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Sinossi inverno 2022/23

L’inverno 2022-2023 è stato assai meno nevoso in montagna rispetto alla media e meno piovosa in pianura, con accentuazione del deficit idrico su tutta la regione.

Il deficit di precipitazioni va da 35% nelle zone meno colpite dalla scarsità di pioggia a 60/65% di quantitativi in meno rispetto alla norma. Di fatto l’inverno 2022-2023 è stato assai più mite rispetto alla media, in maniera più evidente in montagna. In pianura e a bassa quota, lo scarto positivo è tra 0.8 e 1.5°C sopra la media, ma in quota ci sono scarti decisamente maggiori, fino a 2/2.5°C sopra la media invernale. I periodi freddi sono stati brevi con minimi osservati non rilevanti rispetto alla media.

Nella stagione minori cumuli di pioggia e di conseguenza un deficit nivale simile a quello dell’anno precedente, anche maggiore alle quote più basse. In questo inverno particolare, il vento da nord ha prevalso e si sono verificati frequenti episodi di favonio, assieme ad alcune giornate di forti venti in quota. L’episodio più rilevante si è verificato tra il primo e il 5 Febbraio 2023.

Dicembre 2022

Il mese di Dicembre 2022 inizia con una giornata di tempo variabile, con molte nubi stratiformi basse e medie per il sostare di una debole circolazione depressionaria su gran parte dell’Europa occidentale. Non succede niente di particolare sul Veneto in quanto i vari minimi attivi sono distanti rispetto alla nostra regione, se non qualche pioviggine, qualche fiocco di neve oltre i 1200-1400 m (tracce). Il giorno 2 un minimo si approfondisce sulla Francia richiamando correnti di aria un po’ più umida sul nord-est italiano, dove le precipitazioni, sempre deboli, sono un po’ più diffuse, almeno sui settori orientali, mentre rimangono assenti sulla pianura occidentale. L’avvezione meridionale determina un lieve rialzo termico alle quote più basse, ma non in alta montagna. Il 3 un nuovo è più attivo minimo, inserito nella vasta area depressionaria, scende dalla Danimarca verso il centro della Francia provocando un più deciso cambiamento del tempo su tutto il nord Italia, con graduale peggioramento del tempo, assieme ad un avvezione sciroccale su tutta la regione. Piove debolmente sui monti e in pianura, con limite della neve che risale da 1000/1200 m a 1500/1700 m al pomeriggio. Fanno eccezione i monti Lessini, dove cadono fino a 20-25 mm, localmente fino a 35 mm (Stau da sud-est) e il litorale veneziano e parte della provincia di Treviso, dove cadono da 10 a 15 mm. Il giorno 4 Il maltempo imperversa su tutta la regione, specie da metà mattinata in poi. Si tratta della giornata con massimo richiamo meridionale per l’ulteriore avvicinarsi del nucleo di bassa pressione, precedentemente centrato sulla Francia. Di conseguenza la sommatoria delle precipitazioni è assai più significativa, ad eccezione dell’estremo sud regionale e delle Dolomiti più settentrionali. Altrove cadono da 15 a 30 mm in 24 ore, anche fino a 40-60 mm nei settori dallo Stau (Lessini) con massimi di circa 60 mm a Recoaro Mille, al rifugio la Guardia e a Seren del Grappa. Durante questo episodio il limite della neve è molto variabile tra le Prealpi e le Dolomiti, tra 1300 e 1700 m, anche 1800 m sull’Alpago, e nello stesso tempo scende temporaneamente fino sui 1000-1100 m nelle valli dolomitiche più chiuse nei momenti di maggiore intensità. Gli apporti sono irrisori sotto i 1400-1600 m per importante contributo pioggia o per neve fradicia, oltre tali quote si misurano spessori di 10-15 cm, localmente 20 cm a 1600-1800 m e in alcuni casi più di 30-40 cm oltre i 2000-2200 m. Il 5 la depressione legata alla saccatura atlantica giunta sull’Italia sta finendo di transitare sulla nostra regione provocando ancora maltempo, assai meno spiccato, con tratti di variabilità rispetto al giorno prima, ma piove ancora e vi sono anche precipitazioni a carattere di rovescio. In montagna la neve cade dai 1000 ai 1400 m, con nuovi apporti di 2-10 cm di neve fresca oltre i 1600-1800 m. Nelle giornate dal 6 all'8 una dorsale presente sul nord Italia garantisce bel tempo sulla nostra regione, anche se su alcuni settori della pianura centro-meridionale il cielo rimane coperto per nubi basse e qua e là vi sono delle nebbie, come accade anche nel catino bellunese durante le ore più fredde. Alla sera dell'8 il cielo si copre per l’avvicinarsi di una saccatura atlantica, la quale determina un