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La radioattività nell’acqua potabile. Approfondimento

Il Decreto Legislativo n. 28/2016 e il Decreto del Ministero della Salute del 2/8/2017 “Indicazioni operative a carattere tecnico-scientifico ex art. 8 del D.Lgs. 28/2016” stabiliscono le modalità di controllo della radioattività nelle acque potabili.

In applicazione della normativa, la Regione Veneto, con il supporto di Arpav e la collaborazione dei gestori, ha predisposto e inviato al Ministero della Salute i Piani di monitoraggio delle acque per il biennio 2018-2019 (Allegato B alla DGR n. 581 del 20/05/2022) e per il biennio 2021-2022 (Allegato D alla DGR n. 581 del 20/05/2022), nei quali sono indicati i criteri per un’indagine di screening finalizzata a raccogliere informazioni sull’intera rete di approvvigionamento idrico della regione; in base ai risultati saranno scelti i punti della rete da sottoporre a controllo sistematico.

Lo screening

Nell’indagine di screening è stata data priorità nei primi due anni agli acquedotti che servono più di 5000 abitanti, seguiti da quelli collocati in aree montane, i piccoli acquedotti e le acque impiegate nell’industria alimentare non provenienti da reti pubbliche e con grandi volumi di utilizzo. Gli acquedotti sono stati accorpati per definire le zone di fornitura, indicate nel Decreto del Ministero della salute come “quella parte della rete di distribuzione idrica (eventualmente l’intera rete) alimentata da un’unica fonte di approvvigionamento ovvero da una miscela di più fonti, in cui, quindi, la qualità dell’acqua distribuita alla popolazione, può considerarsi omogenea dal punto di vista del contenuto di radioattività”.

La normativa prevede il controllo di radon, trizio e dose indicativa (DI) nelle acque destinate al consumo umano; quest’ultimo parametro richiede la misura diretta almeno dei principali isotopi dell’uranio (U-238 e U-234) e del radio (Ra-226 e Ra-228) attraverso analisi radiochimiche specifiche che generalmente risultano onerose in termini sia di tempo che di impegno di risorse strumentali. Un approccio indiretto alla verifica del valore della DI, adottato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si basa sulla misura della concentrazione di attività alfa totale e beta totale, due parametri utilizzati come indicatori del contenuto totale di radioattività e che vengono determinati attraverso la tecnica della scintillazione liquida con più facilità rispetto alla valutazione dei singoli radionuclidi, permettendo di analizzare un numero maggiore di campioni.

La normativa stabilisce i livelli di screening pari a 0.1 Bq/l e 0.5 Bq/l per l’attività alfa totale e beta totale rispettivamente. Se tali livelli non sono superati, allora non è generalmente superato nemmeno il parametro della DI, fissato a 0.1 mSv/anno, e non sono necessari ulteriori approfondimenti.

Sui campioni di acqua non viene eseguito il controllo del trizio, in quanto la normativa prevede che venga controllato nel caso in cui siano presenti nel territorio sorgenti antropiche per questo radionuclide, e in Veneto non ve ne sono.

Un discorso a parte merita il Radon (Rn-222), un gas radioattivo che può trovarsi disciolto nelle acque, soprattutto in quelle di origine sotterranea, e che può abbandonare la fase acquosa e accumularsi nell’aria negli ambienti chiusi. La concentrazione di attività del Rn-222 in acqua viene determinata con la scintillazione liquida. Il valore parametro definito nella normativa è pari a 100 Bq/l.

Il protocollo di campionamento, secondo le indicazioni del D. Lgs. 28/2016, stabilisce ‘controlli interni’ a carico dei gestori e ‘controlli esterni’ di competenza delle Asl con supporto analitico delle Arpa e responsabilità generale delle Regioni; in un anno, per ogni punto di campionamento, si prelevano 4 campioni: 2 campioni vengono analizzati dal gestore (‘controlli interni’) e 2 da Arpav (‘controlli esterni’). I campioni sono distribuiti temporalmente in modo da garantire che i valori ottenuti siano rappresentativi della qualità dell’acqua nel corso dell’anno.

La prima campagna di screening (biennio 2018-2019), condizionata dalla diffusione del SARS-CoV-2 che ha rallentato campionamenti ed analisi, si è conclusa a dicembre 2020; sono state monitorate 142 zone di fornitura con una media di 8 campionamenti per ciascuna. I risultati sono stati pubblicati e inviati dalla Regione al Ministero della Salute. la pubblicazione

La seconda campagna di screening è iniziata nel 2021 e si concluderà nel 2023.

Ultimo aggiornamento

03-08-2023 15:37

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