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Sinossi inverno 2020/21

Il trimestre invernale 2020-2021 si presenta subito con un episodio di spiccato maltempo, in un primo tempo con una fase invernale e deboli nevicate fino in pianura e 2 giorni con un’intensa avvezione sciroccale. Il mese prosegue con un susseguirsi di saccature o depressioni chiuse responsabili di varie fasi di maltempo, spesso lieve, ma la fine di dicembre ripropone una fase di spiccato maltempo con neve abbondante in montagna e copiosa fino a bassa quota con apporti di 25/35 cm nei fondovalle prealpini. Gennaio inizia allo stesso modo, ma con il limite neve un po’ più alto. Dal 6 gennaio in poi la stagione subisce una vera svolta per quanto riguarda gli eventi piovosi e nevosi che diventano una specie di eccezione, tutti di modesta entità. Tra il primo Dicembre e il 6 gennaio cadono l’80/90% delle precipitazioni della stagione invernale. Successivamente la caratteristica invernale diventa termica con un lungo periodo freddo che copre le due prime decadi di gennaio, fase che consente di conservare la neve a bassa quota per più di un mese, cosa che non accadeva da molti anni. Dal 20 gennaio al 10 febbraio alternanza di sbalzi termici con il passaggio da avvezioni subtropicali atlantiche ad irruzioni d’aria fredda per saccature in approfondimento sui Balcani. L’ultimo episodio porta una breve ma intensa ondata gelida su tutto il Veneto tra il 12 e il 15 febbraio, spesso con apici termici tra i più bassi dell’intera stagione invernale. Come spesso accade in queste ultime stagioni, in opposizione a questo gran freddo gli ultimi dieci giorni di febbraio si rivelano particolarmente miti, specie in quota (zero termico spesso oltre i 3000 m, addirittura a 3500 m). Inverni simili si sono verificati nel 2008/2009 e nel 2013/2014 per l’abbondanza delle precipitazioni e della neve in montagna.

