Ultimo aggiornamento
24-06-2025 10:49L’inverno 2024-25 è stato tra i più miti degli ultimi 36 anni e mediamente piovoso, ma scarso di neve per il contributo sempre maggiore della pioggia soprattutto alle quote medio-basse. Solo sopra i 1200-1400 m gli episodi perturbati hanno generato neve.
I grafici A, B, C e D, presentano l’andamento pluvio-termico medio del trimestre invernale 2024-2025. Per le temperature a livello regionale lo scarto dalla media è di +1.5°C. In montagna si tratta del sesto inverno più mite degli ultimi 30 anni, con un valore medio che registra +1.5°C rispetto al valore di riferimento, un po’ di più in alta quota rispetto alle valli in ombra. Per quanto riguarda la pedemontana, lo scarto positivo è pressoché identico alla montagna con 1.4°C sopra la media (4.8°C di media 2025 contro 3.4°C della storica 1991-2020). In pianura la stagione 2024-25 si colloca al quinto posto tra gli inverni più miti con una media trimestrale di 5.3°C contro quella trentennale di 3.9°C.
Le piogge a livello regionale dell’inverno 2024-2025 risultano appena oltre la media trentennale, inferiori a 200 mm, e assai minori rispetto a quelle dell’inverno precedente, risultate appena sotto i 300 m. I settori montani sono in linea con la media trentennale 1991-2020, la pedemontana è appena sopra la media con 220 mm contro i 215 mm normali, mentre in pianura la pluviometria stagionale è stata un po’ più abbondante, con 170 mm contro i 145 mm della media trentennale.
Dicembre 2024
Il mese di Dicembre 2024 inizia con due bellissime giornate grazie ad un promontorio mediterraneo. Si assiste ad un contenuto aumento delle temperature in alta quota, ma non nelle valli e non in pianura. Pertanto l’inversione termica cresce, specie nelle valli in ombra. Nel pomeriggio del 2 nubi alte giungono da ovest, primo segnale di una saccatura atlantica che dopo essersi approfondita sulla Francia, si avvicina al nord Italia. Il giorno 3 la suddetta saccatura è ormai sul Triveneto, dove il tempo peggiora con estesa copertura nuvolosa e deboli piogge sparse ed intermittenti; la neve scende sui monti, inizialmente oltre i 1400-1600 m e in serata fino sui 1100-1300 m. Si tratta di pochi mm nelle valli e di pochi cm di neve al suolo oltre il limite pioggia/neve. Il lieve maltempo perdura anche il 4 per la rimanente circolazione ciclonica e il passaggio del fronte freddo associato alla suddetta saccatura, responsabile di ulteriori precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio, nevoso oltre i 900-1100 m. Complessivamente gli apporti sono tutto sommato assai modesti tra 1 e 5 mm e concentrati sul settore dolomitico e la pianura meridionale, solo localmente si arriva a 5-10 mm in quota sulle Dolomiti tra i passi e le stazioni sui 2000 m, con un massimo di 20 mm sul Faloria, ma è un eccezione. Alla sera del 4 il tempo migliora e il freddo già presente in quota tende ad insinuarsi nelle valli e sulla pedemontana, ma non altrove. Nella giornata del 5 una dorsale consente di poter ritrovare il sole e il tempo stabile con accentuazione del freddo di notte grazie all’irraggiamento notturno, mentre l’aria un po’ più fredda mantiene le temperature diurne su livelli piuttosto bassi, nonostante il soleggiamento, specie in montagna: 5/7°C nei fondovalle prealpini e non più di 2/3°C a 1000 m, anche temperature negative nei settori in ombra alle stesse quote, mentre si osservano valori di 9/11°C in pianura. Il giorno 5 un fronte ondulante in arrivo da nord interessa la nostra regione nel