2023 (in basso)

Luglio 2023

Il mese di Luglio 2023 inizia con una fase di tempo instabile legata alla presenza di un’ondulazione atlantica (cavo d’onda) responsabile di una contenuta convezione profonda. Pertanto il tempo tende all’instabilità sui monti e sulla pianura orientale. I fenomeni più intensi si verificano sull’Alpago con 30-35 mm e 15-20 mm sulla pedemontana trevigiana. Il 2 correnti nord-occidentali interessano la nostra regione. Una residua instabilità interessa la parte settentrionale delle Dolomiti, ma non altrove sui monti, mentre la presenza di aria più fresca in quota e qualche locale forzante nei bassi strati atmosferici generano condizioni favorevoli alla formazione di una cella temporalesca sulla trevigiana. Il risultato di tale combinazione è il verificarsi di un forte temporale su Treviso e dintorni, con ben 50 mm sulla città. Il 3 la combinazione di correnti sud-occidentale, di un ulteriore cedimento della dorsale e dell’approssimarsi di una saccatura a ridosso delle Alpi determina tra il pomeriggio e la notte una spiccata instabilità con numerosi temporali sia in montagna che in pianura con apporti pluviometrici assai significati, spesso compresi tra 20 e 40 mm, localmente anche oltre i 60 mm ((massima cumulata a Monticano a Gorgo: 69.6 mm). La parte meridionale della regione, sotto la linea Venezia – Padova – Verona, non viene interessata dal maltempo. Le temperature flettono, in maniera più sensibile nelle zone interessate dall’instabilità, ma rimangono comunque estive, specie in alta quota con ben 5.6°C di massima in Marmolada. Il 4 l’instabilità persiste, seppur in maniera attenuata, sempre per la presenza di un vasto minimo depressionario centrato sul mare del nord e per il perdurare di una circolazione leggermente ciclonica in grado di interessare l’Italia settentrionale. Anche se si tratta di effetti di riflesso, la convezione diurna riesce ad amplificare l’instabilità finale con temporali sparsi, anche di notte. l 5 e 6 l’instabilità torna a essere più spiccata, in modo maggiore il giorno 5 con temporali frequenti, localmente forti e grandinigeni. Come 2 giorni prima gli apporti pluviometrici sono localmente importanti con 50-60 mm, a Fortogna cadono 67.8 mm in meno di 2 ore, a Cima Canale (Santo Stefano di Cadore) 63.4 mm. Su molti settori dei monti gli apporti sono compresi tra 20 e 40 mm, assai meno in pianura con 5-15 mm. Essi risultano assenti sulla parte meridionale della regione. L’andamento termico subisce un ulteriore calo con valori sotto la media del periodo, nevica un po’ sulle cime dolomitiche più alte. Dal 7 il tempo cambia radicalmente e diventa sempre più stabile, anche se con qualche annuvolamento sulla zona dolomitica, ma senza precipitazioni, salvo qualche sporadico rovescio nel pomeriggio dell’ 8 tra Il Cadore e la Val di Zoldo. Tale cambiamento è imputabile all’affermarsi di un promontorio mediterraneo con avvezione di aria calda proveniente da latitudini più meridionali (tra Spagna e nord Africa). Il caldo aumenta gradualmente a tutte le quote, già il giorno 7, ma soprattutto dal 9, con punte fino a 35°C in pianura, 31/32°C nei fondovalle prealpini più caldi e 28/29°C attorno ai 1000/1200 m. Sono raggiunti o leggermente superati i 20°C sui grandi passi dolomitici (Falzarego 20,7°C). Il 10 e 11, il promontorio mediterraneo resiste, nonostante un lieve cedimento in quota, che favorisce una leggera instabilità nel tardo pomeriggio/sera sui monti con qualche sporadico piovasco non particolarmente rilevante; il 12 e 13 la situazione cambia per il transito di un asse di saccatura, responsabile di una fase instabile suddivisa in tre episodi distinti. Tra la sera/notte del 12 con rovesci e temporali, anche forti su gran parte della montagna veneta e alcuni settori della pedemontana. Temporali accompagnati di forti raffiche di vento e da grandine di grande dimensione su alcuni settori del Vicentino e dell’alto padovano. Una seconda fase meno virulenta si verifica nella mattinata del 12, prima di un temporaneo miglioramento, seguito