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Consumo di suolo

Il consumo di suolo è la perdita di suolo agricolo o naturale dato dall'insieme di aree impermeabilizzate dalla copertura artificiale (come edifici, fabbricati, strade, piazzali pavimentati) che rappresentano aree di consumo irreversibile e di aree non impermeabilizzate (come aree estrattive, discariche, cantieri, piazzali in terra battuta, campi fotovoltaici a terra) che costituiscono il cosiddetto consumo reversibile.

Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di recupero, demolizione, deimpermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro (Commissione Europea, 2012).

Il consumo di suolo rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa in quanto provoca la perdita pressoché totale delle sue funzioni sia per quanto riguarda gli aspetti produttivi che quelli di biodiversità e di regolazione dei cicli dell’acqua, del carbonio e degli altri elementi nutritivi. Il consumo di suolo va quindi inteso come un costo ambientale che porta al degrado delle funzioni ecosistemiche e all’alterazione dell’equilibrio ecologico (Commissione Europea, 2013).

Il monitoraggio del consumo di suolo permette di realizzare una cartografia del suolo perso e viene realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) come previsto dalla L.132/2016, con il coordinamento dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). Il monitoraggio, avviato nel 2012 su iniziativa di Ispra, a partire dal 2015 è diventato a cadenza annuale, con il coinvolgimento delle agenzie regionali/provinciali per la protezione ambientale. La carta del consumo di suolo viene aggiornata annualmente da Arpav.

E' possibile consultare del materiale sull'argomento, sia a livello regionale che nazionale.

Livello regionale

Livello nazionale

Ultimo aggiornamento

18-04-2024 10:23

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