Il mese di Dicembre 2020 inizia con una giornata stabile e molto soleggia, ma l’alta pressione è in fase di cedimento per l’arrivo di una saccatura nord atlantica che giunge sulla nostra regione il 2 dicembre, su un cuscinetto d’aria fredda che consente alla neve di cadere sporadicamente in pianura con tracce di neve fresca (pianura trevigiana, padovana e veneziana). In montagna la neve cade debolmente nei fondovalle, massimo di 6 cm a Feltre, mentre in quota si misurano fino a 10/15 cm, localmente fino a 25 cm sui 1200 m (Falcade) e fino a 20/30 cm in alta quota. L’episodio finisce nelle prime ore del 3 dicembre. Al suo seguito una profonda saccatura si sposta lentamente dalla Francia verso l’Italia provocando uno spiccato episodio di maltempo (per ritrovare una situazione simile in questo periodo dell’anno occorre risalire alla fine di novembre e i primi di dicembre del 2008). Quattro giorni di maltempo con cumuli di pioggia e di neve molto abbondanti, addirittura eccezionale per Dicembre. La carta (Fig. 1a) mostra le sommatorie di pioggia dell’evento con cumuli superiori a 250/300 mm quasi ovunque sulla montagna e punte oltre i 500/600 mm con un massimo di 683 mm a Valpore. Lo scirocco prolungato e il conseguente effetto Stau hanno contribuito fortemente a queste grandi quantità. Tutta la regione è stata interessata dalle precipitazioni, anche se in maniera assai meno significativa per quanto riguarda la pianura, da 150 a 250 mm per la pedemontana, da 50 a 100 per gran parte dei settori pianeggianti della regione e meno di 40 mm sull’estremo sud (est della provincia di Rovigo). Tale evento ha provocato esondazioni, smottamenti, e soprattutto valanghe, anche grandi in montagna con chiusura di molte strade e dei passi dolomitici per più di una settimana. Il giorno 10 il maltempo è passato, anche se la situazione rimane leggermente ciclonica con molte nubi in pianura e ampi rasserenamenti in montagna. Tra i giorni 11 sera e la notte del 12, una poco profonda saccatura d’alta quota transita sulla nostra regione provocando un lieve e passeggero episodio perturbato, piove leggermente in pianura e a bassa quota in montagna, mentre la neve ritorna sopra i 600/900 m. Il 13 e il 14 l’alta pressione mobile nord atlantica si consolida su gran parte dell’Europa centro-occidentale garantendo tempo stabile, ben soleggiato in montagna, assieme a un rialzo termico in quota, mentre l’inversione termica cresce nelle valli in cui persistono le nubi basse. Nelle giornate del 15 e 16 passa una piccola e debole saccatura d’alta quota e non fa particolarmente freddo, il tempo non peggiora realmente e cadono debolissime piogge sui monti e sulla pedemontana, mentre la neve cade sopra i 1600/1800 m. Nei giorni seguenti si ristabilisce una specie di dorsale con parziale miglioramento del tempo in montagna, malgrado gli stratocumuli a ridosso dei rilievi e le nubi basse nei fondovalle. Nel contempo la pianura rimane sotto una cappa di nubi basse, con l’aggiunta di foschie o nebbie su alcuni settori della pianura centro-meridionale. Tutto questo in un contesto termico non particolarmente freddo. Il giorni 19 qualche squarcio di sereno in un cielo molto nuvoloso al mattino, poi rasserena sui monti e qualche linea d’instabilità porta qualche rovescio in pianura prima di un miglioramento che si estende anche al giorno 20 con ingresso d’’aria un po’ più fredda in quota. Tra il 21 e il 23 il tempo rimane stabile per un campo di alta pressione di matrice mediterranea, non fa freddo, ma le correnti meridionali causate da una saccatura in approfondimento sulla Francia favoriscono il ristagno di aria molto umida sia in pianura che in montagna con molte nubi basse e stratocumuli a ridosso dei rilievi, con debole escursione termica tra il giorno e la notte e ambiente spesso molto uggioso. Un primo asse di saccatura transita sulle Alpi il giorno 24 senza realmente approfondirsi dando luogo a deboli precipitazioni sul Veneto, spesso molto deboli e le temperature ancora superiori alla media non consentono alla neve di scendere sotto i 1400/1800 m. Il giorno di Natale la stessa saccatura finisce di transitare sul Triveneto, assieme all’ingresso d’aria più fredda e questo consente di osservare tracce di neve natalizia fino sui 700/900 m. Subito dopo il transito del fronte una repentina discesa d’aria fredda porta l’inverno termico sulla nostra regione, maggiormente avvertito in quota, ma anche in pianura con temperature che scendono sotto zero fino sul litorale veneto. La dorsale post fronte freddo è di breve durata e nella serata del 27 il cielo si annuvola per richiamo d’aria molto umida legato all’ulteriore approfondirsi di una saccatura nord-atlantica sulla Francia. Saccatura vastissima che influenzerà il tempo per diversi giorni. La fase più attiva di questo primo asse si verifica il giorno 28, quando il cuscinetto d’aria fredda costituitosi nei due giorni precedenti permette alla neve di scendere su molte zone del Veneto, eccetto il centro sud della regione. La neve cade abbondanti già sui 200/300 m, anche nei fondovalle prealpini con spessori di neve fresca spesso superiori a 25/30 cm, localmente fino a 40 cm, oltre i 1000 m cadono da 50 a 65 cm di neve soffice. Nuovo episodio di neve copiosa che fa del mese di dicembre 2020 uno dei più nevosi degli ultimi 60 anni. Non sono rare le località dove la neve fresca mensile supera i 200 cm a 1200/1600 m, ma anche i 3 metri sui 2000 m. Le immagini (Fig. 1b e 1c) mostrano i quantitativi di neve sulle Dolomiti, occorre ritornare alla fine di gennaio o i primi di febbraio 2014 per ritrovare spessori simili. Nei giorni seguenti la circolazione rimane ciclonica, solo qualche episodio d’instabilità con rovesci nevosi con apporti di poco conto, tranne nella serata del 30, quando le Prealpi occidentali e l’Alpago sono interessati dal transito di un fronte secondario che si sofferma sulla pianura, piove fino sui 500/700 m, anche se localmente la neve scende in alcuni fondovalle, dove resistono nicchie di aria fredda. Tra il 30 e il 31 una specie di pseudo dorsale si forma all’interno della vasta saccatura, una specie di lieve curvatura anticiclonica tra i vari minimi depressionari della suddetta saccatura. Pertanto il tempo migliora in parte, la nuvolosità è minore e gli strati di sole son presenti sia in pianura che in montagna. Il mese di dicembre finisce con una certa stabilità, freddo contenuto in montagna e il ritorno di una certa mitezza diurna in pianura.

