Ultimo aggiornamento
18-06-2024 16:23L’ultimo inverno è stato eccezionalmente mite: in dicembre valori medi di 2°C sopra la media in montagna e di 1,5°C in pianura. In gennaio si registra qualche episodio freddo di breve durata nella seconda decade del mese, senza che faccia mai particolarmente freddo. A febbraio la situazione non cambia, soprattutto durante le due prime decadi del mese. Le precipitazioni in dicembre sono inferiori alla media in pianura e su alcuni settori delle Prealpi e in linea con la media o leggermente superiori su alcuni settori del Bellunese. In gennaio precipitazioni più o meno nella norma, nonostante gli episodi piovosi siano meno frequenti, 2 distribuiti in 4 giorni. Come per dicembre, la neve cade alle quote medio-alte e in molte stazioni tra i 1200 e 1500 m la pioggia è spesso presente. Al dire di molti montanari, specie sulle Prealpi, ma non solo, il coefficiente nivometrico (parte della neve nel totale delle precipitazioni misurate) è il più basso mai osservato. In febbraio la piovosità, come la neve in quota, cade nella misura del doppio, anche del triplo su alcuni settori delle Prealpi occidentali, rispetto alla media del mese.
Dicembre 2023
Il mese di dicembre 2023 inizia con un forte episodio di maltempo tra il primo e il 2, associato a un forte flusso di libeccio, responsabile di un anomalo rialzo termico su tutta la nostra regione e di abbondanti precipitazioni, specie nei settori esposti allo Stau da sud-est nei bassi strati atmosferici. I quantitativi di pioggia sono abbondanti. In 48 ore cadono da 60 a 80 mm, localmente oltre i 140 mm (171.8 mm a Soffranco e 150 a Col di Pra’ - Taibon). In pianura i quantitativi sono minori, in quanto la perturbazione aveva colpito di più nell’ultima giornata dell’autunno, in altre parole il 30 di novembre. Il netto rialzo termico determina un sensibile rialzo del limite delle nevicate, fin’oltre i 2500 m in alcuni momenti del 1° dicembre, prima che la neve riscenda fin sugli 800-900 m nel pomeriggio del 2 con imbiancata o nella migliore delle ipotesi qualche cm: 3-10 cm a 1000-1200 m. Nello stesso tempo gli apporti variano da 15 a 40 cm oltre i 2000-2200 m, anche oltre i 50-60 cm sopra i 2500, localmente oltre il metro di neve fresca sulle cime più alte. Il giorno 3 una discesa di aria secca e fredda investe tutto il Veneto provocando un netto miglioramento del tempo con sole e aria nitida. Il contesto termico è prettamente invernale in montagna, ma anche in pianura. Il 4 una saccatura atlantica si avvicina al Triveneto con richiamo di aria via via più umida da sud-ovest. Il cielo è coperto ovunque per nubi medie stratiformi in un contesto relativamente freddo in pianura e invernale in montagna. La depressione associata a tale saccatura scorre sotto le Alpi, interessando maggiormente la pianura, mentre la montagna rimane in parte marginale, specie le Dolomiti nord-orientali. L‘avvezione di aria fredda del 3 ha generato un cuscinetto di aria fredda, responsabile della neve a bassa quota, (quote collinari 200 m) e in quasi tutti i fondovalle prealpini. Questa perturbazione si manifesta dalla tarda mattinata in poi a partire dalle zone occidentali della regione e apporta precipitazioni di debole entità, comprese tra 1 e 3 mm, localmente fino a 5-8 mm sulle Prealpi occidentali, con altrettanti cm di neve fino a bassa quota, nevica anche sui colli Berici e quelli Euganei, si tratta della prima neve stagionale al di fuori dell’arco alpino. Il lieve maltempo interessa tutta la regione, specie tra la notte e il mattino del giorno 5 per la persistenza della lieve circolazione ciclonica, prima che le correnti nord-orientali consentono un parziale miglioramento con prime schiarite entro la sera a partire dalle Dolomiti. Tutto questo in un contesto termico piuttosto freddo. Il giorno 6 una dorsale interessa la nostra regione e con essa il sole prevale, nonostante qualche residuo annuvolamento. Le temperature diurne sono in rialzo, ma in alta quota l’aria fredda resiste. Il giorno 7 la presenza di una dorsale favorisce l’ingresso di correnti nord-occidentali di aria fredda e più secca, responsabile di una giornata soleggiata e complessivamente fredda, anche se con un temporaneo rialzo termico nelle ore centrali del giorno in pianura, mentre l’aria fredda resiste in quota e nei settori montani in ombra. L’unica eccezione a questa stupenda giornata si limita a nebbie radiative in Valbelluna, in rapido dissolvimento dopo il sorgere del sole. L’8 un asse di saccatura giunge sull’Italia determinando la formazione di una depressione chiusa che scivola verso il medio Tirreno e il centro-sud Italia, pertanto le regioni nord-orientali sono marginalmente interessate da un lievissimo peggioramento del tempo con neve fino a bassa quota, cioè