corso della notte e del mattino con annuvolamenti irregolari e neve burrascosa fino sui 1100-1300 m sulle Dolomiti centro-settentrionali, prima di un miglioramento del tempo. L’avvezione di aria meno fresca, anteriore al fronte, determina un temporaneo rialzo termico in quota, ma non nei bassi strati atmosferici, dove il cuscinetto di aria più fredda resiste in parte, pur osservando un leggero aumento delle minime, anche delle massime nelle situazioni di lieve favonio. Il giorno 7 finisce la piccola dorsale responsabile del miglioramento del tempo iniziato nel pomeriggio del giorno prima. Nel corso del pomeriggio la nuvolosità tende ad estendersi ed intensificarsi ovunque con prime deboli precipitazioni nel tardo pomeriggio/sera, nevose fino a 300-600 m. Il giorno 8 lieve maltempo sulle Dolomiti occidentali e il basso Bellunese nella notte con 2-10 cm di neve, localmente fino a 15 in alta quota. Sulle Prealpi centro-occidentali maggiore perturbabilità con apporti di neve assai più consistenti, già al mattino, con 15-25 cm di neve fresca (18 cm ad Asiago e 13 a Bosco Chiesanuova). Il maltempo perdura anche in giornata, ma in maniera più lieve. In pianura la situazione è addirittura peggiore con 20-40 mm sulla pianura settentrionale, 30-50 mm su quella centrale e piogge decisamente più abbondanti su quella meridionale con cumuli da 50-70 mm, localmente oltre gli 80 mm (Porto Tolle 85.4 mm e Cavarzere 98.4 mm). Questo episodio è da collegare al transito di una saccatura atlantica, la cui parte meridionale si isola in depressione chiusa in grado di determinare un serio episodio pluvio-nevoso tra la Lombardia meridionale, l’Emilia Romagna e in maniera appena più marginale per più della metà del Veneto, sotto una linea che va da Verona a Bibione, più copioso man mano che si scende verso il Po. Alla sera del giorno dell’Immacolata un lieve ritorno da est porta altri mm e qualche cm di neve sulle Dolomiti orientali, mentre i fenomeni sono quasi del tutto esauriti in pianura. Il 9 la situazione migliora in parte sui monti, mentre gli effetti del minimo centrato sulla toscana continuano a determinare cielo coperto a deboli fenomeni sulla parte meridionale della regione. Lo stesso il giorno 10 per residua ciclonicità e presenza di aria ancora umida. Pertanto il cielo rimane coperto con debolissime precipitazioni, nevose fin sui 1000-1200 m. Al pomeriggio il minimo scende ulteriormente verso il centro dell’Italia con ingresso di correnti da nord-est favorevoli alle prime schiarite. Fa relativamente freddo, specie in montagna, anche per la permanenza della neve alle quote medie. Nei tre giorni successivi un’alta pressione mobile nord atlantica interessa tutto il nord Italia garantendo tre stupende giornate con freddo notturno; ormai siamo nelle notti più lunghe dell’anno ed in caso d’irraggiamento notturno i valori termici notturno sono bassi, tanto più che su molti settori montani la neve è presente. Molte gelate anche in pianura, ma soprattutto in montagna dove si oscilla tra -4 e -8°C, addirittura -13°C ad Asiago il 12 all’alba. In giornata il contesto rimane fresco. Nella giornata del 13 e la notte del 14 l’alta pressione s’indebolisce per l’avvicinarsi di una saccatura atlantica responsabile in un primo tempo dell’aumento della nuvolosità stratiforme medio-alta e a fine giornata di un peggioramento piuttosto modesto con neve fino a bassa quota, nonostante si tratti solo di tracce o di 1-2 cm sotto i 600 m e di 4-6 cm tra i 1000- 1600 m, localmente fino a 8-10 