Fig. 1a, 1b e 1c

Fig. 1a

Fig. 1b

Fig. 1c

Sommatoria delle precipitazioni registrate tra il
4 e l’8 Dicembre 2020  - (Fig. 1a)

Abbondante neve sulle Dolomiti tra il 28 il 29 Dicembre 2020.
Ecco un immagine della
Frazione di Molino a Falcade  - (Fig. 1b e c)

Il mese di Gennaio 2021 inizia con un episodio di maltempo legato alla discesa di un nuovo minimo depressionario inserito nella vasta e persistente saccatura centrata tra la Francia e le isole britanniche. Tale minimo provoca l’ennesimo episodio pluvio-nevoso del periodo festivo, più significativo sui monti e la pedemontana, la neve cade inizialmente fino a quota collinare e rimarrà sui 400/500 m fino al giorno dell’Epifania ogni qualvolta si verificheranno precipitazioni sulla nostra regione. Nello stesso tempo un nuovo episodio di abbondanti nevicate viene osservato tra Prealpi e Dolomiti, con altri 40/60 cm, localmente fino a 80/90 cm, già sui 1200/1400 m. Questo ennesimo evento determina cumuli di neve paragonabili all’inizio dell’inverno 2008/2009, anche se allora faceva leggermente più freddo con apporti più abbondanti a bassa quota. Poiché le precipitazioni hanno una forte componente di Stau (effetto barriera) orografico, piove assai meno in pianura, con cumuli di pioggia assai minori, specie sulla parte meridionale della nostra regione. Dal 6 gennaio la situazione diventa un po’ meno ciclonica, pur rimanendo ai margini della vasta saccatura. Il tempo migliora in montagna con giornate stabili, stupende ed invernali. Il contesto termico, infatti, diventa sempre più gelido con gelo persistente e minimi che raggiungono gli 8/11°C sotto zero nei fondovalle prealpini innevati il giorno 11 e i -12/-18°C a 1000/1200 m, anche 20/25°C sotto zero sugli altopiani prealpini. Nello stesso tempo la stabilità interessa anche la pianura dapprima con nubi stratiformi e qualche nebbia, poi il sole e il freddo s’impadroniscono di gran parte del Veneto, ad eccezione del giorno 10, quando una depressione mediterranea chiusa risale da sud verso nord, lambendo il Rovigoto con pioviggine. Anche sulla pianura il giorno 11 risulta assai freddo con diffuse gelate, anche forti sulla pianura settentrionali. Nei giorni successivi radicale cambiamento del tempo con discesa di una nuova saccatura sui Balcani ed intenso flusso settentrionale in quota sul versante sud alpino con favonio nelle valli alpine e sulla pedemontana, responsabile della totale erosione del cuscinetto d’aria fredda, mentre lo stesso resiste un po’ di più in pianura, man mano che ci allontaniamo dai rilievi alpini. In montagna e in quota annuvolamenti irregolari, più compatti a monte del muro del Foehn, con neve burrascosa sulle Dolomiti centro-settentrionali. Il vento e il freddo combinati in alta montagna generano due giornate di raffreddamento da vento, con temperature avvertite di -25/-30 per wind chill. Dopo l’episodio di favonio, la persistenza della profonda saccatura balcanica determina l’afflusso di aria di nuovo particolarmente fredda e per altri 5/6 giorni il contesto termico rimane invernale con temperature molto basse in montagna, ma non solo, la figura seguente (Fig. 2b) mostra la carta regionale con i minimi osservati il giorno 27. Le gelate infatti sono intense anche nelle valli e il contesto termico non accenna a cambiare, specie nei bassi strati per sedimentazione d’aria fredda. A fine episodio stabile, attorno al 19/20 si tocca l’apice del freddo in pianura con presenza