modesto episodio perturbato con pioggia in pianura e neve in montagna, inizialmente anche a bassa quota (già dai 250-300 m) nelle prime ore del 9. Nuovo cambiamento delle condizioni meteo associato al sopraggiungere di una nuova saccatura atlantica, la quale arriva, come già precisato, su un cuscino di aria fredda responsabile di una breve nevicata nei fondovalle prealpini, ma non in pianura. Nel corso della mattinata il cuscino viene rimosso e il limite della neve risale fino sui 1300-1600 m sulle Prealpi, mentre la neve continua a cadere fino sui 1000 m sulle Dolomiti. Nello stesso tempo continua a piovere in pianura. Alla sera il tempo migliora in parte con schiarite. Il 10 una saccatura atlantica giunge dalla Francia sull’Italia settentrionale provocando un peggioramento del tempo con una prima fase leggermente perturbata, con un po’ di neve sopra i 1000/1200 m, ma le precipitazioni sono sparse e di debole intensità. Alla sera la fase più attiva della saccatura inizia a interessare la nostra regione con l’ingresso di aria fredda. L’11 il forte tasso di umidità e la discesa di aria fredda mantengono una certa perturbabilità, con cielo coperto e precipitazioni assai diffuse, nevose inizialmente oltre i 1000 m, ma con l’irruzione fredda il limite pioggia/neve scende fino sui 300 m al pomeriggio. Cadono da 5 a 10 mm, localmente fino a 20-30 mm, con altrettanti cm di neve su alcuni settori delle Dolomiti occidentali e delle Prealpi trevigiane. Alla sera aria più secca e decisamente più fredda da nord invade la nostra regione con nettissimo calo termico in montagna. Dal 12 miglioramento del tempo grazie al formarsi di una dorsale e a una discesa di aria artica oceanica molto secca e particolarmente fredda. Il sole non riesce a scaldare l’atmosfera, specie in montagna dove il freddo beneficia della copertura nevosa per mantenersi e auto alimentarsi. Al primo mattino del 12, se i valori minimi sono contenuti in pianura oscillando tra 0 e -3°C, in media montagna si raggiungono i -10/-14°C, localmente -18/-20°C sugli altopiani prealpini, anche i -28/-30°C nelle nicchie più fredde. Il freddo si mantiene anche nella giornata del 13, fa anche più freddo in pianura con gelate un o’ più intense di notte. Il sole è ovunque presente, tranne sulla pianura meridionale per nebbie o nubi basse e fa assai meno freddo di notte su questi settori. Il 14 il tempo rimane bello e stabile, ma con lieve rialzo termico per correnti sud-occidentali richiamate da una saccatura sulla Francia. Saccatura che si avvicina ulteriormente nella giornata del 15 con graduale aumento della copertura nuvolosa nel pomeriggio/sera e precipitazioni via via più diffuse. La situazione è particolare per un’anomala omotermia verticale dovuto a un’avvezione di aria assai mite in quota, mentre lo zero termico molto basso dei giorni precedenti ha consentito all’aria fredda giunta sulla nostra regione di sedimentare in prossimità del suolo. Nel pomeriggio del 15 le temperature rilevate a 1500 m sono le stesse osservate a 3000 m, -2°C circa. Tale situazione genera una situazione particolare nel momento in cui inizia a precipitare: piove ovunque in pianura, lo stesso sulla fascia prealpina aperta alle correnti meridionali (Lessini, altopiano di Asiago e Cansiglio) con limite pioggia neve oltre i 1400-1600 m, mentre nelle conche prealpine interessate dai laghi di aria fredda nevica fino a fondovalle. Neve che viene sostituita dalla pioggia dopo poche ore, nella notte del 16 considerando che vi sono anche brevi episodio di gelicidio o pioggia congelante, là dove l’aria si mantiene temporaneamente sotto zero. Il giorno 16 tempo debolmente perturbato con deboli e intermittenti piogge legate al settore caldo, prima del transito del fronte freddo in serata. Sulle Dolomiti continua a nevicare con apporti complessivi di 10-20 cm tra i 1200 e 1500 m, prima che la pioggia cada fino sui 1600 m a causa dell’avvezione di aria mite. Alla sera il limite della neve riscende sui 1200 m in corrispondenza con il passaggio del fronte freddo. I giorni 17 e 18 sono di nuovo stabili per il formarsi di una dorsale post frontale, ben soleggiato in montagna, salvo nubi basse in pianura e nelle valli prealpine. Fa freddo in alta montagna, ma non in pianura. Il giorno 18 il sole si generalizza a tutti i settori, dopo scomparsa delle nubi del primo mattino in pianura. Fa freddo nei settori innevati, anche per il forte irraggiamento notturno, mentre