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Le pollinosi emergenti: i pollini di Ambrosia

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L’esperto informa che …

f1.jpgLa comparsa e la diffusione su vaste aree di nuovi pollini capaci di causare allergia hanno profondamente modificato negli ultimi anni il quadro della pollinosi, con anticipazione o allungamento dei periodi in cui i soggetti allergici lamentano sintomi. Abbiamo già accennato (vedi Ambiente e allergie, numero 1: Le allergie “precoci”: i pollini d’albero”) al ruolo dei pollini di cipresso, betulla, nocciolo, ecc., nel determinare sintomi alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera. In questa sede approfondiremo il ruolo dell’Ambrosia, un polline che ha acquisito importanza in Italia dal punto di vista allergologico solo negli ultimi 20 anni e che è causa di sintomi nel periodo estivo.
Il termine Ambrosia deriva dal greco e un tempo indicava il cibo degli dèi. In realtà abbiamo a che fare con una pianta infestante che appartiene alla famiglia delle Compositae o Asteraceae, molto adattabile ad ambienti diversi, fortemente competitiva con altre erbe, di aspetto comune, tanto da passare spesso inosservata. Comprende numerose specie di cui l'Ambrosia artemisifolia è la più diffusa nel nostro paese. È un'erba a ciclo annuale che trascorre la stagione invernale sotto forma di seme e inizia a vegetare solo in tarda primavera, presentandosi talora in forma di cespugli o cespuglietti, ma capace di raggiungere anche un metro di altezza. Produce minuscoli fiori giallastri riuniti in piccoli capolini che sono addensati in spighe poste in cima agli steli. Il polline viene prodotto in grandi quantità (si è calcolato che una pianta di Ambrosia possa produrre più di un miliardo di granuli di polline) a partire dalla fine di luglio, raggiunge un massimo di concentrazione in aria nel mese di agosto e persiste spesso fino ai primi di settembre.
f2.jpgL'Ambrosia cresce al di sotto dei 500 m. di quota, infestando sia i campi coltivati a soia, girasole, mais e barbabietola, sia i terreni incolti. Il suo insediamento è particolarmente agevolato proprio nelle aree in cui sono presenti zone incolte, come i bordi stradali, le sedi ferroviarie, i cantieri edili e le aree abbandonate in genere. La sensibilizzazione all’Ambrosia è la più frequente causa di allergie respiratorie nell’America del Nord, ma recentemente si è rapidamente diffusa in Italia, forse con una partita di semi di girasole inquinata con semi di Ambrosia, prima in Lombardia, poi in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna. Nel Friuli l’Ambrosia è probabilmente giunta invece dall’Est europeo. La pianta è infatti da tempo molto diffusa in Ungheria e da lì è dilagata nei Paesi limitrofi. Gli eventi bellici nell’ex Jugoslavia che hanno comportato per anni l’abbandono dei terreni agricoli ha facilitato la diffusione in Slovenia e in Croazia. Altri paesi colpiti sono Austria, Francia, Polonia, Svizzera Repubblica Ceca ed Ucraina. Fa eccezione, almeno fino a quest’anno, il Veneto, nel cui territorio l’Ambrosia non ha rappresentato finora un problema rilevante dal punto di vista allergologico, anche se la concentrazione di pollini aerodispersi sembra crescere, e neppure come aumentata frequenza di sensibilizzazione, che si mantiene costantemente bassa tra i pazienti allergici e sempre associata a sensibilizzazione ad altri pollini (Graminacee, Parietaria, ecc.). Sono stati segnalati in aria dei picchi di pollini di Ambrosia nella nostra Regione, rilevati in particolare dalle stazioni di Treviso, Jesolo, Vicenza e Teolo (PD) ma con ogni probabilità si tratta di pollini trasportati dal vento da zone a forte diffusione della pianta.
f3.jpgIl polline di Ambrosia può infatti essere veicolato a grande distanza: in Turchia, ad esempio, dove la pianta infestante non è materialmente presente, sono state frequentemente segnalate concentrazioni di Ambrosia in grado di dare sensibilizzazione e allergia.
L’Ambrosia ha in effetti un’elevata capacità di causare sensibilizzazione e allergia. Uno studio condotto nel Michigan ha dimostrato che studenti stranieri, provenienti da Paesi in cui non era segnalata presenza di Ambrosia, si sensibilizzava già durante il primo anno di permanenza negli USA, in percentuali sovrapponibili a quelle dei residenti.
Un recente studio condotto in 14 Paesi europei nei Servizi di Allergologia ha rilevato un tasso medio di sensibilizzazione del 14% in tutta Europa, con un massimo molto elevato (54%) in Ungheria e un 3,5% in Italia, con punte dell’8-10% in Lombardia, dove il problema è più rilevante e più studiato.
Nei soggetti sensibilizzati l’allergia ad Ambrosia di manifesta con congiuntivite, raffreddore allergico e spesso anche asma bronchiale, dato che il polline ha dimensioni relativamente piccole e penetra facilmente nelle vie respiratorie. Il periodo di maggiore intensità dei sintomi va da metà agosto ai primi di ottobre. Come si verifica con altri pollini, esiste una reattività crociata tra l’Ambrosia e determinati alimenti vegetali, in questo caso con la banana, l'anguria, il melone, la camomilla, la zucca e il sedano. Alcuni soggetti allergici all’Ambrosia assumendo questi alimenti possono così manifestare sintomi di prurito e gonfiore alla bocca e talora reazioni più gravi, come difficoltà ad inghiottire e senso di soffocamento. Sono stati messi in atto tentativi di controllo dell’allergia a pollini di Ambrosia tramite sfalci ripetuti per evitare la fioritura e la pollinazione, semina di specie antagoniste come l’erba medica e utilizzo di diserbanti chimici. In Lombardia e in altre regioni sono state predisposte vere e proprie Linee Guida per la lotta all’Ambrosia, mentre province e comuni hanno emesso ordinanze con precisi obblighi per i cittadini allo scopo di tentare un’opera di bonifica. Tra i provvedimenti intrapresi viene fatto obbligo ai proprietari di aree agricole non coltivate, di aree verdi urbane incolte e di aree verdi industriali dismesse; ai responsabili dei cantieri edili e ai responsabili dell'ANAS, di vigilare, a partire dal mese di maggio, sull'eventuale presenza di Ambrosia nelle aree di loro pertinenza e di eseguire tra giugno ed i primi venti giorni di agosto, periodici interventi di manutenzione e pulizia.
E’ auspicabile l’istituzione di un coordinamento tra le Regioni più colpite per coordinare gli interventi di prevenzione e bonifica, in collaborazione con le Società scientifiche nazionali come l’Associazione Italiana di Aerobiologia e internazionali. Nell’ottobre scorso è nata infatti l’International Ragweed Society (Società internazionale per lo studio dell’Ambrosia), una Società scientifica che si propone di coordinare le attività in questo campo dei diversi Paesi europei.

Prof. Guido Marcer
Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Medicina Ambientale
e Sanità Pubblica

Servizio fornito da:

ARPAV Settore per la Prevenzione e la Comunicazione Ambientale

Servizio Valutazioni Ambientali e degli Impatti sulla Salute

Ultimo aggiornamento

08-06-2023 14:59

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