localmente fino in alcuni fondovalle prealpini. La marginalità del peggioramento dà luogo a fenomeni deboli, anche molto deboli: mediamente 1-2 mm, solo il meridione della regione registra apporti di 2-4 mm. La neve cade fino a bassa quota (fondovalle prealpini), ma ovunque sui monti sono solo tracce o al più 1 cm. Nei 2 giorni successivi il tempo alterna piccole dorsali con intervalli di bel tempo, come buona parte del 9, e due nuovi piccoli assi di saccatura, il primo nella notte tra sabato 9 e domenica 10, responsabile di debolissime precipitazioni, nevose oltre i 600 m, tracce di neve e di deboli piogge, i cui apporti sono inferiori a 1 mm, eccetto il litorale orientale con cumuli di pioggia di 2-5 mm. Il secondo giunge sulle Alpi nella notte tra domenica 10 e lunedì mattino 11 con debolissima neve oltre i 1400-1600 m, prima che il tempo migliori in parte nel pomeriggio dello stesso giorno, pur conservando una certa nuvolosità sull’arco alpino fino a sera. Le temperature sono in rialzo a tutte le quote. Il giorno 12 inizia con una fase ancora leggermente anticiclonica, anche se la dorsale scivola leggermente verso levante per lasciare spazio ad un richiamo di aria man mano più umida da sud-ovest, valle a dire copertura nuvolosa in aumento fino a cielo coperto in serata, quando isolate deboli precipitazioni giungono sui settori occidentali della nostra regione. Le temperature sono in ulteriore aumento grazie all’avvezione sud-occidentale che consente all’aria mediterranea di raggiungere il Veneto: massime di 9/11°C in pianura, assai meno in caso di nebbia persistente (2/4°C). Anche in montagna le massime salgono per toccare i 5/8°C a 1000 m nelle valli più assolate e, come per la pianura assai meno nelle valli in ombra, il cui effetto assomiglia in parte a quelli osservati con la nebbia. Il 13 una veloce saccatura atlantica giunge sulla nostra regione, dove provoca un peggioramento del tempo con un episodio pluvio-nevoso di moderata intensità sulle Prealpi e la pedemontana: 20-35 mm, mentre più a sud e più a nord gli apporti tendono a diminuire sensibilmente, anche se con 10-15 mm sulle Dolomiti e un po’ meno sulla pianura meridionale, dove lo stesso episodio risulta essere assai più debole. La neve imbianca di nuovo la montagna veneta con 10-20 cm di neve a 2000 m, assai meno sotto e solo a fine episodio grazie al raffreddamento finale che consente alla neve di riscendere a 1100-1400 m, ma con apporti irrisori alle quote più basse. Dal 14 il tempo torna a migliorare e diventa di nuovo più fresco, addirittura freddo in quota. Il tempo bello e stabile si mantiene per 4 giorni grazie a un promontorio che dall’Atlantico scivola verso l’Europa occidentale. Configurazione che favorisce un netto rialzo termico in quota, mentre l’aria fredda sedimenta nei bassi strati. All’alba del 18 fa assai più freddo su alcuni settori della pianura e nelle conche prealpine con meno -3/-2°C rispetto alla cima della Marmolada: -1.5°C alle ore 8 o rispetto alle temperature rilevate a 2000 m: da 5 a 7°C sopra lo zero. Al contrario di giorno la struttura di alta pressione e la grande mitezza osservata in quota provoca un netto rialzo delle massime, anche nei bassi strati. Tant’è che sulla montagna si battono dei record di temperature per la seconda decade di dicembre con punte di 14 e 15°C sulle Prealpi vicentine a 1000 m di quota. In pianura i valori sono alti, ma non da record, come si può vedere sull’immagine (2b). Questa situazione si ripete il giorno 19 con sole, notte fresca nei bassi strati atmosferici, mitezza in alta quota e giornata particolarmente mite ovunque, ad eccezione delle valli in ombra, dove l’inversione termica e il gelo persistono. Le massime sono spesso a 2 cifre in pianura con punte di 12/14°C, anche sui settori prealpini a 1000 m come ad Asiago e Bosco Chiesanuova dove si sfiorano i 15°C. Questo alla vigilia del solstizio invernale e non è la prima volta che accade negli ultimi anni, già nel 2015 e 2016. Nello stesso tempo a 1000 m sulle Dolomiti, nei settori in ombra, le temperature rimangono vicino allo 0°C o appena sopra. Il 20 e 21 la situazione non subisce nessun evoluzione, tranne che il transito di nubi alte per il passaggio di una debole ondulazione atlantica, ma senza nessun effetto, se non un inizio di calo termico per ingresso di aria più fresca di matrice polare atlantica. Il 22 un fronte freddo in arrivo da nord transita sulla nostra regione provocando una situazione di favonio tra Prealpi e pianura, dove il tempo risulta particolarmente soleggiato e mite con punte di 13-14°C su alcuni settori pianeggianti interessati dal Foehn, 10/11°C fino a 1000 m sulle Prealpi occidentali, e addirittura fino a 15/16°C su alcuni zone della pedemontana, sotto i Lessini e il