di nebbia e di gelo persistente tra il basso veronese il rodigino, dove la galaverna regala un meraviglioso paesaggio ghiacciato. Il giorno 21 una saccatura atlantica si approfondisce sulla Francia e richiama correnti sud-occidentali d’aria assai più mite in quota (zero termico a 1200/1400 m), mentre continua a fare freddo nei bassi strati. Pertanto nevica debolmente in montagna oltre gli 800/1000 m e piove nella aria fredda sottostante, si tratta di acqua sopraffusa che gela immediatamente al contatto con una superficie di temperatura pari o inferiore a 0°C formando quel che viene chiamato “gelicidio”. È quel che accade il giorno 21 con ghiaccio sulle strade, responsabile di qualche incidente stradale sulle strade dei fondovalle prealpini. Il giorno 22 la saccatura giunge sul veneto con precipitazioni via via più estese, anche significative tra pedemontana e Prealpi, anche sulle Dolomiti meridionali alla sera. Il limite pioggia neve risale dai 600/800 m iniziali di alcune nicchie dolomitiche d’aria fredda fino sui 1200/1400 m delle stesse Dolomiti e dai 1000/1200 iniziali fino sui 1500/1700 m sulle Prealpi. Nello stesso tempo piove anche su tutto il resto del Veneto, in maniera debole sulla parte meridionale della regione. Il giorno 23 il maltempo persiste con piogge continue ed avvezione sciroccale nella notte, prima di un calo termico per l’ingresso del nucleo freddo della depressione. La neve scende sui 600/800 m sulle Dolomiti e 900/1000 m sulle Prealpi. Si tratta del episodio pluvio-nevoso più rilevante del mese (Fig. 2a) con apporti medi di 40/80 mm, sulla pianura centro-settentrionali e spesso oltre i 70/90 mm sui monti, anche più di 100 mm tra pedemontana e Prealpi. I massimi cumuli in 72 ore sono registri a Tramedere (Cansiglio) con 189 mm e a Valpore (Zona Grappa) con ben 182 mm. Subito dopo questo evento, il tempo migliora e risulta più freddo, il sole è presente sui monti, mentre nubi medio-alte rimangono sulla pianura, addirittura piove ancora un po’ sul Rodigino. Il giorno 26 correnti d’aria fredda valicano le Alpi e determinano debolissime precipitazioni tra il Vicentino e il Veronese con qualche fiocco di neve a Verona. Un po’ di pioggia cade anche sui confini meridionali a ridosso del Po. Nei tre giorni consecutivi il tempo risulta più stabile e le temperature scendono sensibilmente con diffuse gelate, anche intense in montagna e nei settori ancora innevati (Valbelluna). La fine del mese vede una nuova saccatura affacciarsi sul Veneto, preceduta da correnti d’aria mite in quota, il ché genera un paio di giorni con grande isotermia tra le basse quote e la fascia altimetrica media (1500/2000 m). Il giorno 30 il tempo peggiora alla sera con deboli precipitazioni a partire dalle zone meridionale fino sulla pianura centrale, sporadicamente anche sui monti. Il giorno 31 la perturbabilità risulta estesa durante la notte, anche in giornata sui settori centrali ed orientali con piogge che persistono fino al primo pomeriggio. Sui monti nevica fino sugli 800/1000 m, localmente ci sono tracce di neve fino sui 300/400 m (Arsié e Fonsazo). Nel pomeriggio del 31 il tempo tende a migliorare a partire dalle Dolomiti occidentali, in estensione verso sud. Pertanto alla sera gran parte del Veneto si ritrova con un cielo sereno, anche se nubi alte giungono sulla pianura per un richiamo d’aria un po’ più umida, responsabile di una copertura stratiforme in estensione dalla pianura alle Prealpi.