in pianura i valori termici sono in linea con la media stagionale, addirittura un po’ sopra nelle ore diurne. Il giorno 19 un promontorio di stampo mediterraneo si consolida su gran parte dell’Italia e dopo un paio di giorni relativamente freddi in montagna e freschi in pianura, torna una certa mitezza, ad eccezione dei settori innevati. L’inversione termica si accentua nelle valli alpine con temperature notturne più basse a Feltre e Belluno che non sulla cima della Marmolada. Ad esempio nella notte del 20 Dicembre la minima è di 0°C e di +2°C di massima a Punta Rocca (3250 m) contro i -3.2°C di minima e i 0.9°C di massima a Feltre e i -3.8°C di minima e i 3.9°C di massima a Belluno. Nei giorni successivi il promontorio si mantiene garantendo una serie di belle giornate in montagna, salvo temporanee velature del cielo. In pianura la situazione si presenta in maniera diversa a causa di una maggiore umidità ristagnante. Pertanto le giornate soleggiate sono poche, mentre quelle con nebbie e soprattutto nubi basse sono decisamente più numerose, specie il 24 e il giorno di Natale, quando il soleggiamento si rivela essere scarso, spesso anche assente in alcuni settori pianeggianti. Il giorno di Natale il promontorio tocca il suo apice e lo zero termico nella libera atmosfera raggiunge una quota insolita in questo periodo: 3412 m alla sera. Le figure 1c e 1d evidenziano la configurazione sinottica e i livelli termici anormalmente elevati registrati quel giorno a 1500 m nella libera atmosfera, un po’ meno sulle Alpi, dove la presenza della neve al suolo riduce sensibilmente la mitezza atmosferica. Nella giornata di Santo Stefano la situazione meteorologica rimane la stessa, anche se il promontorio dà qualche segno di cedimento in quota con infiltrazioni di aria più fredda. Sulle cime Dolomitiche più alte (Marmolada), il termometro passa da 0.1°C a -9°C in meno di 24 ore, segno che le masse d’aria subtropicali sono sostituite da aria oceanica di origine polare, con ingresso di correnti zonali. In un primo tempo il cambiamento di circolazione non apporta nessun cambiamento del tempo e il giorno 27 risulta essere simile ai giorni precedenti: soleggiato o a tratti parzialmente soleggiato con velature del cielo e qualche cumulo nel cielo montano e sulla pedemontana, mentre il cielo è nuvoloso o molto nuvoloso per nubi basse sulle pianure centrali e meridionali della regione. Il 28 il tempo avverte della circolazione zonale atlantica e del crollo del geopotenziale, anche se le perturbazioni atlantiche viaggiano a latitudini più elevate, il cielo tende ad annuvolarsi e le temperature continuano a crollare per ulteriore infiltrazioni di aria oceanica polare. Il tempo tende a diventare leggermente più variabile, con lieve calo termico e maggiore nuvolosità, senza precipitazioni. Il giorno 29 un asse di saccatura si avvicina alle Alpi orientali, ma il tempo rimane stabile con sole sulle Dolomiti e sulle Prealpi bellunesi, mentre nubi basse e medie stratiformi sono già presenti altrove. Alla sera debolissime precipitazioni su quasi tutta la pianura centro-meridionale della regione e sui monti Lessini, con debole neve sopra i 1500 m. Altrove il cielo si copre ma non vi sono precipitazioni. Il 30 notte la saccatura finisce di transitare sulla nostra regione con deboli precipitazioni notturne su pianura e Prealpi occidentali (1-5 mm), ma non sul bellunese, nevose oltre i 1500-1600 m. Da metà mattinata in poi il tempo migliora con prime schiarite a partire dalle Prealpi. La mitezza termica inizia a farsi sentire, già nella notte grazie alla copertura nuvolosa e in giornata per l’affermarsi del promontorio di matrice mediterranea. Nell’ultimo giorno dell’anno, più che inverno sembra di essere a inizio primavera, specie in alta quota, con valori termici di 6/8°C sopra le medie oltre i 2000 m. In pianura il divario rispetto alla media è minore, in quanto le avvezioni di aria molto mite non sono così repentine nei bassi strati atmosferici e le ore di sole sono comunque poche per poter scaldare l’atmosfera in maniera significativa, inoltre le locali nebbie o nubi basse sono fattori che smorzano il riscaldamento diurno su alcuni settori pianeggianti e in alcune conche prealpine. In ogni caso i valori di temperatura massime osservati il 31 sono eccezionalmente elevati sia in pianura che in quota con beni 9/12°C nelle prime e punte di 5/7°C a 2000 m. Eccezionali come lo erano nel 2016 e 2017.