Grappa. Nello stesso tempo il forte flusso da nord-ovest determina l’ingresso del muro del Foehn sul versante italiano generando una situazione assai rara con i venti settentrionali, cioè maltempo con neve portata dal vento fino sui 1000-1200 m e vere nevicate oltre i 1500 m, con apporti anche di 5-10 cm, localmente fino a 15 cm a 2000 m. Dal 23 fino al 24 i forti venti in quota persistono e la situazione di favonio rimane la stessa, anzi le temperature tendono ad aumentare su molti settori vallivi delle Dolomiti con punte di 13/14°C a 1000-1200 m. Il giorno di Natale risulta bello e stabile su gran parte della regione con livelli termici elevati, specie in quota. A 2000 m sono raggiunti massimi di 7/9°C, più di quanto non venga misurato in molte valli dolomitiche o nei fondovalle prealpini. Pensare che sul Faloria i 9°C raggiunti sono superiori ad alcuni settori della pianura e della costa, come a Chioggia. Nei giorni tra il 26 e il 29 un promontorio di matrice mediterranea interessa tutto il nord Italia favorendo tempo stabile, in parte soleggiato, assieme al transito di nubi alte o di velature, senza dimenticare alcuni banchi di nubi basse o di nebbie su alcune zone della pianura. Nessuna importante variazione termica con valori sempre superiori alla media stagionale, nonostante un leggera flessione degli stessi in alta quota. Il giorno 30 la situazione rimane la stessa, nonostante il cedimento del promontorio e la maggiore ventilazione. In montagna le temperature iniziano a scendere assieme alla diminuzione del geopotenziale, tant’è che le gelate sono più diffuse ed intense, mentre l’inversione termica si attenua. In pianura, completo status quo rispetto ai giorni precedenti con contesto termico fresco di notte e relativamente mite di giorno, con punte di 10/12°C. Il 31 il tempo cambia e dopo quasi 2 settimane finisce la latitanza delle saccature, eccetto l’episodio del 22. Il peggioramento interessa gran parte della regione e si protrae, anche nella notte tra San Silvestro e le prime ore di Capodanno. L’episodio perturbato apporta da 5 a 15 mm di pioggia, con altrettanti cm di neve oltre i 1400-1600 m, localmente anche 20-30 mm, con massimi di 40 sui Lessini. Sulle Dolomiti, in alcuni rari casi, la coltre di neve fresca raggiunge i 20-25 cm (Arabba, Malga Losch e Ravales), mentre sulle zone prealpine più colpite il limite neve è troppo alto e gli apporti sono irrisori per importante contributo pioggia. L’anno 2023 si conclude quindi con cielo coperto e calo termico, ponendo fine all’incredibile mitezza dei giorni precedenti, come era già accaduto l’anno scorso e nei mesi di dicembre 2016 e 2017.
Fig. 1
Gennaio 2024
Il mese di gennaio 2024 inizia con la residua perturbabilità iniziata il giorno prima, piove o nevica ancora un po’ nella notte e al primo mattino, però il tempo tende a migliorare, più rapidamente sui monti, dove spunta il sole, nonostante le nubi alte. Fa leggermente più freddo a tutte le quote. Calo di 3/4°C rispetto all’ultimo dell’anno. Il giorno 2 correnti zonali di matrice oceanica polare di aria più fresca e relativamente secca giungono sulla nostra regione. Il tempo è stabile e in parte soleggiato, nonostante la presenza di nubi alte e medio-alte in grado di velare o a tratti di nascondere il sole. Le temperature si abbassano un po’ e alcune gelate/brinate interessano le pianure settentrionali e non solo la montagna, dove il gelo notturno tende ad intensificarsi con punte di -5/-7°C nelle valli dolomitiche e sugli altopiani prealpini. Il 3 persistenza del tempo stabile, anche maggiormente soleggiato su tutti i settori. Soleggiamento che favorisce un lieve rialzo termico diurno rispetto al 2. I giorni 4 e 5 sono stabili, perlopiù soleggiati con notti fredde e giornate fresche. La visibilità è ottima, salvo locali banchi di nebbia durante le ore più fredde. Alla sera del 4 il cielo si copre per sottili nubi alte per l’avvicinarsi di una saccatura atlantica, in approfondimento sulla Francia e il Mediterraneo più occidentale. Il 5 la suddetta saccatura provoca un peggioramento del tempo sul Veneto, già dal mattino, con cielo coperto e precipitazioni man mano più diffuse nel pomeriggio/sera. Inizialmente la presenza di aria relativamente fredda nei bassi strati permette la comparsa di qualche fiocco di neve fino sui 300-400 m (Valbelluna) e 600 m su altri settori prealpini, ma imbianca realmente solo oltre gli 800-900 m. Con il passare delle ore ingresso di venti di scirocco e netto rialzo termico sulle Prealpi alla sera, aumento delle temperature assai minore sulle Dolomiti. Il giorno 6 il maltempo imperversa ovunque con precipitazioni relativamente abbondanti tra pedemontana ed alcuni settori prealpini. Il continuo flusso sciroccale determina un ulteriore rialzo del limite