Fig. 2a e 2b

Fig. 2a

Fig. 2b

Carta delle precipitazioni cadute sulla regione
tra il 21 e il 23 gennaio 2021 -  (Fig. 2a)
Temperature minime osservato il giorno 27
gennaio 2021 sul Veneto, gela ovunque -  (Fig. 2b)

Il mese di Febbraio 2021, inizia con una giornata variabile con qualche tratto soleggiato e molte nubi stratiformi, non fa freddo, addirittura l’avvezione d’aria mite di matrice marittima si fa sentire durante le ore diurne. Il giorno 2 il promontorio mediterraneo si espande maggiormente in direzione del Triveneto, garantendo una giornata di tempo buono e relativamente mite in giornata grazie alla presenza del sole, nonostante qualche temporaneo annuvolamento stratiforme, assieme a qualche banco di nubi basse sulle Prealpi. Tra il 3 e il 6 il tempo rimane influenzato dall’alta pressione mediterranea, la quale consente una certa stabilità atmosferica, ma non il soleggiamento per lo scorrimento d’aria umida  negli strati medi e il ristagno d’aria assai umida nei bassi strati. Situazione favorevole alle nubi basse e al transito di nubi medie stratiformi, senza nessun fenomeno. L’origine mediterranea dell’avvezione offre un livello termico decisamente alto per il periodo con lo zero termico che sfiora i 3000 m il giorno 5. Dal 7 la situazione cambia con il transito di un primo fronte freddo, preceduto da intense correnti meridionali d’aria molto mite, anche portatrice di sabbia sahariana; pertanto la pioggia nelle valli e la neve in quota sono rosse. Il limite della neve è inizialmente alto, poi a fine episodio la neve scende fino sui 1200/1500 m. Le precipitazioni sono significative sui monti e sui settori pianeggianti settentrionali ed orientali, mentre sono assai meno rilevanti a sud. Il maltempo perdura anche il giorno 8 per il passaggio di un fronte secondario (Comma clouds), responsabile di nuove precipitazioni, nevose fino sui 1000/1200 m. Complessivamente questi due giorni apportano 25-35 mm sulla pedemontana e sui monti con altrettanti cm di neve sopra i 1800/2000 m, i cumuli di pioggia sono minori sulla pianura centro-meridionale. Il giorno 9 il tempo rimane variabile per una residua circolazione ciclonica, la pressione aumenta leggermente nei bassi strati per il breve formarsi di una dorsale post frontale, ma una nuova saccatura nord atlantica giunge sull’Italia il giorno 10 determinando un nuovo episodio nevoso fino a quote relativamente basse, localmente fino sui 400 m, con apporti di 10/15 mm, localmente fino a 20/25 mm, e altrettanti cm di neve sopra i 1200/1500 m. In pianura i cumuli di pioggia sono un po’ più modesti per la non componente di Stau orografico. Complessivamente tra il 6 e il 10 febbraio (Fig. 3a) cadono da 10/20 mm sulle pianure del sud e 20/40 mm tra la pianura centrale e quella settentrionale, mentre si hanno spesso più di 60 mm sulla montagna e le pedemontana, con picchi di 100/120 mm su alcuni settori prealpini. Si tratta dell’unica fase perturbata del mese di febbraio. Dopo il passaggio dell’ultimo fronte, il tempo si ristabilisce per l’ingresso di correnti settentrionali d’aria via via più fredda. Tra il 13 e il 14 febbraio una profonda saccatura scende dal nord Europa verso i Balcani, coinvolgendo in parte l’Italia. Tale situazione provoca un forte calo termico ovunque, fino a 20°C in meno in alta quota (si toccano i -25°C sulla Marmolada e i -19/20°C a 2500 e nelle notti tra il 12/13 e il 12/14°C si scende fino a -12/-16°C in alcune valli dolomitiche, anche -20 sugli altopiani prealpini e -25/-30°C nei posti solitamente più freddi della montagna veneta. Il freddo notturno è comunque generale, come si può vedere sulla carta delle minime del 14 febbraio (Fig. 3b), quando si verifica l’apice del freddo mensile ovunque . Le temperature sono fortemente negative quasi ovunque e si toccano valori di -4/-5°C su alcuni settori pianeggianti. Nei giorni successivi, la vasta saccatura di aria fredda scivola verso Est, mentre un’alta pressione mobile atlantica si espande verso il bacino mediterraneo. Pertanto il freddo tende a ridursi sensibilmente in quota tra il 15 e il 16, mentre l’aria fredda persiste nei bassi strati, dando luogo a forti e generalizzate gelate in montagna, anche in pianura, seppur in maniera più edulcorata. Tra i 18 e il 20 l’alta pressione diventa un promontorio di matrice mediterranea, assieme a un’avvezione d’aria particolarmente mite da sud-ovest, di conseguenza le temperature subiscono un repentino rialzo termico, specie in montagna. Lo zero termico passa dal livello del mare fino a 3400 m in due giorni e, nei giorni 20 e 21, i valori termici osservati in alta quota sono di ben 15/20°C in più rispetto a quelli del 14/15 febbraio, scarto minore in pianura, ma il confronto rispetto ai giorni più freddi è di una decina di gradi in più. Nei giorni successivi il tempo rimane molto stabile e, nonostante una temporanea lieve flessione delle temperature per il passaggio di una piccola ondulazione atlantica a ridosso delle Alpi nord delle Alpi il giorno 22, il tempo rimane stabile e gradualmente più caldo grazie al rafforzarsi di un promontorio di matrice mediterranea. Il sole e il cielo sereno sono quasi ovunque presenti, eccetto qualche nebbia notturna in pianura, ma non nelle depressioni montane, dove l’aria risulta particolarmente secca. Nelle giornate del 24 e 25 il tempo risulta assai mite per il periodo con lo zero termico attorno ai 3400/3500 m e le temperature sono decisamente elevate per il periodo. Sono toccati i 22/24°C in pianura (25.4°C a Conegliano), i 18/20°C nei fondovalle prealpini e i 16/17°C sui 1000/1200 m si quota. Nelle stesse giornate l’aria è carica di caligine e si ipotizza che fosse carica di micro particelle di sabbia in relazione ad un alimentazione di matrice africana legata alla configurazione sinottica di quei giorni. Il 27 un fronte freddo transita sul Veneto, ma in condizioni di sottovento e non accade niente di particolare, salvo qualche annuvolamento e qualche goccia sulla pedemontana, assieme a un temporaneo calo termico. L’ultimo giorno del mese vede il ritorno del sole ovunque, dopo il dissolvimento delle nubi basse formatasi tra conche prealpine e pedemontana durante la notte. Un mese che finisce con un ultima decade particolarmente mite e stabile, come se l’inverno fosse alle nostre spalle.

