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Metodologia

Il D. Lgs. 152/2006

La normativa di riferimento per i valori limite di emissione in atmosfera è rappresentata dal D.Lgs. 152/2006. Il decreto ha subito successive modifiche ed integrazioni a seguito dell'entrata in vigore del D.Lgs. 128/2010 e del D.Lgs. 46/2014. Quest'ultimo contiene anche le nuove disposizioni relative agli impianti di incenerimento e coincenerimento, che andranno ad abrogare quelle del D.Lgs. 133/2005, a partire dal 1° gennaio 2016.

L’Allegato I alla parte V del D.Lgs. 152/2006 stabilisce i valori limite di emissione per le diverse sostanze inquinanti (gas e polveri) e per le diverse tipologie di impianti produttivi, mentre l’Allegato VI alla parte V del medesimo decreto fissa i criteri per la valutazione della conformità dei valori misurati ai valori limite di emissione. In particolare descrive le modalità da seguire per effettuare la misurazione delle emissioni sia da parte del gestore dell’impianto sia da parte dell’autorità competente per il controllo.

ll 13 marzo 2013 è stato emanato il DPR n. 59/2013 che, oltre a regolamentare e semplificare gli adempimenti in materia di autorizzazione unica ambientale per gli impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale, obbliga gli stabilimenti, in cui sono presenti attività ad emissioni scarsamente rilevanti, all'adozione delle autorizzazioni di carattere generale riportate in Allegato I al  DPR n. 59/2013 stesso e le agenzie per la protezione ambientale all'esecuzione di controlli periodici presso tali impianti.

Nella regione Veneto le autorità competenti al rilascio dell’autorizzazione alle emissioni sono le Province (nella maggioranza dei casi) e la Regione (quest’ultima ad es. per gli impianti di incenerimento rifiuti e per quelli finalizzati alla produzione di energia elettrica di piccola taglia, mentre quelli di taglia maggiore sono autorizzati a livello Ministeriale).
L’autorità competente per il controllo è l’ARPAV, alla quale è attribuito il compito di eseguire i controlli circa il rispetto delle prescrizioni indicate nell’autorizzazione oltre al rispetto dei valori limite di emissione. I tecnici dell’ARPAV quindi analizzano i parametri fisico-chimici delle emissioni rilasciate dagli impianti produttivi in accordo con la normativa tecnica di settore, con particolare riferimento alle polveri, sostanze organiche volatili, acidi organici e inorganici, sostanze alcaline, ossidi di combustione (CO, CO2, NOX, SO2), metalli pesanti, microinquinanti organici (PCDD-PCDF, IPA). La metodologia prevede l’esecuzione di prelievi a camino di campioni di inquinanti; tali campioni successivamente sono consegnati al laboratorio per l’esecuzione delle analisi chimiche specifiche.

La verifica delle emissioni prodotte dagli impianti produttivi permette, oltre al controllo del rispetto dei valori limite, anche la valutazione del contributo dell’attività produttiva ai livelli di inquinamento dell’aria nel territorio in esame.
I controlli condotti sugli impianti produttivi non consentono tuttavia di costruire un quadro completo delle emissioni generate in un determinato territorio: alcuni esempi sono le emissioni derivanti dal traffico veicolare, dal riscaldamento domestico e più in generale di tipo diffuso. Queste possono essere tuttavia “stimate” utilizzando una metodologia denominata CORINAIR (COoRdination-INformation-AIR), proposta dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) che indica le modalità di classificazione e di quantificazione delle emissioni derivanti dalle attività antropiche e non.

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