cm su alcune stazioni d’alta quota. L’asse di saccatura passa velocemente e il tempo migliora rapidamente nella giornata con ritorno del sole e del cielo sereno in un’atmosfera un po’ più fresca. Le temperature massime sono comprese tra 5 e 8°C in pianura e spesso inferiori a 2/4°C nei fondovalle prealpini e appena superiori a 0°C nelle valli dolomitiche. Il 15 l’alta pressione e l’arrivo di aria un po’ meno fredda in quota determinano un effetto coperchio con bel tempo in quota, mentre le nubi basse e le nebbie interessano parte della pianura e soprattutto il catino bellunese che rimane sotto uno strato di stratocumuli tutto il giorno. Ovviamente tale situazione mantiene i settori interessati da questa umidità in un contesto molto fresco ed umido, mentre a pochi chilometri vi sono fino a 10-12°C. I primi sono soprattutto nella parte meridionale della regione, i secondi in corrispondenza della pedemontana. Nei giorni 16, 17 e 18 l’alta pressione diventa un promontorio di matrice mediterranea con avvezione di aria anormalmente mite in quota; lo zero termico supera i 3000 m culminando a 3200 m tra il 17 e il 18. La nebbia risulta persistente in pianura con debole escursione termica giornaliera: minime tra -2 e 2°C e massime tra 2 e 4°C. In concomitanza il contesto è molto diverso in montagna con belle giornate soleggiate e cielo sereno, salvo transito di altocumuli nella mattinata del 18 del mese. Grazie all’avvezione di aria molto mite in quota, si osserva una forte inversione termica, fino a 11/12°C in meno nel catino bellunese rispetto alle vette prealpine e soprattutto una incredibile mitezza alle quote medio-alte con punte fino a 9/11°C a 1000-1200 m nei posti più assolati, valori di 7/8°C a 2000 m e anche vicino a 0°C in Marmolada con una punta a -0.4°C nel primo pomeriggio del 18. Nella giornata del 19 una saccatura atlantica si avvicina rapidamente al nord Italia richiamando correnti sud occidentali di aria man mano più umida con aumento della nuvolosità nel corso della mattinata, prima che il tempo peggiori al pomeriggio e soprattutto in serata e nella notte del 20 con diffuse precipitazioni e netto calo termico in quota. La perturbazione passa velocemente, ma i cumuli di pioggia e di neve risultano moderati con apporti che vanno da 5 a 40 mm, mediamente tra 10 e 20 mm, con massimi sulla pedemontana trevigiana e il Bellunese sud-orientale (cumulo massimo di 41.6 mm a Longarone). Gli apporti di neve fresca vanno da 5 a 20 cm a 1000-1200 m, 20-25 cm tra i 1800 e 2200 m e localmente fino a 30-35 cm nelle situazioni di maggiori apporti. Al seguito del passaggio del fronte freddo correnti settentrionali riportano bel tempo assai più fresco in pianura, mentre il muro del Foehn scivolato verso sud, assieme a una discesa di aria fredda responsabile di una certa convezione con addensamenti cumuliformi, determina una nuvolosità tenace e fenomeni residui sulle Dolomiti, dove le temperature calano sensibilmente a fine giornata. Il giorno 21 il tempo risulta splendido per la presenza di una dorsale, ma fa freddo ovunque al mattino con forti gelate in montagna: -8/-14°C. Gela anche quasi ovunque in pianura con valori compresi tra 1 e -4°C. In giornata il sole mitiga il contesto termico sia in pianura che nelle valli più assolate, ma non in quelle in ombra dove il gelo è persistente: 8/10°C sulle prime e 4/5°C nelle seconde. Il 22 una nuova saccatura atlantica si addossa alle Alpi, preceduta da un richiamo sud-occidentale di aria umida, Piove un po’ in