Fig. 3a e 3b

Fig. 3a

Fig. 3b
Carta dei cumuli di precipitazioni osservati
sul veneto tra il 6 e il 10 febbraio 2021 -  (Fig. 3a)
Carta delle temperature minime osservate sul Veneto
- 14 Febbraio 2021 -  (Fig. 3b)

Conclusione

In sintesi l'inverno 2020-2021 è stato nevoso, assai più freddo dei precedenti e rispetto alla norma. La neve abbondante già alle quote medie dei primi di dicembre, è tornata subito dopo Natale (27 e 28 dicembre), cadendo copiosa fino nei fondovalle Prealpini ed interessando anche alcuni settori della pianura. Nei fondovalle prealpini la coltre bianca è rimasta per più di un mese grazie alle basse temperature di gennaio. Complessivamente la stagione presenta 18 giornate perturbate (20%), due terzi di queste concentrate nel mese di dicembre, uno dei più nevosi degli ultimi 40 anni in quota, assai simile a quel che era accaduto nel mese di novembre 2019 oltre i 1500 m. Le giornate variabili sono 40 (44%) e danno prova di quanto la circolazione sinottica è stata ricca di saccature con alimentazione fredda che circolavano ad est della nostra regione senza poter realmente determinare maltempo a causa di alte pressioni radiative spesso presenti sul nord-est Italia. Infine le giornate di bel tempo dinamicamente anticicloniche sono state 32 (36%), assai meno del solito per quel che riguarda la stagione invernale. Pertanto l’inverno è stato un po’ meno soleggiato del solito, più freddo rispetto alla media e assai più nevoso in montagna. Lo scarto positivo delle piogge in pianura è un po’ meno evidente rispetto ai monti. Per avere un’idea dell’anomalia termica negativa nella libera atmosfera osserviamo le differenze della quota dello zero termico tra l’inverno 2019-2020 e quest’ultimo 2020-2021. Quest’inverno i giorni con scarto negativo rispetto alla quota media dello zero termico sono stati 35, mentre nell’inverno precedente erano stati osservati ben 79 giorni con scostamento positivo, a volte anche di 1000/1500 m più in alto rispetto alla media, mentre erano stati rilevati soli 12 giorni con scarto negativo. Inverno un po’ più freddo rispetto alla media quest’anno con 44 giorni con quota dello zero termico sotto la media 1974-2019 e 36 sopra.

Fig. 4a e 4b


Fig. 4a
Fig. 4b

Scarto della quota dello Zero termico nella libera atmosfera rispetto alla media1974-2019
radiosondaggi di Udine – Trimestre Dicembre 2019 - Febbraio 2020 (Fig.4a) e
Trimestre Dicembre 2020 - Febbraio 2021 ( Fig. 4b)

Ultimo aggiornamento

01-12-2022 09:41

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