da una fase instabile a fine serata. Gli apporti pluviometrici sono assai significativi con 10-20 mm sula pedemontana, 20-40 mm sulla montagna e localmente fino a 50-60 mm con un massimo di 64 mm sul Monte Avena. La terza fase iniziata nella tarda serata del 12, si scatena nelle prime ore del 13 per il transito dell’asse vero e proprio della saccatura il cui scorrimento è da nord-ovest verso sud-est. Si tratta del terzo episodio inerente a questa fase instabile, e risulta non particolarmente violento sui monti, dove gli effetti scatenanti sono stati edulcorati da gli episodi precedenti, mentre diversamente accade sulla pianura, dove il caldo pregresso rappresenta una fonte di energia assai significativa. Pertanto i temporali notturni del 13 risultano essere particolarmente violenti sulla pedemontana vicentina, su gran parte del Trevigiano e sulla parte orientale della provincia di Venezia, dove altri episodi grandinigeni si verificano, assieme a forti raffiche di vento e trombe d’aria. Gli apporti pluviometrici sono compresi tra 5 e 20 mm, localmente fino a 30-35 mm. Sotto una linea che scorre da Verona a Bibione non accade assolutamente niente, l’alta pressione è resistita a sufficienza. Da ritenere che se le piogge non sono state particolarmente forti, il vento è stato un elemento saliente con punte fino a 100-120 km in pianura e 138 km/h in Marmolada. Dal 14 il tempo migliora ovunque, grazie alla presenza di un promontorio di matrice mediterranea, sotto forma di un prolungamento dell’alta pressione delle Azzorre. Il tempo torna a essere stabile su tutta la regione e via via più caldo. I massimi raggiungono i 36/37°C in pianura, i 31/33°C nei fondovalle prealpini e i 28/30°C a 1000 m, ma l’apice del caldo si verifica nei due giorni successivi, in corrispondenza di una maggiore rotazione da sud delle correnti, favorevole a un’avvezione di aria calda di matrice africana. Di fatto nelle giornate del 18 e 19 il termometro raggiunge valori molto alti su tutta la regione: 38/39°Cin pianura e 33/35°C nelle conche prealpine, con afa e disagio di caldo umido(Fig 3a). L’indice di calore Humidex raggiunge valori di 43/45°C nelle zone più umide e più calde della regione. (L'indice di calore Humidex rappresenta la temperatura apparente percepita dal corpo umano in situazioni ambientali caratterizzate da alta temperatura dell'aria combinata ad un elevato grado di umidità relativa). In montagna minore afa, ma valori termici elevati con minime oltre i 18/20°C e massime di 28/31°C a 1000-1200 m. Anche sui passi dolomitici i valori massimi raggiungono i 21/22°C. Il 18 nel tardo pomeriggio una linea temporalesca scorre da nord-ovest verso sud-est interessando direttamente le Dolomiti bellunesi con fortissime raffiche di vento (danni ai tetti, schianti di alberi.). Sono misurati valori istantanei di 188 km/h sulle Pale di San Martino a 2580 m, 143 km/h a Cima Pradazzo (2195 m) e 129 km/h in valle a Cortina Gilardon (più alto valore dalla messa in servizio della stazione – 1992). Il cielo diventa improvvisamente molto scuro e localmente piove intensamente, ma per fortuna non a lungo (10/15 minuti). Questa linea di forte instabilità si trasferisce verso sud-est perdendo della sua intensità, anche se localmente piove ancora forte e le raffiche di vento continuano a essere significative, specie sulla pedemontana nelle vicinanze di Bassano del Grappa, presumibilmente per alcune forzanti (convergenza venti nei bassi strati). In tarda serata il cielo si rasserena ovunque e la notte del 19 scorre senza elementi rilevanti. Il 19 in tarda mattinata una nuova discontinuità termica (Pseudo fronte) transita da ovest verso est con il suo corteo di pioggia a carattere di rovescio e di temporale: forte attività elettrica con gran numero di lampi, forti venti con raffiche catabatiche e locali downbursts nonché piogge localmente intense. Se sulle Dolomiti il fronte del pomeriggio precedente ha smorzato gli effetti dei successivi fronti, la stessa attenuazione non avviene un po’ più a sud, tra Prealpi e