Fig. 1a-1b e 1c-1d

Foto del primo periodo invernale ad Arabba con neve e gran freddo, (-15°C) il giorno 11 Dicembre 2022 - (Fig. 1a e Fig. 1b )

25 dicembre 2022 - configurazione sinottica e livelli termici elevati (Fig. 1c e Fig.1d)

Gennaio 2023

Il mese di Gennaio 2023 inizia con una fase di bel tempo stabile e anormalmente mite, lo zero termico si mantiene oltre i 3000 m, anzi sale a 3620 m nella serata del primo dell’anno con una temperatura di 1,4°C in Marmolada. In alcune località della pianura sono raggiunti i 12/13°C, salvo posti interessati da nubi basse, e in montagna a 1000-1200 m si toccano punte di 6/8°C, assai meno nelle valli in ombra (0/3°C). Il 2 e 3 le condizioni rimangono pressoché le stesse con lieve flessione delle massime. Particolarità di queste giornate stabili, sono le minime in pianura assai elevate per la copertura notturna, localmente di 7/9°C. Nelle giornate del 4 e 5 il tempo non cambia, la mitezza perdura, il sole si mostra tra velature e nubi alte. In pianura la nuvolosità bassa persiste impedendo al sole di spuntare e limitando il rialzo termico diurno, fanno eccezione i settori meridionali al confine con l’Emilia Romagna, dove il sole si mostra al pomeriggio, prima che le nubi basse e le nebbie tornino a formarsi dopo il tramonto. Il giorno 6 il tempo rimane buono e stabile con sole, a tratti velato sui monti e il grigiore delle nubi basse o delle nebbie in pianura. La mitezza è ancora di regola nei posti più assolati, mentre le notti sono miti e le giornate fresche con debole escursione termica giornaliera, là dove il sole è latitante. Il giorno 7 il promontorio mediterraneo resiste, nonostante un lieve cedimento in quota legato all’approfondirsi di una saccatura atlantica sulla Francia. Tale situazione determina un aumento dell’umidità nei bassi strati atmosferici con un cappa di nubi basse assai più intensa tra pianura e valli prealpine, mentre il sole continua a brillare in montagna. Le temperature iniziano ad abbassarsi, assieme al crollo del geopotenziale in quota e lo zero termica ripassa sotto i 2000 m dopo giorni e giorni di anomalia per continua avvezione subtropicale. Alla sera il flusso sud-occidentale determina l’arrivo di nubi basse, anche nelle valli dolomitiche. Nel corso della notte tra il 7 e l’8 ulteriore calo termico in montagna con deposito di galaverna nelle valli dolomitiche (temperature negative e aria satura per la presenza delle suddette nubi basse). Il giorno 8 il tempo cambia con la prima perturbazione dell’anno 2023, cambiamento che avviene dopo quasi tre settimane di tempo stabile. Inizia a piovere, già al mattino in pianura e sulle Prealpi occidentali, mentre il peggioramento è più tardivo sulle Dolomiti, dove la neve inizia a cadere sopra i 700/800 m dal primo pomeriggio in poi. Sulla fascia prealpina, dove il freddo non si è accumulato, il limite neve è spesso oltre i 1400/1500 m. Nella serata dell’8 intensificazione del tempo perturbato con diffuse precipitazioni di debole, localmente e a tratti di moderata intensità. La neve continua a scendere oltre i 700 m sulle dolomiti e oltre i 1300-1400 m sulle Prealpi. Al mattino del 9 l’asse della saccatura non è ancora passato, ma vi sono delle schiarite, prima che il nucleo più freddo in quota giunga sulla nostra regione provocando tempo instabile nel pomeriggio, dando luogo a rovesci piuttosto frequenti, nevosi oltre i 600-1000 m. Questo episodio di maltempo apporta da 15 a 25 mm sulle Dolomiti con altrettanti cm di neve oltre i 1400-1600 m, 30-40 mm sulle Prealpi (localmente oltre 50 mm sull’Alpago) con altrettanti cm di neve fresca sopra i 1800 m. In pianura cadono da 20 a 30 mm, un po’ meno sui settori meridionali con cumuli di 5 10 mm. Il 10 una dorsale si forma sul nord Italia favorendo un generale miglioramento del tempo, con calo termico e ritorno del sole. Sulle Alpi situazione di favonio nelle prime ore del giorno con temporaneo rialzo termico nelle valli, mentre il freddo riconquista le cime alpine (-15.5°C in Marmolada). La dorsale resiste ancora per buona parte del giorno 11 prima che un’ondulazione atlantica (veloce saccatura presente in quota, ma non nei bassi strati atmosferici) giunga sulla nostra regione in serata, con qualche sporadico fenomeno serale sulla pedemontana e su alcuni settori dolomitici, con tracce di neve sopra i 1500 m, localmente anche fino a 800/900 m per un residuo cuscino di aria fredda. Il 12 la saccatura finisce di transitare sulla nostra regione con deboli piogge notturne sul vicentino e il trevigiano. In giornata il tempo migliora dopo dissipazione delle nubi, dapprima sui monti e nel corso della mattinata anche in pianura, con lieve calo termico. Nei giorni seguenti una dorsale mediterranea si forma riportando il sole in montagna e molte nubi stratiformi in pianura, le quali riducono il soleggiamento e l’escursione termica diurna mitigando le temperature notturne e riducendo il rialzo diurno. Tale situazione si mantiene fino al 14, nonostante il lieve cedimento della dorsale nelle prime ore del giorno 13 per il transito di un fronte caldo a nord delle Alpi, responsabile del passaggio di nubi alte tra la notte e il mattino, prima che il cielo si rassereni del tutto. Il 15 una profonda saccatura alimentata da aria artica si approfondisce sulla Francia e inizia a lambire il Mediterraneo con graduale peggioramento del tempo a partire dai settori occidentali regionali nel tardo pomeriggio, poi in estensione al resto del territorio in serata; nevica oltre i 1400/1500 m, mentre sulle Dolomiti la neve scende sui 1000-1100 m. Nella notte il tempo risulta leggermente perturbato, prima di un breve intervallo il mattino del giorno 16. Nei giorni successivi la vasta saccatura con vari minimi depressionari e alimentata da aria via via più fredda favorisce il transito di diversi fronti freddi, ognuno associato a brevi fasi perturbate, con il secondo fronte nel pomeriggio del giorno 16; la neve scende fino sui 700/800 m e piove in maniera abbastanza diffusa, in maniera debole, localmente moderata sulle Prealpi occidentali. Il giorno 17, dopo qualche residuo fenomeno nella notte, un terzo fronte giunge sul Veneto nella tarda mattinata con nuovo episodio perturbato nel pomeriggio, la neve scende fino sui 500/600 m, localmente qualche fiocco giunge in Valbelluna. I centri dinamici responsabili del maltempo rimangono marginali rispetto alla nostra regione e i 5 episodi leggermente perturbati portano poche