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Indicatore del mese: Condizioni di innevamento. Novembre 2012

neve1.jpgIl manto nevoso e l’ambiente

Il manto nevoso stagionale costituisce un’importante risorsa ambientale in quanto influisce sulle forme di vita animale e vegetale, rappresenta una riserva d’acqua per l’agricoltura e per la produzione di energia idroelettrica, oltre ad essere primaria risorsa per il turismo.

Le cause ambientali

La diminuzione della durata del manto nevoso registrata nell’ultimo mezzo secolo è dovuta sia alla diminuzione delle precipitazioni nevose, sia all’aumento delle temperature. Secondo i risultati del Quarto rapporto di valutazione del Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (IPCC, 2007), la maggior parte dell’aumento delle temperature medie globali dalla metà del XX secolo è, molto probabilmente, dovuta all’aumento delle concentrazioni di gas serra di origine antropica.

L’evoluzione

Nell’arco alpino italiano, negli ultimi 40 anni, c’è stata una diminuzione sia della durata del manto nevoso, sia della precipitazione nevosa, mentre gli ultimi 10 anni sono stati caratterizzati da una certa ripresa. Tuttavia, il contesto climatico generale non è favorevole, in quanto le proiezioni del riscaldamento globale nel XXI secolo mostrano, tra l’altro, una diminuzione della copertura nevosa a livello di emisfero nord (IPCC, 2007).

L'indicatore ambientale

Le condizioni di innevamento si possono caratterizzare attraverso: altezza massima del manto nevoso al suolo (massima altezza giornaliera raggiunta al culmine del periodo di accumulo del manto nevoso); altezza media del manto nevoso (media delle altezze giornaliere nell’anno); durata della neve al suolo (numero di giorni con presenza di manto nevoso). Le altezze sono espresse in cm.

In Veneto

Le condizioni di innevamento sono state valutate in tre aree climaticamente omogenee che caratterizzano la montagna veneta: Dolomiti Nord, Dolomiti sud e Prealpi. La stagione invernale 2011-2012 è stata caratterizzata da uno scarso innevamento, tranne che nelle Dolomiti (sia Nord che Sud) nella primissima parte della stagione (mese di ottobre). Il deficit di neve al suolo, sia in termini di durata che di altezza massima e altezza media è stato particolarmente evidente nelle Prealpi.

prealpi_ico.jpg Dolomiti_SudIco.jpg Dolomiti_Nord_ico.jpg

Nelle Dolomiti, si è riscontrata una situazione vicina alla normalità solo per quanto riguarda la durata della neve mentre altezza massima e altezza media sono state notevolmente inferiori alla media.
Limitatamente alle Dolomiti, l’altezza massima dell’innevamento è stata raggiunta in una fase molto avanzata dell’inverno (fine aprile) a causa delle abbondanti nevicate primaverili, una fase di fusione primaverile anticipata rispetto alla media, specie nelle Prealpi, e uno scarsissimo innevamento ad inizio inverno (fine novembre-dicembre) a causa della siccità che ha caratterizzato l’ultima parte dell’anno.

Come si controlla?

ARPAV controlla le condizioni di innevamento al suolo attraverso 17 stazioni nivometeorologiche automatiche, che fanno parte della rete di monitoraggio idro-nivo-meteorologico del Centro Funzionale Decentrato, finalizzata alla gestione delle criticità idrometeorologiche e valanghive.

neve3.jpgChe cosa si può fare?

Prima di partire per la montagna, consulta il bollettino “Dolomiti neve al suolo” dove sono reperibili informazioni sia sulla neve fresca caduta di recente, sia sull’altezza della neve al suolo.

Bollettino - Dolomiti Neve al Suolo

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Ultimo aggiornamento

16-09-2022 09:56

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