della neve fino sui 1600-1700 m sulle Prealpi e 1200-1400 m sulle Dolomiti, dove nevica anche fino sui 1000 m, ma si tratta di neve fradicia. Alla sera del 6 qualche infiltrazione di aria più fredda da est nord-est riesce a inoltrarsi sui monti veneti, ma non ancora in pianura, dove i valori termici continuano ad essere elevati per una fase di maltempo con punte di 10/12°C. Il giorno 7 si conserva una certa ciclonicità, anche se il minimo depressionario si allontana verso sud. Le correnti di aria umida proveniente da est mantengono una estesa copertura nuvolosa e precipitazioni man mano più sparse, prima del loro totale esaurimento al pomeriggio. L’ingresso di aria leggermente più fredda consente alla neve di abbassarsi di nuovo fino sugli 800-1000 m imbiancando di nuovo gli altopiani prealpini, dove lo scirocco aveva fatto fondere la neve del 5. In tre giorni, come si può vedere sulla carta (Fig. 2a), cadono mediamente da 40 a 60 mm su buona parte della regione, anche 80-90 mm tra Prealpi e pedemontana, localmente fino a 100-120 mm nei settori più esposti al flusso sciroccale da sud-est. Sulle Dolomiti più settentrionali e sull’estremo sud della regione, piove meno, ma in ogni caso cadono da 25 a 35 mm. In quota sulle Alpi venete cadono fino a 35-40 cm di neve fresca oltre i 1600 e 1800 m sulle Dolomiti, localmente oltre i 50-55 cm oltre i 2000 m, mentre gli spessori sono minori sulle Prealpi per forte contributo pioggia fino sui 1600-1700 m. Dall’8 la ciclonicità lascia spazio ad un campo di alta pressione e il tempo si ristabilisce del tutto con graduale calo termico per sopraggiungere di aria polare continentale. Situazione che perdura fino al 10, ma senza grande accentuazione del freddo per l’assenza d’irraggiamento notturno per copertura medio-alta associata al formarsi di una depressione sulla parte nord-occidentale della Francia. Sul Veneto il cielo risulta coperto o velato, ma stabile e non eccessivamente freddo, pur essendo interessato da una discesa di aria polare continentale. Situazione particolare in quanto l’aria assai fredda presente nei bassi strati atmosferici rimane confinata al di là delle Alpi e le correnti da nord-est non consentono il suo ingresso alle quote più basse provocando un forte contrasto termico tra il versante nord alpino con valori minimi compresi tra -6/-10°C e il versante sud alpino, dove le minime in pianura si aggirano tra -1/1°C. A nord dell’arco alpino gelo persistente a sud si sale a 4/5°C di massime. Il giorno 12 la situazione si dinamizza leggermente con ingresso di correnti settentrionali. Nelle giornate del 11 e 12 il cielo torna sereno per l’influenza diretta dell’alta pressione centrata sulla Scozia, che dirige correnti nord-orientali di aria più secca ed ancora un po’ fredda. Le notti sono fredde con diffuse gelate fino sulla costa, più forti in montagna nelle valli innevate con punte di -8/-10°C. In giornata aria meno fredda arriva in quota, mentre la sedimentazione del cuscino freddo nei bassi strati favorisce il ritorno dell’inversione termica. A mezzogiorno dell’11 +1,2°C sul Faloria a 2235 m e -10°C a Cima Canale (Sappada) a 1246 m. Situazione che si ripete per l’ennesima volta quest’anno, come tante altre volte negli ultimi inverni in corrispondenza di situazioni anticicloniche, con marcata inversione termica nelle valli. Nei giorni 13 e 14 nessuna variazione di rilievo, l’alta pressione resiste e il tempo rimane stabile, spesso soleggiato, salvo qualche nebbia nelle ore più fredde, localmente con galaverna per le numerose ore con temperature negative, specie il 14 quando alcuni settori della pianura rimangono freddi anche in giornata con massimi non superiori a 1 o 2°C. Sulle Prealpi e le Dolomiti molte valli in ombra rimangono ben sotto 0°C. Si assiste a un lieve calo termico a bassa quota, mentre sulle cime si osserva una certa stazionarietà termica (si oscilla tra -8 e -9°C di massime in Marmolada e minime comprese tra -12 e -14°C). In queste situazioni di prolungata sedimentazione dell’aria fredda, alcuni luoghi considerati come nicchie fredde degli altopiani o delle valli più gelide delle Dolomiti risultano particolarmente freddi all’alba, come Marcesina con -19/-20°C e in misura minore anche Cimacanale a Santo Stefano di Cadore con -15/-17°C. Questa condizione stabile connessa all’alta pressione nord europea inizia a indebolirsi a fine giornata del 16 per l’avvicinarsi di una saccatura atlantica. La prima dopo quasi 10 giorni, anche in quota, dove le temperature passano da -10°C a -1°C a 2000 m in meno di 48 ore. Il giorno 17 il tempo peggiora, e le temperature inizialmente basse consentono alla neve di raggiungere i fondovalle prealpini. Ma ben presto il rialzo termico avviene, assieme al settore caldo della depressione (fronte caldo), di conseguenza la pioggia si sostituisce alla neve fino sui 1400-1500 m, anche più in alto sulle Prealpi, un po’ meno sulle Dolomiti, dove il conflitto tra massa d’aria mite e resistenza dell’aria fredda è maggiore. Però anche lì piove fino sui 1100-1300 m nella notte tra il 17 e il 18. Nel contempo alcuni fondovalle sono interessati da temporaneo gelicidio. Il suddetto settore caldo ha breve vita e porta una temporanea tregua nella fase di lieve maltempo, assieme ha un contenuto rialzo termico, in quanto l’aria polare è temporaneamente respinta a nord delle Alpi nella giornata del 18. Il 19 un fronte freddo transita sulla nostra regione, interessandola dapprima sui monti con un repentino calo termico (8/10°C in meno in 6 ore in alta quota). L’irruzione dell’aria fredda, oltre che determinare il riaffacciarsi della neve fino a quote relativamente basse, interessa più tardi la pianura, dove i fenomeni sono più durevoli, ma con calo termico più graduale. La neve interessa anche i colli euganei. Dopo il passaggio del fronte, il tempo migliora nettamente grazie all’aumento della pressione e all’avvezione nord-orientale di aria fredda e secca di matrice polare continentale. Due giornate soleggiate e fredde sia sulle Alpi che in pianura. Tra il 22 e il 25 l’espandersi di un alta pressione atlantica verso l’Europa centrale riporta tempo buono ed in prevalenza soleggiato sulla nostra regione, assieme ad un graduale rialzo termico, specie nelle giornate del 24 e 25 gennaio in quota. Nel contempo il sostare di una profonda saccatura sull’Europa orientale genera un forte gradiente barico con forte flusso settentrionale responsabili di venti tempestosi in alta quota sulle Dolomiti e sulle dorsali prealpine, mentre il Foehn interessa in maniera intermittente alcuni valli dei monti veneti. In pianura continua a fare relativamente freddo di notte con brinate e gelate, mite in giornata grazie al buon soleggiamento. Il 25 un fronte freddo giunge sull’arco alpino, dove si verificano burrasche di neve con forti venti in quota ed accentuazione del Foehn nelle valli alpine. Dal 26 alla fine del mese il tempo risulta stabile, spesso soleggiato, almeno in montagna, mentre le nebbie sono a volte presenti, anche in maniera persistente nelle giornate del 27, 28 e 29. In pianura l’escursione termica di quei giorni risulta pressoché assente nelle zone interessate dalla nebbia, settori dove le temperature sono spesso più basse che non in montagna, almeno quelle diurne. Ad esempio il 27 le massime in molte località della pianura sono comprese tra 3 e 4°C. Nel contempo le minime continuano ad essere sotto zero: -1/-3°C su gran parte della pianura con molte mattine in cui la galaverna è presente nelle zone nebbiose e la brina nei settori senza nebbia. In realtà guardando le carte delle minime al livello regionale, si osserva che dal 19 fino al 31 molti settori della pianura sono stati interessati da gelate notturne ogni singola notte, vale a dire 12 notti consecutive. Non accadeva da parecchi anni. Nello stesso tempo la montagna veneta è interessata da una certa mitezza in quota, mentre le valli sono più fredde, con inversione termica che imperversa, anche di giorno nelle valli in ombra. Sulle Prealpi ci sono anche più di 7/8°C di scarto tra le cime e i fondovalle, come tra Feltre -4°C il giorno 27 contro i 4.5°C del Monte Cesen all’alba. Lo stesso sulle Dolomiti, addirittura con scarto ben maggiore, anche di 13°C, come il 29 del mese con -13.6°C a Cimacanale (Santo Stefano di Cadore) e il Faloria con +0,2°C. Situazione legata al promontorio atlantico, che negli ultimi giorni del mese tende a “mediterraneizzarsi” con aria di matrice subtropicale assai mite in quota. Più volte (3 giorni) lo zero termico supera i 3000 m nell’ultima decade di gennaio. La stabilità di questi giorni non fa dimenticare i forti venti che spirano per ben tre giorni in alta montagna, tra il 25 e il 27, con raffiche oltre i 120 km/h sulle cime dolomitiche più alte. Nello stesso tempo venti di Foehn interessano molto valli dolomitiche con picchi termici oltre i 10°C, anche 13°C a Cortina il 26 del mese. La terza decade di gennaio merita di essere evidenziata con valori medi di 4.5°C superiori alla norma in alta quota per la continua avvezioni di aria assai mite, mentre nei fondovalle prealpini e in alcuni settori della pianura l’inversione termica imperversa. I grafici (Fig. 2b) mostrano gli andamenti termici tra il monte Cesen e Feltre per il mese di gennaio 2024: si vede che dal 21 del mese fino all’ultimo giorno del mese le minime a Feltre sono decisamente inferiori a quelle osservate a 1500 m sul Monte Cesen. Situazione tipica delle situazioni anticicloniche con avvezione di aria mite in quota nel cuore della stagione fredda.