pedemontana, specie al pomeriggio/sera, quando una seconda discontinuità giunge sul Veneto, dove forti temporali, quasi sempre grandinigeni (in alcuni casi i chicchi di grandine raggiungono dimensioni notevoli: 8 - 10 cm di diametro) con danni ingenti all’agricoltura e altro. Come per i temporali del giorno prima sulle Dolomiti, potenti downbursts (raffiche catabatiche esplosive) provocano la caduta di numerosi alberi e scoperchiano alcune abitazioni. Secondo giorno consecutivo che parte del Veneto viene flagellato da intense linee temporalesche, la cui violenza è in parte da collegare con il grande caldo pregresso, la cui energia alimenta le linee temporalesche giunte su questi settori, dando luogo a fenomeni estremi. Il 20 la fase instabile perdura nella notte tra le province di Rovigo e di Verona, su quest’ultime cadono da 5 a 20 mm con un massimo di 42 mm a Peschiera, altrove la fase instabile finisce del tutto entro la mezzanotte del 19. In giornata il sole torna a brillare ovunque fino al primo pomeriggio, poi l’attività cumuliforme torna a crescere fino a generare addensamenti associati a rovesci e nuovi brevi temporali sulle Dolomiti nord-orientali, altrove solo qualche piovasco. Il giorno 21 il tempo continua a essere in parte instabile per il flusso di aria umida sud-occidentale associato a una lieve ciclonicità in quota per l’avvicinamento di un debole asse di saccatura atlantica. Pertanto nella notte del 21 rovesci e temporali notturni interessano la parte occidentale della provincia di Rovigo e l’ovest veronese (15.6 mm a Castelnovo Bariano). Al mattino tempo variabile sui monti con molte nubi e qualche goccia, meglio in pianura con lunghi tratti soleggiati. Al pomeriggio nuovo passaggio di una linea d’instabilità con rovesci e temporali, dapprima sui rilievi e in serata anche in pianura, con nuove forti raffiche di vento, altri forti rovesci, forte attività elettrica e qualche grandinata. Il giorno 22, dopo una mattinata di tempo discreto/variabile, il tempo torna a essere in parte instabile con rovesci e qualche breve temporale in montagna, eccetto i temporali serali sul Comelico. La situazione si rivela essere peggiore sulla pianura orientale con temporali e grandinate da Venezia fino a Portogruaro, anche sulle spiagge del litorale tra Venezia e Bibione. I mm di pioggia non sono molto significativi, ma tra raffiche di vento e dimensioni dei chicchi di grandine, i danni sono ingenti. in pianura con nuovi fenomeni localmente intensi e grandinigeni (forte grandinata a Venezia). Questa situazione assai eccezionale per quanto riguarda la ripetizione e la grande spazialità riservata alla grandine rimarrà un evento saliente dell’estate 2023, con record di feriti per la nostra regione. Il 23 il tempo si ristabilisce e torna a essere più caldo, almeno in pianura, grazie al buon soleggiamento. Il 24 tempo variabile, a tratti instabile tra pedemontana e monti per l’avvicinamento di una saccatura atlantica preceduta da intense correnti sud-occidentali di aria umida e relativamente calde. La prima linea d’instabilità transita sui monti e sulla pedemontana a metà mattina, seguita da una seconda entro metà pomeriggio, come se fosse un vero sistema frattale con una successione di micro-fronti. Poi alla sera, proveniente dalla Lombardia una discontinuità più marcata transita sul Veneto con il suo corteo di temporali sia di Mesoscale Convective system che di locali supercelle con forti raffiche di vento (100-140 km), pioggia battente e grandine localmente di grossa dimensione, fino a 4-6 cm di diametro (Veronese, Vicentino e Trevigiano), con danni ingenti alle infrastrutture, all’agricoltura e alle macchine. Dopo la serata di spiccata instabilità del 24, il 25 inizia con una fase temporalesca assai significativa tra montagna e pianura settentrionali, con altre forti raffiche di vento e qualche grandinata. Poi si verifica un intervallo di tempo discreto/variabile, prima del transito di un fronte freddo nella serata dello stesso giorno. Fronte che determina l’ennesimo episodio