pianura, specie sui settori orientali del Veneto, con 4-9 mm, mentre nevica fino a bassa quota sulle Alpi fino a fondovalle. Si tratta perlopiù di nevischio nelle valli dolomitiche, mentre cadono alcuni cm nei fondovalle prealpini con 1-4 cm, addirittura 7-9 cm sul Feltrino. Dopo il passaggio della saccatura, forti correnti settentrionali interessano la nostra regione con forti venti in quota, Foehn nelle valli e netto calo termico in alta quota (-21.6°C di minima e -18.4°C di massima in Marmolada). Nello stesso tempo la situazione di Favonio fa salire le temperature oltre gli 8/10°C in alcuni settori della Valbelluna ed addirittura sugli 11/12°C sulla pedemontana, cioè su livelli più alti rispetto al resto della pianura dove si osservano massime di 8/9°C. Alla vigilia di Natale, l’azione combinata della saccatura presente sui Balcani e dell’anticiclone dinamico in espansione dall’Atlantico verso levante consentono alle forti correnti settentrionali e alla discesa di aria fredda di interessare ancora la nostra regione, ma a differenza del 23 le massime aumentano in pianura e diminuiscono in montagna. Dal 24 fino alla fine del mese un anticiclone mobile nord atlantico si espande su gran parte dell’Europa occidentale, compreso il nord Italia dove il tempo risulta stabile, spesso ben soleggiato, salvo qualche nebbia notturna sulla pianura padano-veneta. Le minime sono piuttosto basse nei fondovalle, anche in pianura, mentre la mitezza si generalizza in alta quota. Ad esempio, il 27 si osservano 9.1°C sotto zero a Feltre e +2.7°C sul Monte Avena, -5.3°C a Falcade e +1.2°C a Cima Pradazzo. Lo stesso in pianura rispetto alle colline con -2.8°C a Galzignano contro i +6.5°C sul Monte Grande (Teolo). Il perdurare di questa situazione con il passare dei giorni determina una crescente inversione con divario termico assai notevole, specie tra la pianura e le cime dei colli. Ad esempio il giorno 31 si misurano -5.1°C a Galzignano (3 m sul livello del mare) e nello stesso tempo 6.9°C sul Monte Grande a 465 m di quota (Teolo). In pianura le notti chiare e le giornate soleggiate favoriscono una grande escursione termica, mentre nelle valli in ombra il freddo della notte viene conservato come a Santo Stefano con -10°C di notte e -2 o -3°C in giornata, mentre sulle cime attornianti le temperature non scendono mai sotto zero oscillando tra 2 e 6°C. Si tratta di una tipica situazione invernale di alta pressione con sedimentazione del freddo nei bassi strati atmosferici e di avvezione di aria particolarmente mite in quota, come il 28 del mese quando lo zero termico del radiosondaggio di Udine Rivolto si trova a 2986 m di quota indicando che l’aria in provenienza del promontorio atlantico è anormalmente mite per il periodo. Nei giorni successivi persiste l’alta pressione fino al 31 del mese con temperature sempre relativamente anomale in quota e forte inversione termica nelle valli di notte e massime ben oltre le medie stagionali come si può vedere sulla carta regionale del 30 con i valori massimi del giorno fin oltre i 12/14°C (Fig. 1b). In alcuni giorni fa assai più freddo al primo mattino nel catino bellunese che non in cima alla Marmolada. Condizioni termiche a parte, il tempo è bello e stabile con qualche nebbia notturna, in alcuni casi anche con galaverna in pianura per temperature negative durante le ore notturne. Per riassumere questi ultimi giorni del mese, si possono utilizzare pochi termini: stabilità, prevalenza di sole, qualche nebbia e forte inversione termica.