Fig. 2
Febbraio 2024
Il mese di febbraio 2024, inizia con il transito di un fronte freddo inserito in un vasto promontorio di matrice mediterraneo - oceanica che determina una frontolisi del suddetto fronte (attenuazione degli effetti del fronte stesso), vale a dire effetti ridotti con transito di estesa nuvolosità media, più intensa sui monti, dove un po’ di neve burrascosa scende (tracce) sul settore dolomitico fino a 1500-1600 m sul settore settentrionale. Dopo il passaggio del fronte rasserenamenti a partire dalle Dolomiti, in successiva estensione alle Prealpi. Nel contempo calo termico in quota e qualche avvisaglia di Foehn in alcune valli, mentre il vento da nord nord-ovest si rafforza sensibilmente in quota. In pianura la situazione è assai più calma e si limita a un estesa copertura, assai più lenta a dissiparsi, e il calo è minore rispetto ai monti. Il giorno 2 il tempo migliora, ma rimane in parte ventoso in alta quota, mentre il Foehn continua a spirare nelle valli dolomitiche. Nello stesso tempo nubi di sottovento e cirri mascherano temporaneamente il cielo sia dei monti che della pianura. Cirri serali che in queste sere invernali consentono di poter osservare alcuni stupendi tramonti. Nelle giornate del 3 e 4 il tempo è soleggiato, salvo qualche banco di cirri e la presenza di nubi di sottovento al primo mattino del 3. I venti settentrionali in quota tendono a rafforzarsi per un maggiore gradiente barico e nello stesso tempo il Foehn determina dei valori termici assai elevati, fino a 15/17°C a 1000-1200 m (massima di 18,5°C all’aeroporto di Asiago), più di quanto non faccia nei fondovalle prealpini ed in pianura, dove i massimi raggiungono valori di 12/14°C. La regione di fatto continua ad essere interessata da correnti settentrionali in un contesto anticiclonico, la cui alimentazione di matrice subtropicale determina record assoluti per la prima decade di febbraio in molte stazioni di montagna, come si può vedere sulla carta (Fig. 3a) con rialzo dello zero termico fino a 3200 m, anche 3500 m sul radiosondaggio di San Pietro Capofiume. Il giorno 5 la situazione rimane la stessa, ma a differenza dei giorni precedenti, vi è minore vento e il Foehn tende a essere sempre più residuo. Il 6 lieve cedimento dell’alta pressione negli strati alti ed umidificazione nei bassi strati atmosferici con comparsa di nubi basse e delle nebbie, oltre ai banchi di cirri dei giorni precedenti. Ovviamente il minore irraggiamento notturno determina un rialzo delle minime e nello stesso tempo il minore soleggiamento provoca una lieve flessione delle massime. Questo cedimento prosegue in maniera graduale tra il 7 e l’8, senza che ci sia un vero cambiamento delle condizioni meteo. Nel frattempo, una saccatura atlantica si avvicina al nord Italia e il flusso disposto da nord-ovest da giorni inizia a spirare da sud-ovest. Il giorno 9 il tempo peggiora assieme ad un’avvezione di libeccio, responsabile di un rialzo termico in quota e di un limite neve attorno ai 1800 m sulle Prealpi e 1600-1700 m sulle Dolomiti. Ennesimo episodio di pioggia fino a quote piuttosto alte per il periodo, ennesima anomalia in questo inverno che sa di autunno. L’effetto Stau è marcato sulle Prealpi dove le piogge sono moderate, localmente abbondanti, mentre la debolezza del flusso e la dinamica depressionaria assai blanda riducono sensibilmente gli apporti pluviometrici sulle Dolomiti. La fase di maltempo dura altri due giorni per il lento passaggio dell’asse della suddetta saccatura, con fasi da debolmente a moderatamente perturbate. La neve continua a cadere solo oltre i 1500-1700 m, prima di abbassarsi leggermente nella serata dell’11, localmente fino a 1400m. I totali pluviometrici sono abbondanti nei settori di Stau, oltre i 100-120 mm con un massimo di 182 mm a Recoaro Mille, ma cadono anche da 30 a 70 mm in pianura, un po’ di più sulla pedemontana, mentre il settore meno colpito è quello dolomitico a causa del debole flusso meridionali, che come già sottolineato, ha impedito all’avvezione di aria umida di giungere nei settori più settentrionali della regione, dove cadono meno di 20 mm, anche meno di 15 sulle Dolomiti nord-orientali. Di conseguenza gli apporti di neve non sono considerevoli, se non oltre i 2000 m sulle Dolomiti centro-meridionali con apporti anche di 30-35 cm, ma a 1600 m dopo 3 giorni di precipitazioni, Arabba registra un totale di 11 cm causa neve mista pioggia e neve comunque pesante. Nella notte e nella mattinata del 12 febbraio una residua instabilità determina ancora piogge e rovesci sulle Prealpi bellunesi e su gran parte della provincia di Treviso, mentre altrove assistiamo a un totale esaurimento dei fenomeni. In giornata il tempo migliora, specie sulle Dolomiti, mentre un po’ di convezione diurna, assieme alla presenza di aria fredda in alta quota determinano un po’ d’instabilità pomeridiana sulle Prealpi, dove qualche piovasco interrompe il miglioramento meteo. Si tratta comunque di fenomeni di limitata portata spazio-temporale per il fatto che la pressione è in sensibile aumento per il formarsi di una piccola dorsale. Nei giorni successivi, tre il 13 e il 16, un promontorio mediterraneo riporta tempo stabile, perlopiù soleggiato e sempre più mite, specie in quota, dove le temperature sembrano più primaverili che invernale. Il 16 lo zero termico sale a 3250 m nella libera atmosfera, sono raggiunte punte di 8°C a 2000 m e di 2.5°C in Marmolada, ma il termometro indica valori superiori alla media anche nelle valli attorno a 1000-1200 m con massime di 12/14°C,. Nel contempo si