instabile con nuovi rovesci e temporali, localmente forti. Complessivamente in due giorni cadono mediamente 30-50 mm tra monti e pedemontana, localmente fino a 80-90 mm, come si può vedere sulla carta regionale (Fig. 3b). Il 26 la situazione cambia in parte con ritorno del tempo stabile sui monti, grazie all’ingresso di aria fredda in quota (-3.2°C in Marmolada) e in parte più secca. Ma la circolazione non è ancora del tutto anticiclonica, anzi e a ridosso delle Prealpi e della pedemontana alcune convergenze nei bassi strati garantiscono le forzanti per innesco di piccoli nuclei d’instabilità, che grazie alla convezione generata dall’aria fredda in quota permettono lo sviluppo di celle temporalesche fino allo stadio di supercella (fenomeno temporalesco più violento che possiamo conoscere alle nostre latitudini) tra Padova e Rovigo con nuova situazione di fortissime raffiche di vento, piogge intense e grandinate rovinose, non tanto per la dimensioni dei chicchi (1-2 cm), ma per l’entità della grandinata stessa. In alcune riprese effettuate dagli osservatori, si vede molto bene la base delle nubi con la rotazione della cella. Il 27 il tempo si ristabilisce grazie alla presenza di una micro dorsale ed a un’avvezione di aria inizialmente molto fresca (-6°C a punta Penia alle 2 del mattino), poi assai più mite nel pomeriggio. Lo zero termico passa dai 2600 m a quasi 4000 m in poche ore. Di fatto le temperature molto basse al mattino, anche sotto zero a 2500-2600 m sulle Dolomiti, risalgono sensibilmente per toccare di nuovo i 30-32°C in pianura, i 27/28°C nelle conche prealpine e i 20-22°C a 10000-1200 m. L’unico “sfregio” a questa bella giornata è dovuto al transito di nubi medie stratiformi ai margini di un’ondulazione calda in transito sulla Germania centrale. Il 28 si presenta pressoché identico al 27, ma alla sera una piccola ondulazione determina un breve episodio instabile sulle Dolomiti, marginalmente anche su alcuni settori prealpini, ma si tratta di un evento di poca rilevanza. Il 29 la situazione è ben diversa con il transito di una discontinuità termica in quota (pseudo front) responsabile di una prima fase con rovesci sulle Dolomiti centro-settentrionale a metà pomeriggio. Non particolarmente intensi sul Veneto, ma assai violenti in Alto Adige, dove debris flow e lave torrenziali provocano seri danni. Alla sera il pseudo fronte transita da nord-ovest verso sud-est con fenomeni brevi e non intensi sulla montagna, mentre in tarda serata e nella prima parte della notte del 30 fenomeni particolarmente intensi interessano la zona del lago di Garda (Bardolino, Peschiera con più di 50-60 mm, assieme a grandine di grossa dimensioni e soliti danni. Nel resto della notte i fenomeni si estendono a tutta la pedemontana e alla pianura settentrionale con apporti che oscillano tra 25 e 40 mm. Si tratta di temporali, meno intensi e spesso non grandinigeni, ma sono accompagnati da forti raffiche di vento. Si tratta dell’ennesimo episodio di questo mese, che rimarrà quello dei record per le dimensioni dei chicchi di grandine osservati, per i danni occasionati e per la frequenza dei downbursts temporaleschi. Nella giornata del 30 il sole torna a interessare gran parte della giornata, con qualche sporadico rovescio o temporale tra Prealpi e Dolomiti meridionali dopo le ore 16. Sono isolate celle di breve durata e di espansione ridotta con qualche breve forte rovescio, occasionalmente temporalesche. Nel contempo il tempo rimane stabile ed asciutto su gran parte della nostra regione. Il livello termico risale un po’, ma l’instabilità notturna ha del tutto limitato il rialzo stesso, che stenta a raggiungere i 31/32°C nei settori più caldi della pianura. Il giorno 31 il tempo è di nuovo più stabile, anche se non del tutto soleggiato per banchi di cirri e di altocumuli. Alla sera si verifica anche un breve rovescio tra Falcade e il Passo Valles, ma è un’eccezione in un contesto tutto sommato buono, ma il caldo non è eccessivo on massimi di 31/32°C in pianura e di 27/28°C nelle conche prealpine.