precipitazioni, i cumuli su quattro giorni sono visibili sulla carta seguente (Fig. 2 a). Le precipitazioni sono decisamente maggiori sulla pianura rispetto alla montagna, dove la caratteristica più saliente di questa fase è termica, con un periodo freddo di alcuni giorni, addirittura gelido in alta. Oltre i 1000 m si contano diversi giorni senza disgelo e in Marmolada le temperature oscillano tra -20 e -16°C per ben 6 giorni consecutivi. In pianura il freddo è decisamente meno presente per l’assenza d’irraggiamento notturno per la mancata infiltrazioni di aria fredda attraverso le porte del Rodano. Il 18 un fronte occluso interessa la nostra regione con precipitazioni relativamente abbondanti tra Prealpi e pedemontana occidentali. Nevica abbondantemente oltre gli 800 m, con pochi cm sotto i 600 m, anche se localmente la Valbelluna si ritrova imbiancata per tracce di neve o qua e là per 2 o 3 cm, così come la pedemontana occidentale della regione. Il 19 un fronte occluso transita sulla nostra regione con episodio nevoso sui monti, localmente significativo sulle Prealpi, con limite neve fino in molti fondovalle, dove non vi sono accumuli se non 2-3 cm e perlopiù tracce. La presenza di aria fredda in quota determina fenomeni temporaleschi con rovesci, anche di graupel (neve pallottolare) in pianura. Addirittura una tromba marina nei pressi di Chioggia nel tardo pomeriggio. Il 20 la temperatura cala sensibilmente nel pomeriggio/sera per avvezione nord-orientale di aria polare. Il 21 e 22 il tempo si ristabilisce, nonostante la circolazione rimanga depressionaria, ma la nostra regione si trova fuori dai nuclei di forte umidità che si avvolgono attorno al minimo depressionario mediterraneo, pertanto la nostra regione si trova nell’occhio del ciclone senza nubi e senza precipitazioni. Fa particolarmente freddo all’alba del 21 con forti gelate in montagna, di minore intensità in pianura, ma presenti anche là. Le massime rimangono spesso negative oltre i 1000 m e risalgono in pianura grazie al buon soleggiamento, di fatto su alcuni settori vengono toccati gli 8-10°C. Il 22 stessa situazione ma con qualche annuvolamento in più al pomeriggio/sera e generale rialzo termico in quanto l’aria fredda viene rincalzata da correnti sud-orientali di aria un po’ meno secca. Il 23 un intenso ritorno da est legato all’ampia circolazione depressionaria mediterranea determina tempo perturbato con precipitazioni inizialmente diffuse nella notte, poi limitatamente alle zone montuose e pedemontane nel pomeriggio. I nuclei di massime precipitazioni sono in Alpago, sulle Prealpi e pedemontana vicentine e sui Lessini, con punte di 30-40 mm. Altrove piove meno, mediamente 10-20 mm sui monti e sulla pedemontana, nonché sul rodigino, e fa eccezione il veronese, dove piove poco. La neve cade inizialmente fino a 300-400 m, qualche fiocco in Valbelluna, pochi cm tra Arsié e Fonzaso, ma si rialza rapidamente fino sui 900-1100 m. In montagna oltre i 1200-1400 la coltre di neve fresca raggiunge 10-15 cm, localmente anche 25 come a Cortina, più in alto anche 25-30 cm con un massimo di 43 cm a Monte Lisser. Il 24 l’influenza della depressione mediterranea centrata sulla Toscana si fa ancora sentire con persistenza del richiamo orientale di aria umida, responsabile di neve burrascosa sopra i 900-1000 m ed intermittente tra Dolomiti e Prealpi, specie sui settori orientali, mentre vi sono deboli piogge intermittenti in pianura, specie al pomeriggio. Il giorno 25 il tempo migliora grazie all’espansione dell’alta pressione mobile nord atlantica che richiama correnti di aria più secca da nord-est sulla nostra regione. Il sole torna a predominare, salvo iniziali nubi basse al mattino, maggiormente resistenti tra la Valbelluna e gli altopiani delle Prealpi occidentali. Nelle giornata dal 26 al 28 la situazione rimane la stessa con una depressione sull’Italia meridionale, la cui influenza sul Veneto è pressoché inesistente, salvo qualche annuvolamento in arrivo da est e in caso di buon irraggiamento notturno, qualche nube basse o nebbia d’irraggiamento, in dissolvimento dopo il sorgere del sole. Il contesto termico è particolarmente freddo in montagna con diffuse gelate notturne, anche intense nelle valli innevate (-8/-14°C, localmente più basse sugli altopiani prealpini), anche in pianura gela qua e là di notte con punte di -2/-3°C. anche -4°C il 27 Gennaio sulla pedemontana (-4.5 a Soffranco). In giornata il sole riscalda l’atmosfera con punte di 8/9°C, anche in montagna in alcune località interessate da shallow Foehn (Cortina il 26 Gennaio con ben 8°C di massima). Il giorno 29 il flusso cambia disponendosi da nord-ovest apportando aria meno fredda in alta quota, nel contempo il freddo rimane ben presente nei bassi strati grazie alla sedimentazione di aria fredda, il sole splende su gran parte della regione, eccetto sulla pedemontana occidentale per nubi basse, in dissolvimento in tarda mattinata. Pertanto le minime sono particolarmente basse tra i fondovalle prealpini e la pianura. Situazione che si accentua ulteriormente il giorno 30, in corrispondenza di un’avvezione di aria meno fredda in quota, mentre la sedimentazione di aria fredda sottostante non viene rimossa; fa più freddo in alcune zone della pianura e nei fondovalle prealpini che non a 2000-2200 m sulle Alpi. L’avvezione fredda dei giorni precedenti ha consentito al freddo di diffondersi ovunque e quasi tutta la regione conosce gelate notturne, come si può vedere sulla carta (Fig. 2b), addirittura fino a -4/-5°C su molti settori della pianura, cioè più freddo di quanto non faccia in diverse valli dolomitiche a 1200-1600 m. La giornata è bella, nonostante il transito di temporanee nubi medio-alte al mattino. Il giorno 31 tempo ben soleggiato e freddo al mattino, ad eccezione di qualche rialzo termico per episodi di Foehn in alcune valli montane, le gelate sono più intense rispetto al giorno precedente, sono anche assai diffuse in pianura, però il buon soleggiamento, prima dell’arrivo di nubi alte (cirri e cirrostrati), favorisce un certo rialzo termico con punte di 5/8°C tra pianura e fondovalle prealpini. In montagna le massime risentono delle locali condizioni di Foehn, del soleggiamento, ma anche delle valli in ombra, pertanto le massime variano sensibilmente da un settore all’altro a parità di quota. Ad esempio si rilevano 6.4°C a Bosco Chiesanuova, 5°C a Cortina e nello stesso tempo -0.4 a Falcade e -3.4°C a Rocca Pietore (Bosco verde).