registrano massime di 13/15°C tra pedemontana e pianura del nord, con vari record delle minime per tra la prima e la seconda decade di febbraio (Fig. 3c), mentre la maggiore umidità e le foschie impediscono alle temperature massime di raggiungere i 10°C sulla pianura meridionale. Il giorno 17 una saccatura atlantica giunge sul’Europa occidentale con il blocco di un fronte freddo che si addossa all’arco alpino. Il tempo tende temporaneamente alla variabilità, con leggera flessione delle temperature. Nella giornata del 18 una dorsale riporta il sole in ambiente un po’ più fresco sulla nostra regione, ma come di consueto la dorsale è un breve intervallo di tempo buono tra due saccature, pertanto il tempo torna a essere variabile nella giornata del 19, con qualche annuvolamento senza fenomeni, salvo qualche fiocco sulle cime delle Dolomiti settentrionali. Dopo tale passaggio una piccola dorsale riporta il sole su tutta la regione con qualche innocua nuvola lenticolare sulle cime alpine. Il giorno 19 un fronte freddo da nord-ovest transita sulla regione, di nuovo senza fenomeni, salvo qualche goccia sulla parte orientale della provincia di Venezia, ma si tratta di piogge irrilevanti, inferiori a 1 mm. Nelle giornate dal 20 al 21 il tempo torna a essere stabile e soleggiato grazie alla presenza del promontorio mediterraneo, e le temperature sono ancora relativamente alte per il periodo. In queste due giornate l’unica limitazione al bel tempo sono i banchi di nebbia su alcuni settori della pianura meridionale. Il 22 una saccatura atlantica in approfondimento sulla Francia richiama correnti di aria sempre più umida sulla nostra regione con estesa copertura nuvolosa e prime precipitazioni, deboli sulle Dolomiti, ma già significative sulle Prealpi. Le correnti meridionali di aria assai mite non consentono alla neve di scendere sotto i 1600-1800 m sulle Prealpi e 1500-1600 sulle Dolomiti. Tra il 23 e le prime ore del 24 la parte più attiva della suddetta saccatura transita sulla nostra regione con precipitazioni diffuse, anche molto abbondanti nei settori interessati dallo Stau da sud-est. L’abbassamento delle temperature, maggiormente avvertito sulle Dolomiti, consente alla neve da scendere localmente fino sui 600 m, con apporti significativi oltre i 1100-1300 m. Si registrano spessori di neve fresca tra i 25 e 40 cm a quelle quote, mentre oltre i i 1600 m si arriva anche al mezzo metro e sui passi anche 60-65 cm, con massimi di 70-75 cm sui settori più copiosamente interessati. Sulla fascia prealpina dove i cumuli di precipitazioni sono più rilevanti (Fig. 3d), la neve scende più tardi e sono solo tracce o pochi cm a 1000-1100, per trovare una coltre superiore a 30 cm occorre salire a 1500 m, mentre sulle cime più alte, già a 1800 m, ci sono settori con 90-100 cm di neve fresca (Alpago). È pur vero che ci sono zone dove sono caduti fino a 120-140 mm in due giorni e mezzo (massimo di 140,8 mm a Tramedere in Cansiglio e 131 mm a Valpore – Seren del Grappa). La suddetta saccatura porta molta pioggia anche sulla pedemontana e sulla pianura settentrionale, con 60-90 mm, meno su quella centrale, con 25-45 mm ed ancora meno sulla pianura meridionale con 5-15 mm. Tra la sera del 24 e la notte del 25 un fronte freddo secondario transita sulla nostra regione con nuove precipitazioni, quasi esclusivamente sui monti con altri 10-15 mm, localmente un po’ di più per rovesci sulla fascia prealpina per convezione di aria fredda in quota. Sembra che questa saccatura atlantica abbia determinato una vera spaccatura sinottica, in quanto non si tratta solo di un episodio, ma di una serie di depressione che si susseguono l’una dietro l’altra. Infatti, il giorno 26 una nuova saccatura associata a un profondo minimo depressionario sulla manica, si approfondisce sulla Francia, prima di isolarsi sul Mediterraneo occidentale, dove si sofferma per ben tre giorni, dando luogo a una nuova ondata di maltempo sul Veneto. Tre giorni con piogge molto abbondanti e rialzo del limite della neve sulle Prealpi, contesto che genera una piena dei fiumi che tendono a straripare in varie zone della pedemontana. In alcuni settori sono caduti fino a 40-70 cm di neve fresca e molto umida attorno a 1400-1600, anche di più sopra i 1700-1800 m, mentre i totali di pioggia sono superiori a 150 mm sotto il limite della neve. Il rialzo del limite e la fusione parziale della prima aggiunti all’abbondanza della seconda determinano un deflusso considerevole nel pomeriggio del 27 e ancora di più nella giornata del 28. Nel contempo sulle Dolomiti, almeno nelle valli più chiuse il limite rimane assai più a lungo attorno ai 1000 m grazie alla minore ventilazione e al raffreddamento da fusione che genera una certa omotermia verticale e favorisce il perdurare della neve, nonostante il rialzo delle temperature nella libera atmosfera e nei settori più aperti e ventilati. L’ultimo giorno del mese corrisponde a un parziale miglioramento del tempo, dopo qualche debole fenomeno notturno, grazie a una piccola dorsale responsabile del ritorno di tratti soleggiati, anche se le nuvole rimangono ben presenti. Il contesto termico è comunque fresco, anche umido a causa della forte umidità presente al suolo. Tutto questo in un contesto termico diurno un po’ meno freddo in montagna e meno fresco in pianura. Il grafico sottostante mostra attraverso la quota dello zero termico di Udine (Fig. 3b) le 4 ondate di freddo avvenute nell’inverno 2022-2023, di cui 2 nel solo mese di febbraio, in corrispondenza di saccature o gocce fredde in sosta sul Mediterraneo.