Fig. 3a Disagio per caldo umido con valori di temperatura avvertita il giorno 18 luglio 2023

Fig. 3b Sommatoria delle precipitazioni sul Veneto tra il 24 e il 25 luglio 2023

Agosto 2023

Il mese d’Agosto 2023 inizia con una giornata molto instabile per il transito di un asse di saccatura (discontinuità fredda). Il cielo è in prevalenza nuvoloso o molto nuvoloso al mattino con prima linea d’instabilità che scorre tra Prealpi e pedemontana, già con qualche temporale. Poi il tempo migliora in parte e nel pomeriggio transitano altre due linee d’instabilità (sistemi frattali), la prima è la più attiva con forti rovesci temporaleschi sulla montagna veneta (fino a 15-20 mm su alcuni settori), la stessa scivola verso la pianura e si riattiva sul litorale veneziano con la formazione di una supercella, con tromba d’aria forti raffiche di vento, prima di scivolare sul mare. Poche ore dopo si verifica il fenomeno dell’acqua alta a Venezia con 100 cm a Piazza San Marco alle ore 23. Il 2 un’avvezione di aria molto calda in quota giunge da sud ovest su tutto il Veneto, ma aria assai umida determina una estesa copertura di stratocumuli sui monti, mentre il sole è un po’ più presente sulla pianura, l’approfondirsi di una saccatura atlantica sulla Francia richiama correnti subtropicali sul nord Italia, assai calde in quota con lo zero termico che sale a 5000 m sulle Prealpi a 5200m al confine con l’Emilia Romagna. Il tempo risulta stabile. Il giorno 3 la situazione inizia a cambiare per l’avvicinamento della suddetta saccatura, fa anche più caldo a tutte le quote. Al pomeriggio le convergenze sulla pedemontana veneta e l’instabilità potenziale determinano lo sviluppo di una serie di celle temporalesche tra il basso Bellunese e l’alto Trevigiano, localmente intense con forti piogge (60.2 mm a Fener e 42.8 mm a Farra d’Alpago. In alcuni casi i temporali sono stati grandinigeni. Più a nord solo qualche focolaio temporalesco nel tardo pomeriggio/sera e sulla pianura neanche una goccia, a voler dimostrare che senza le forzanti, l’instabilità era solo latente. Il 4 l’arrivo della saccatura e il suo isolamento (cut off) in depressione chiusa sul nord Italia alla sera determinano un peggioramento pluvio-temporalesco, riattivato dall’ingresso dell’aria fredda in quota. Pertanto ci sono fenomeni più diffusi ed organizzati tra la pianura centrale e meridionale, anche sul Trevigiano al confine con il Friuli: forte temporale pomeridiano tra Fadalto, Vittorio Veneto e Conegliano. La parte montuosa è interessata in maniera relativamente lieve, in quanto gli effetti della depressione chiusa si verificano soprattutto sulla pianura. L’instabilità perdura anche il 5 in maniera significativa, sempre sulla pianura centro meridionale, con cumuli pluviometrici rilevanti tra le province di Rovigo e di Padova nel pomeriggio del 4. In 48 ore: 98.2 mm a Balduina (Sant’ Urbano, 87.6 mm a Lusia, 85.6 mm a Cavarzere). più a nord piove decisamente meno con 15-25 mm, localmente fino a 30 mm per sporadiche celle temporalesche. In montagna l’ingresso di aria fredda inibisce molto gli effetti della depressione limitando i fenomeni a qualche piovasco tra la notte del 5 e la mattina del 6, quando, nella la scia del minimo depressionario, vengono richiamate correnti nord-orientali nei bassi strati atmosferici e flusso da nord-ovest in quota, con residui fenomeni sui monti (effetto di venti di caduta con Foehn in alcune valli), mentre la convezione di aria fredda determina qualche fenomeno temporalesco sulle Prealpi orientali e soprattutto sulla provincia di Treviso, dove cadono da 15 a 30 mm fino a un massimo 42 mm a Noventa di Piave. La presenza di aria fredda in quota consente alla neve di scendere sui 2900 m sabato 5 e 2700-2800 m la domenica 6. Tra il 7 e il 9 correnti nord-occidentali continuano ad apportare aria relativamente fresca sul Veneto con prevalenza di sole in pianura, tranne nubi alte stratiformi il giorno 9. Negli stessi giorni maggiore nuvolosità sui monti con qualche tratto soleggiato in un ambiente fresco, anche freddo in alta quota, dove i venti spesso tesi accentuano la sensazione del freddo. In Marmolada le temperature sono rimaste sotto zero per 5 giorni con punta minima a -7.5°C il giorno 7. Il 10, nonostante un aumento della pressione nei bassi strati, la discesa di aria fresca persiste e la stratificazione di aria un po’ umida e fresca in quota, associata a un flusso teso da