Gennaio 2025
Il mese di Gennaio 2025 inizia con tempo ancora stabile, ma un po’ meno mite e con qualche annuvolamento per il graduale cedimento dell’alta pressione. Nel contempo una saccatura atlantica si approfondisce sulla Francia, ma senza effetti nella giornata del primo, che tutto sommato rimane soleggiata, nonostante i primi e temporanei annuvolamenti. Le temperature iniziano a diminuire, specie in quota. Il giorno 2 ulteriore cedimento dell'alta pressione, oramai confinata al solo bacino mediterraneo, mentre il maggiore approfondirsi della suddetta saccatura sulla Francia provoca il transito di un primo asse di saccatura sulla nostra regione con qualche fiocco in montagna, cioè tracce di neve sulle Dolomiti e qualche goccia sull’alto trevigiano, assieme a 2-3 cm di neve in Alpago oltre i 900 m. Le temperature continuano a diminuire e il freddo ritorna in montagna, ma è minore in pianura per assenza d’irraggiamento notturno. Si tratta della prima notte senza gelo in pianura, dopo 12 giorni. Il 3 il richiamo sud-occidentale di aria umida del giorno precedente viene rapidamente sostituito dall'ingresso di correnti nord-occidentali di aria più secca e più fredda, assieme al formarsi di una dorsale post frontale. Pertanto il tempo migliora, già dall'alba di venerdì e si mantiene stabile e ben soleggiato anche il 4 del mese. Il freddo giunto in quota il 3 con -18.8°C in Marmolada, ma anche -9/-10°C a 2000 m e le prime forti gelate nelle solite nicchie fredde (-17.1 nella piana di Marcesina e -15.6°C in Val Visdende) tende ad insediarsi maggiormente il 4 del mese, specie nelle valli, dove i minimi toccano i 10/14°C sotto zero, anche in pianura dove vi sono punte di -4/-6°C sulla pedemontana. In giornata il freddo si mantiene in montagna e su molti settori si rimane sotto zero, mentre si raggiungono i 3/4°C in Valbelluna e i 4/8°C in pianura grazie al buon soleggiamento diurno. Il 5 condizioni pressoché identiche con il mantenersi della dorsale con flusso di aria ancora fredda nord occidentali, anche se alla sera le correnti tendono ad orientarsi da sud-ovest per l’approfondirsi di una nuova saccatura atlantica sulla Francia. Nella giornata dell’Epifania il settore caldo della suddetta saccatura giunge sulla nostra regione determinando piogge sparse qua e là con locale gelicidio in alcune valli montane, mentre qualche fiocco di neve cade nella notte tra il 5 e il 6 mattina, ma si tratta di tracce di neve. Alla sera dello stesso giorno il fronte freddo si addossa alle Alpi e il tempo inizia a peggiorare sul Veronese e sulle Dolomiti nord-occidentali con prime piogge e un po’ di neve oltre i 1100-1400 m. Tra la notte e il mattino del 7 il fronte transita sulla nostra regione con diffuse precipitazioni tra monti e pianura centro-settentrionali: sulla fascia prealpina, Dolomiti meridionali e parte alta della pedemontana cadono da 20 a 40 mm, localmente fino a 50-60 mm con neve significativa oltre i 1600-1800 m, mentre più a sud e più a nord i quantitativi sono via via minori e spesso inferiori a 10 mm, anche fino a 1-2 mm sulle estreme zone meridionali al confine con il territorio emiliano. L’assenza di freddo mantiene il limite pioggia neve sopra i 1400-1500 m sulle Prealpi e 1100-1300 m sulle Dolomiti. Subito dopo il passaggio di quel fronte, il tempo migliora già nel pomeriggio del 7 con ampi rasserenamenti grazie al formarsi di una temporanea dorsale post frontale. Miglioramento che si conferma nella giornata dell’8 assieme ad un calo delle minime. Però, mentre il tempo risulta buono, un nuovo asse, legato alla vasta saccatura presente sull’Europa centro-settentrionale si approfondisce sulla Francia determinando una nuova fase di maltempo ad iniziare dalle Prealpi occidentali in serata. Nella notte e nella mattinata del 9 il fronte transita sulla nostra regione dando luogo ad un episodio pluvio-nevoso, assai modesto su gran parte del territorio regionale, ad eccezione