Fig. 2a, 2b

Precipitazioni in Veneto dal 15 al 17 gennaio -le precipitazioni sono maggioni in pianura (Fig 2a)

Temperature minime osservate il giorno 30 gennaio 2023 sul Veneto, gela ovunque - (Fig. 2b)

Febbraio 2023

Il mese di Febbraio 2023, inizia con una situazione ancora anticiclonica e il tempo è stabile, soleggiato, relativamente freddo di notte, con forte escursione termica giornaliera nei posti più assolati. L’unica insidia è legata alla presenza di qualche velatura, più presente in pianura. Alla sera aria più fredda da nord giunge sulle Alpi in quota. Il giorno 2 forti correnti settentrionali, sempre legate alla configurazione di alta pressione atlantica a ovest e profonda saccatura balcanica scendono dalla Germania verso l’Italia provocando Stau sul versante nord alpino e favonio sulla nostra regione con bel tempo in pianura e sulle Prealpi, assieme a valori termici piuttosto alti in giornata grazie al Foehn, almeno sulla pedemontana e nelle conche prealpine, con ben 16.5°C a Feltre e 15°C a Belluno nel tardo pomeriggio. Nello stesso tempo le temperature culminavano a 8/10°C in pianura per assenza di favonio. Sulle Dolomiti il cielo è in parte nuvoloso, addirittura coperto sui settori settentrionali con neve burrascosa, fa anche freddo in alta quota. Freddo accentuato dai forti venti che raggiungono punte oltre i 100 km/h, localmente fino a 110-120 km/h sulle cime più alte (wind chill a -30/-35), in queste condizioni di vento rafficato, molti impianti di risalita chiudono. Il giorno 3 il tempo inizia ovunque con il sole. Fa più freddo in pianura rispetto alle conche prealpine e ad alcune valli montane dove il Foehn continua a spirare. Al primo mattino i venti sono già forti in alta quota con valori oltre i 100 km/h (punta a 127 km/h sul Piz Boé alle ore 7.40). In giornata il sole continua a brillare ovunque, il Foehn perdura e i forti venti continuano a sferzare le quote più alte. Alla sera sono addirittura molto forti con raffiche fino a 120-130 km/h in quota. Il 4 nel corso della notte spirano venti molto forti sui moti con forti raffiche di Foehn nelle valli. L’apice del vento si verifica nella notte del 4 con punte di 156 km/h in Marmolada e 179 km/h a Ccima Pradazzo (Falcade). Il vento provoca qualche danno, specie schianto di piante, qua e là anche alle abitazioni. Il 4 gli impianti della maggiore parte delle stazioni sciistiche sono chiusi tutto il giorno per la violenza delle raffiche in quota. Nel contempo i venti di favonio non raggiungono la pianura, dove il sole padroneggia con temperature più basse rispetto alle valli prealpine, 10-12°C contro i 15-18°C osservati in alcuni fondovalle prealpini. Il giorno 5 il vento spira ancora, ma in maniera minore, il Foehn si attenua e il tempo rimane del tutto soleggiato con cielo terso, salvo qualche annuvolamento sulle Dolomiti più settentrionali. Il 6 la parte più occidentale della saccatura balcanica avanza verso ovest apportando aria gelida sull’Italia centrale, in maniera meno diretta anche sulla parte nord-orientale coinvolgendo il Triveneto. Di fatto fa più freddo al pomeriggio, che non al mattino. Il sole splende su gran parte della regione, con un atmosfera via via più fredda, anche se i massimi in pianura raggiungono spesso i 3/5°C, localmente fino a 6/7°C. Nella serata del 6 una discontinuità termica e una piccola anomalia di strato limite (depressione nei bassi strati atmosferici) determina un breve episodio nevoso sulle Dolomiti, specie sull’Agordino con alcuni cm di neve soffice fino sui 500 m. Episodio breve, che lascia spazio a cielo stellato entro le ore 22. Il giorno 7 il Veneto si sveglia sotto una configurazione sinottica particolare: un potente anticiclone radiativo (pressione al suolo tra i 1035 e 1039 hPa), sormontato da una saccatura balcanica di aria man mano più fredda. Pertanto il tempo risulta stabile, ben soleggiato e già particolarmente freddo, specie in montagna, dove i minimi della notte scendono tra i -10/-15°C nelle valli innevate, fino a -18/-20°C in alta quota. Anche in pianura il freddo inizia a farsi sentire con diffuse gelate (-5/-3°C). Tale configurazione perdura e si accentua nei giorni seguenti determinando la fase più fredda dell’inverno 2022/2023 sul Veneto. La carta (Fig. 3a) permette di osservare la situazione sinottica responsabile di questa ondata di freddo sull’Italia e in particolare sul nord-est del paese. L’apice del freddo si verifica tra il 9 e 10 del mese, con gelate particolarmente intense, anche in pianura con -6/-7°C nelle zone solitamente più fredde e -4/-5°C su molti settori. Di conseguenza le massime rimangono piuttosto basse con punte di 3-4°C, localmente fino a 5/6°C grazie alla presenza di aria particolarmente secca, favorevole al riscaldamento diurno. Nelle due giornate di massima intensità del freddo, la montagna veneta è interessata da freddo pungente di notte con molte località sotto i -9°C/-10°C a bassa quota (Belluno -10.6°C all’alba del 9/02/2023), -13/-16°C nelle valli dolomitiche innevate e sugli altopiani prealpini. Le minime assolute sono nella Piana di Marcesina con -23.8°C, a Misurina con -19,3°C e Cimacanale a Santo Stefano di Cadore con -19.2°C. Il freddo si attenua sensibilmente nel pomeriggio dell'11 in quota grazie a un’avvezione di aria decisamente meno fredda di origine atlantica, che pone fine alla fase particolarmente fredda dei giorni passati. Dal 12, se con l’insediarsi dell’alta pressione di matrice atlantica il tempo rimane stabile e molto soleggiato, la situazione cambia radicalmente per l’andamento termico, dapprima in montagna per il giungere di aria più mite in quota. Di fatto il rialzo delle temperature avviene dapprima in montagna, mentre il residuo strato di aria fredda, eroso più lentamente, rallenta l’aumento termico sia nelle