nord-ovest continua a fare scorrere sistemi nuvolosi stratiformi sulle Alpi, dove il tempo rimane variabile, ventoso e fresco in quota. Nelle valli, pur senza sole, il contesto termico si rialza un po’. La situazione è migliore in pianura, con minore nuvolosità e rasserenamenti, anche ampi. Il termometro risale, superando di nuovo i 30/31°C in alcune località della pianura meridionale (Rodigino) con punta massima di 30.1°C a Frassinelle Polesine e Sorga’. Dall’11 l’alta pressione di matrice mediterranea si espande verso levante garantendo maggiore soleggiamento e il ritorno di temperature estive in montagna, dove da 6 giorni il contesto era quasi autunnale in quota, anche per l’insidioso vento dai quadranti settentrionali. Il sole garantisce un riscaldamento diurno in grado di riportare i valori massimi a 33/34°C in pianura, 30/31°C nei fondovalle prealpini e fino a 25/26°C a 1000 m. Nello stesso tempo la massa d’aria di matrice subtropicale consente allo zero termico di ripassare sopra i 4000 m (4274 m radiosondaggio di Udine Rivolto alle 00 UTC). Nelle giornate seguenti il promontorio si rafforza e garantisce belle giornate estive e stabile, eccetto qualche piovasco che sfiorano la nostra regione nella serata del 14, ma sono fenomeni che rimangono confinati sull’alto Adige e il Trentino. Il giorno 15 il tempo rimane bello e caldo tra Prealpi e pianura, mentre gli addensamenti cumuliformi sono ben presenti sulle Dolomiti, già dal primo pomeriggio, con qualche locale e breve temporale nel primo pomeriggio sui settori confinanti con il Trentino e l’Alto Adige. Nel tardo pomeriggio/sera una linea d’instabilità giunge da ovest nord-ovest con temporali diffusi limitatamente alle Dolomiti, i settori più colpiti sono Passo Monte Croce Comelico con 30.4 mm, Arabba con 30.2 mm, di cui 17.4 mm in 10 minuti, Passo Valles con 27 mm. Temporali ancora più intensi in Alto Adige. Il giorno 16 la pressione aumenta a tutti i livelli e l’instabilità convettiva tende a diminuire, pur conservando qualche focolaio temporalesco sulle Dolomiti da metà pomeriggio in poi. Inizialmente si tratta di qualche sporadico focolaio temporalesco sui settori dolomitici occidentali, poi in trasferimento verso sud, ma limitatamente alla fascia prealpina tra il feltrino e l’altopiano dei sette comuni. Cadono da 2 a 10 mm con un massimo di 16 mm alla Guarda (Cesiomaggiore). Altrove il tempo rimane stabile e soleggiato con passaggio di qualche nube medio-alta. Le temperature sono di stampo estivo con massimi di 33/35°C in pianura. Il giorno 17, dopo una mattinata soleggiata e relativamente calda, il tempo diventa instabile sulle Dolomiti da metà pomeriggio in poi, in parte anche sulle Prealpi e la pedemontana vicentina. Instabilità che si manifesta sotto forma di rovesci temporaleschi, localmente intensi lungo l’asse della val Boite, con qualche smottamento. Oltre a totali pluviometrici significativi, ci sono intensità di 12/17 mm in 10 minuti tra Rovina di Cancia e Rio Rudan (versanti dell’Antelao). Altrove piove meno con minore intensità. In pianura il tempo rimane caldo (punte di 32/34°C) e asciutto. Dal 18 al 22 il tempo diventa stabile e via via più caldo per il dominio di un promontorio di matrice mediterranea, assieme a un’avvezione di aria eccezionalmente calda in quota (zero termico oltre i 5000 m con apice altitudinale a 5195 m secondo il radiosondaggio di Udine Rivolto, vale a dire record storico dall’inizio dei rilevamenti). Ovviamente tra la subsidenza anticiclonica e l’avvezione di aria molto calda, si verifica un’ondata di calore assai spiccata ed eccezionale per la terza decade di agosto, con valori record: 38/39°C in pianura, 35/36°C nelle conche prealpine e 30/33°C a 1000-1200 m. Nello stesso tempo si osservano valori di 23/24°C a 2000-2100 m sui passi dolomitici e fino a 14.3°C in vetta alla Marmolada (3343 m). Nella giornata del 23 si tocca l’apice del caldo in pianura con vari settori oltre i 39°C, come si può vedere sulla carta (Fig 4a). Nello stesso tempo il caldo si smorza un po’ sulle vette più alte, ma il caldo rimane l’elemento chiave di questi giorni, assieme all’afa che tende ad aumentare. Nei giorni tra i 24 e 26 prosecuzione del caldo, con valori massimi che sono in leggerissima flessione, ma l’aumento del tasso di umidità nei bassi strati atmosferici rende il contesto assai insopportabile in pianura e nei fondovalle prealpini, dove l’afa aumenta sensibilmente. Le