Fig. 3
Conclusione
In sintesi l’inverno 2023-2024 appare anomalo per vari aspetti, a livello sinottico con preponderanza dell’alta pressione atlantica e latitanza delle saccature con avvezione di aria polare o artica; da un punto di vista termico con continue anomalie di temperature, spesso decisamente superiori alla norma sia per il tipo di avvezione sia per ripetuti eventi di favonio, almeno in montagna e sulla pedemontana. Infine con precipitazioni nella norma in montagna, ma con coefficiente nivometrico molto deficitario alle quote medio-basse, specie sulle Prealpi, e deficitarie in pianura rispetto alla media stagionale. Una nota particolare per il vento che sta diventando una caratteristica saliente delle ultime stagioni invernali, con alta frequenza di venti tesi/forti da nord in alta quota e di episodi di Foehn nei settori solitamente più interessati. I giorni ventosi, cioè con venti forti in alta montagna, ma in alcuni casi anche in pianura per bora, sono ben 22, vale a dire 1,5 giorno su 4 considerato come ventoso, solo 3 giorni di meno rispetto all’inverno precedente. Un insieme di caratteri tali da considerare la stagione assai diversa da un abituale inverno e assai simile ai due precedenti, con molte saccature in transito a nord delle Alpi e in approfondimento sui Balcani, mentre flussi settentrionali imperversano sulle Alpi orientali italiane, assieme al resistere dei promontori atlantici o mediterranei. Globalmente l’inverno 2023-2024 risulta assai meno freddo del solito e più piovoso rispetto alla norma. Assai meno nevoso sotto i 1400-1500 m per forte contributo pioggia e quasi nella norma sopra i 1600-1800 m, soprattutto per le nevicate di fine febbraio.
Complessivamente la stagione presenta 14 giornate perturbate (15%) contro le 11 dell’anno precedente: 4 a dicembre, 3 a gennaio e 7 a febbraio. Le giornate variabili sono state 31 (34%) contro le 41 del 2022-2023 (45%) e danno prova di quanto la circolazione sinottica è stata meno ricca di saccature con alimentazione fredda sulla nostra regione. Infine le giornate di bel tempo sono state 46 (50%), un po’ superiori all’anno precedente (40 giorni) e leggermente meno rispetto alla media invernale normale. La lettura simultanea dell’andamento dello zero termico nella libera atmosfera dei radiosondaggi di Udine Codroipo (Fig. 4a e 4b) evidenzia quanto quest’ultima stagione sia stata assai meno fredda rispetto al solito (considerare la linea blu della media 1974-2022 o 1974-2023 di ogni grafico). Il freddo d’inizio dicembre è l’unico vero prolungato periodo freddo, in seguito 4 brevi fasi fredde, in un contesto incredibilmente mite, specie da metà dicembre fino alle feste di fine anno in quota e ovunque tra la terza decade di gennaio e le due prime di febbraio. Si rivelano 23 giorni sotto la media e 68 sopra nel 2023-24 contro i 54 giorni dell’inverno precedente. Inoltre, come durante la stagione invernale precedente, gli scarti sono più marcati spesso oltre i 3000 m, a volte oltre i 3500 m. Andamento che evidenzia quanto l’anomalia positiva di quest’inverno 2023-2024 in quota (Fig. 4b) amplifichi la positività termica rispetto a quella negativa (i picchi sopra la media sono decisamente più evidenziati rispetto a quelli negativi).
Fig. 4 a e 4 bScarto della quota dello Zero termico nella libera atmosfera rispetto alla media 1974-2019 – radiosondaggi di Udine – Trimestre Dicembre 2022- Febbraio 2023 Fig.4a e Trimestre Dicembre 2023 - Febbraio 2024- Fig. 4b