valli che in buona parte della pianura, anche per il persistere di un buon irraggiamento notturno, con gelate notturne ancora diffuse nella notte del 12. Nei giorni successivi l’alta pressione atlantica scivola verso levante e si ritrova centrata proprio sull’Italia a cavallo tra il 14 e il 15, giorni di grande mitezza diurna: 12/14°C in giornata tra pianura e conche prealpine, ma anche di 10°C attorno ai 1000 m e di 5/6°C a 2000 m. Giorni in cui lo zero termico nella libera atmosfera sfiora i 3000 m. Il contrasto termico con la settimana precedente è assai marcato: 10/12°C di differenza per le massime in pianura e altrettanto per le minime in montagna. Il giorno 14 si registrano massime di 14/15°C a 1600 m, cioè più di quanto faccia in pianura con 10/13°C. Situazione che si spiega con l’avvezione di aria molto mite e secca in quota, quel che non avviene nei bassi strati, dove l’umidità è maggiore e dove l’alto tasso di polveri riduce il beneficio del buon soleggiamento. Nei giorni successivi, cioè il 16 e 17, accade lo stesso con freddo e inversione termica nelle valli e in pianura, mentre le temperature sono positive di notte oltre i 1000-1400 m fino sui 2400/2500 m. In giornata il sole riscalda ovunque, di più in quota che non nei bassi strati atmosferici delle Prealpi e di alcuni settori pianeggianti o prealpini, come la Valbelluna, dove nubi basse e nebbie limitano il rialzo termico diurno, ma non ovunque e in alcune zone i 15/16°C vengono raggiunti. Nei giorni successivi non cambia niente, se non un temporaneo lieve calo termico per il transito di un pseudo asse di saccatura il giorno 19, assieme a un temporaneo e lieve calo termico in quota e un’attenuazione dell’inversione termica nella notte tra il 19 e il 20. Nelle giornate del 20 e 21 l’avvezione calda in quota tocca il suo culmine con temperature positive, anche di notte a 3200 m (+0.1°C a Punta Rocca in Marmolada alle 3 di notte del 21, anche 5/6°C a 2000 m e fino a 6/7°C a 1500 m sulle vette prealpine). I massimi sfiorano i 9/10°C a 2000 m. Ad Arabba dall’inizio delle misure (1984) è la prima volta che si osservano 10 giorni consecutivi con temperature uguali o superiori a 10°C, il precedente record era di 8 giorni nel 1998 e prima ancora di 6 giorni nel lontano 1990. Il giorno 23 le temperature iniziano a scendere sia per il cedimento dell’alta pressione (crollo del geopotenziale) che per il crescente umidificarsi dei bassi strati atmosferici. Il tempo cambia ma non peggiora realmente, in quanto il minimo depressionario presente sul golfo di Biscaglia rimane distante e la lieve ciclonicità rilevata sul Veneto determina solo qualche locale pioviggine. Il 24 si presenta con una circolazione leggermente ciclonica, ma come per il giorno precedente i centri dinamici sono distanti, anzi la depressione si è allontanata verso la penisola iberica e il sole brilla in montagna, anche se con qualche annuvolamento. In pianura la situazione è un po’ meno buona con molte nubi stratiformi, in parziale dissolvimento. Il 25 una sella tra il minimo depressionario mediterraneo e una saccatura in discesa dal nord Europa determina tempo discreto sui monti e a tratti variabile tra le Prealpi e la pianura, inizia a fare un po’ più freddo, eccetto qualche settore prealpino e qualche valle dolomitica interessati da venti di favonio al pomeriggio, quando le correnti da nord associate alla suddetta saccatura fanno il loro ingresso sul Veneto, dove la nuvolosità tende a intensificarsi con qualche locale pioviggine, specie in pianura. Nella notte tra il 25 e il 26 un fronte freddo transita sulla nostra regione. La posizione di sottovento del versante italiano determina una situazione un po’ anomala con assenza di fenomeni sulle Dolomiti, mentre gli effetti del fronte si fanno sentire sulla fascia prealpina e la pedemontana con rovesci notturni, nevosi oltre i 700/900 m. Gli apporti sono modesti con 2-5 cm di neve fresca a 1000 m, leggermente superiori a 1500 m. Lo stesso fronte salta buona parte della pianura, dove i fenomeni sono pressoché assenti, salvo la parte meridionale della regione. Tipica situazione di sottovento con gli effetti frontali inibiti in parte dalla subsidenza di sottovento generata dai venti settentrionali. Il cielo è nuvoloso, anche coperto ma i fenomeni sono assenti, salvo fiocchi portati da vento in quota e qualche goccia qua e là. Il freddo associato a questo passaggio frontale è piuttosto accentuato in quota con -21.6°C in Marmolada, mentre il Foehn smorza in parte il freddo nelle valli dolomitiche e nei fondovalle prealpini, ritardando il calo termico osservato in quota. In pianura le temperature sono piuttosto basse, oscillando tra 4 e 7°C. Il giorno 27 le correnti da nord-est continuano a fare affluire aria fredda ed umida da nord nord-est, il calo termico è generalizzato, piove leggermente nella notte con tracce di neve fino sui 500/700 m sulle Alpi. Al pomeriggio diradamento parziale della nuvolosità e riaffacciarsi di schiarite. L’ultimo giorno del mese si presenta buono, stabile ed in prevalenza soleggiato grazie all’avvezione di aria più secca da nord-est, fa ancora freddo in alta quota per la residua alimentazione di aria fredda (-10°C a 2000 m e -13°C a 3000 m al primo mattino), poi il freddo si attenua in parte. Nel tardo pomeriggio correnti da sud-est legate a un minimo mediterraneo riportano un po’ di nubi sul Veneto, nuvolosità che si estende anche alle Alpi in serata. Tutto questo in un contesto termico diurno un po’ meno freddo in montagna e meno fresco in pianura. Il grafico sottostante mostra attraverso la quota dello zero termico di Udine (Fig. 3b) le 4 ondate di freddo avvenute nell’inverno 2022-2023, di cui 2 nel solo mese di Febbraio, in corrispondenza di saccature o gocce fredde in sosta sul Mediterraneo..