temperature avvertite per caldo umido raggiungono i 44/45°C in alcune località della pianura veneta. Nello stesso tempo un po’ di convezione profonda favorisce una situazione d’instabilità potenziale in montagna, dove il cielo rimane sereno fino alle ore 15, prima che improvvisamente la situazione diventi esplosiva con lo sviluppo improvviso di imponenti cumulonembi. In due casi questa instabilità esplosiva determina rovesci molto intensi e locali grandinate. Ad esempio cadono 73 mm sul Faloria, di cui 53 mm in 30 minuti, anche sul medio Agordino accade lo stesso in maniera non così intensa, ma la grandine è un po’ più problematica con danni ai tetti e alle macchine sul comune di San Tomaso. Nei giorni del 25 e 26 persistenza del promontorio e del bel tempo caldo, seppur leggermente meno caldo, pur conservando dei valori molto elevati per il periodo. Il giorno 27 il tempo inizia a cambiare per l’avvicinarsi di una saccatura atlantica preceduta da forti correnti meridionali. Il tempo diventa variabile con tratti soleggiati e annuvolamenti medio-alti irregolari, in alcuni casi associati a qualche goccia o piovasco fino a sera. Il caldo si smorza sensibilmente in montagna, mentre resiste ancora in pianura. Alla sera i primi veri rovesci (2-7 mm) legati alla suddetta saccatura si fanno sentire sui settori più occidentali della regione. Il giorno 28 la situazione diventa molto instabile, a tratti perturbata per il sopraggiungere della saccatura, nominata tempesta Betty. Il maltempo è piuttosto spiccato con il transito di varie linee d’instabilità tra il primo mattino in montagna, dove si battono record d’intensità in un ora (Monte Avena con 53,2 mm in 30 minuti, Marano di Valpolicella con 27,6 mm in 15 minuti) e nel pomeriggio in pianura (Peschiera del Garda con 45 mm in un ora). Vi sono tre linee d’instabilità principali intervallate da rovesci vari tra il primo mattino e la sera, con apporti pluviometrici abbondanti, localmente molto abbondanti. Cadono mediamente da 50 a 80 mm sui monti, con punte oltre i 100 mm, localmente oltre i 140-150 mm con un massimo di 151 mm a Monte Avena sopra Feltre. Tra la pianura settentrionale e la pedemontana, gli apporti sono minori: 20-50 mm, ma localmente si superano i 100 mm, come a Peschiera Dolci con ben 102.8 mm. Solo la pianura meridionale viene risparmiata dall’abbondanza delle piogge con cumuli di 5-15 mm. La carta regionale dei cumuli di pioggia in 24 ore del 28 Agosto (Fig. 4b) permette di vedere l’entità delle piogge legate a questo episodio di maltempo. Con questo maltempo il calo termico è notevole con 4-5°C in meno in pianura e fino a 10°C in meno in montagna. A Mogliano Veneto il termometro segnava ancora 32,3°C il 27 e solo 25,4°C il 28°C; a Feltre si passa da 30.8°C della domenica a 21.1°C di massima il giorno dopo. Alla sera la temperatura scende sufficientemente in alta quota per riportare la neve fino sui 2900-3000 m sulle cime dolomitiche. Una specie di stranezza se si pensa agli 11°C misurati 60 ore prima sulla Marmolada. Il 29 una depressione chiusa si forma tra l’alto adriatico e l’Emilia Romagna e richiama correnti orientali di aria umida sul Veneto, dove continua a piovere, in maniera più continua sulla parte centro-meridionale della regione, anche sotto forma di rovesci temporaleschi piuttosto significativi tra la costa orientale, anche Venezia e Chioggia fino verso Bassano del grappa (massimi di 65.6 mm a Chioggia e di 64.8 mm a Jesolo, dove una tromba marina approda sulla spiaggia generando qualche danno). Altrove piove assai meno in modo debole, specie al pomeriggio. Il giorno 30 la depressione scende leggermente di latitudine, ma dà luogo a forti temporali al primo mattino sul litorale veneto, specie sul delta del Po, dove si battono record di pioggia in poco tempo. A Porto Tolle Pila – Porto Peschereccio cadono 86.8 mm, sul resto del litorale le piogge sono comprese tra 15 e 25 mm, mentre altrove piove poco per qualche debole pioggia in mattinata in pianura e al primo pomeriggio sui monti (2-5 mm). Nel corso del pomeriggio il tempo tende gradualmente a migliorare con rasserenamenti, anche ampi. Il giorno 31 il tempo migliora ulteriormente grazie all’aumento della pressione e all’allontanamento della bassa pressione verso la Serbia. Le temperature risalgono un po’, ma rimangono sotto la media e, al pomeriggio, qualche isolato piovasco o rovescio sulle Prealpi, ma niente di significativo.

Fig. 4a Temperature massime osservate il giorno dell'apice del caldo 23 agosto 2023

Fig. 4b Sommatoria delle piogge sul Veneto il giorno 28 agosto 2023

Conclusione

In sintesi l’estate del 2023 risulta pienamente estiva termicamente parlando, pur considerando un inizio fresco e due brevi fasi fredde: una breve a inizio agosto e la seconda alla fine dello stesso mese, con un effimero ritorno della neve sulle cime dolomitiche in entrambe le volte. Quattro le ondate di calore della stagione, di cui la più intensa a fine agosto, eccezionale ovunque per essere nella terza decade del mese, soprattutto in montagna, dove si battono record di caldo per la fine dell’estate. Un’estate calda, ma anche assai piovosa, quasi la totalità della montagna veneta è sopra i 400/500 mm, alcune località ricevono fino a 600/700 mm, con punta di 750 mm al Rifugio Son Forca (Rio Gere) non lontano da Cortina. Anche in pianura è piovuto molto con apporti di 200/300 mm, anche oltre i 400 mm sulla pedemontana veneta. L’unica zona meno piovosa è il delta del Po con apporti compresi tra 94 e 140 mm in tre mesi, situazione consueta per questo settore della regione (Fig. 5a).

In sintesi le situazioni di brutto tempo sono state pari a 10 (giornate molto instabili o perturbate), cioè un po’ più del 11%, decisamente più di quanto si possa aspettare nel trimestre estivo, la metà di queste in agosto. Le giornate di tempo in parte buono, in parte variabile o a tratti leggermente instabile per sporadici fenomeni convettivi (piovaschi, rovesci o temporali di calore) sono state 54 (60%) ed infine le giornate belle, stabili e spesso calde sono state 27 (29%). Una stagione che si contraddistingue per essere stata calda, e nello stesso tempo piuttosto generosa di pioggia e non solo in montagna. Il caldo è stato più marcato in quota rispetto ai fondovalle e alla pianura.

Altra particolarità, la violenza di alcuni temporali, le cui caratteristiche odierne sono le fortissime raffiche di vento con ormai ricorrenza quasi sistematica di downburst con numerosi abbattimenti di alberi e l’alta frequenza di grandinate rovinose. L’estremizzazione di certi fenomeni imputabile al riscaldamento globale lascia sempre più tracce nel nuovo paesaggio montano, tra crolli, fusione dei ghiacciai, bosco martoriato. Come vi sono stati fenomeni particolarmente violenti, con trombe d’aria frequenti, funnel, grandinate rovinose, downbursts frequenti e rovesci particolarmente intensi, si rimanda ad un approfondimento sulle supercelle temporalesche.

Fig 5a - Precipitazioni cumulate estate 2023

Ultimo aggiornamento

01-12-2023 10:24

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