Fig. 3a e 3b

Carta della situazione sinottica responsabile dell’ondata di freddo sul Veneto tra il 7 e 11 febbraio 2023 - (Fig. 3a)

Carta della situazione sinottica responsabile dell’ondata di freddo sul Veneto tra il 7 e 11 febbraio 2023 - (Fig. 3b)

Conclusione

In sintesi il trimestre Dicembre-Febbraio 2022-2023 appare anomalo per vari aspetti, a livello sinottico, termico, precipitativo e aerologico (venti). Un insieme di caratteri tali da considerare la suddetta stagione assai distinguibile da una stagione invernale abituale, ma assai simile all’inverno precedente. Gli elementi salienti e simili sono l’egemonia della circolazione sinottica. Una prevalenza di promontori atlantici con fasi anticicloniche, sbarramento alle perturbazioni e periodi ricorrenti di flusso dai quadranti settentrionali. In controparte le saccature atlantiche sono state latitanti per traiettorie troppo settentrionali o per approfondimento troppo orientale sui Balcani. Solo a due o tre riprese sono giunte sull’Italia con flusso da nord-est responsabile di brevi episodi di freddo.

Complessivamente la stagione presenta 11 giornate perturbate (10%) contro le 4 dell’anno precedente (5%); le giornate variabili sono state 41 (45%) contro le 38 del 2021-2022 (42%) e danno prova di quanto la circolazione sinottica è stata meno ricca di saccature con alimentazione fredda sulla nostra regione. Infine le giornate di bel tempo dinamicamente anticiclonico sono state 40 (44%), un terzo in meno rispetto all’inverno precedente con 60 giorni stabili (65%), assai meno del solito.

Per avere un’idea dell’anomalia termica positiva nella libera atmosfera, basta osservare le differenze della quota dello zero termico storico medio e quello di quest’anno, paragonabile al 2021-2022. La lettura simultanea dell’andamento dello zero termico nella libera atmosfera dei radiosondaggi di Udine (Fig. 4a e 4b) evidenzia quanto quest’ultima stagione sia stata assai meno fredda rispetto al solito (considerare la linea blu della media 1974-2021 o 1974-2022 di ogni grafico), nonostante tre o quattro brevi fasi fredde. Si rilevano ben 54 giorni sopra la media. Gli scarti sono inoltre eccezionali, spesso oltre i 3000 m (a tre riprese anche oltre i 3500 m). Andamento che evidenzia quanto l’anomalia positiva di quest’inverno 2022-2023 in quota (Fig. 4b) amplifichi la positività termica rispetto a quelli negativi (i picchi sopra la media sono decisamente più marcati rispetto a quelli negativi).

Fig. 4a e 4b

Scarto della quota dello Zero termico nella libera atmosfera rispetto alla media 1974-2019 – radiosondaggi di Udine – Trimestre Dicembre 2021- Febbraio 2022 Fig.4a e Trimestre Dicembre 2022- Febbraio 2023- Fig. 4b.

Ultimo aggiornamento

17-05-2023 09:39

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