delle Prealpi occidentali e dell’Alpago, dove cadono da 30 a 40 mm, con un massimo di 46.2 mm a Turcati (Recoaro Terme), assieme ad altrettanti cm di neve sulle cime del Pasubio e del Gruppo del Carega oltre i 2000 m. Il limite pioggia neve scende a 1100-1300 m sulle Dolomiti, mentre si Mantiene sopra i 1800-1900 m sulle Prealpi. Nella giornata del 10 la residua ciclonicità e l’avvezione di aria via via più fredda, ma ancora umida, determinano condizioni inizialmente buone per un irruzione di aria secca e fredda, giusto dietro il fronte, ma al pomeriggio la nuvolosità aumenta e nella notte un po’ di neve cade ancora sulle Dolomiti, pochi cm: 1-3 cm, assieme ad un rinforzo dei venti. Lo stesso giorno la pseudo dorsale viene sostituita da una situazione dal rapido avvicinarsi di un fronte freddo che tende ad addossarsi all’arco alpino tra il pomeriggio e la sera, fronte senza effetti sul versante sud alpino, se non qualche annuvolamento sui settori settentrionali nottetempo e qualche fiocco notturno in alta quota sulle Dolomiti. Il giorno 11 il tempo si ristabilisce su tutta la regione grazie all’ingresso di correnti settentrionali di aria assai più fredda e secca. La nostra regione si trova tra una profonda saccatura bloccata sull’Europa orientale e un cuneo di alta pressione relativo alle propaggini dell’anticiclone delle Azzorre. Pertanto il tempo è bello, ma freddo, salvo qualche settore interessato dal Foehn tra alcune valli dolomitiche e soprattutto alle basse quote della fascia pedemontana e di alcune conche prealpine. Il giorno 12 le temperature scendono ulteriormente nei bassi strati per l’insinuarsi e la sedimentazione dell’aria fredda, mentre fa un po’ meno freddo oltre i 2200-2400 m. In ogni caso in questi giorni gela ovunque di notte, fa tra i -18 e -19°C in Marmolada, -15/-16°C nelle valli e sugli altopiani più freddi, -19/-13°C in molte valli dolomitiche e fino a -7/-8°C nel catino bellunese, ma anche -5/-6°C in alcuni settori della pianura. Anche i valori massime sono a volte negativi, già dai 1000 m in su, anche fortemente negativi nelle valli in ombra, mentre culminano a 4/6°C in pianura. Nei due giorni successivi il tempo rimane stabile, ben soleggiato ed ancora freddo nei bassi strati atmosferici grazie alla sedimentazione dell’aria fredda, mentre l’avvezione di aria un po’ meno fredda in quota favorisce un contenuto rialzo termico con lieve inversione termica in alcune valli. Situazione che dura poco in quanto un nuovo impulso freddo giunge sulla nostra regione per l’arrivo da nord-est di una piccola ondulazione associata alla formazione di un minimo d’alta quota. Situazione che determina qualche annuvolamento nelle prime ore del 15 prima del ritorno di un cielo terso e di un nuovo calo termico. In Marmolada si passa da -6.4°C delle ore 3 del mattino ai -15.1°C delle ore 4. Nella giornata del 15 il generoso soleggiamento favorisce una importante escursione termica tra il giorno e la notte in pianura, passando dalle gelate notturne: -2/-4°C a massime di 10/12°C, lo stesso nelle conche prealpine con valori minimi un po’ più bassi. Dal 16 al 18 l’alta pressione resiste, anzi invade maggiormente la nostra regione, dove il tempo si mantiene ben soleggiato, stabile e un po’ meno fresco sia in quota che in pianura, mentre l’inversione termica si accentua nelle valli in ombra. L’anticiclone, seppur non così saldo per l’avvicinarsi da sud di una depressione chiusa sul centro-sud Italia, mantiene condizioni ottimali sulla nostra regione. Il flusso sud-orientale dà un ulteriore lieve impulso alla mitezza termica ritrovata. Il giorno 19 cedimento dell’alta pressione per la risalita verso nord del minimo depressionario con avvezione di aria umida da sud-est. La nuvolosità si estende su tutta la regione e con il passare delle ore deboli precipitazioni iniziate a sud del Veneto tendono a estendersi verso nord. Si tratta di fenomeni deboli e sparsi sulle Dolomiti occidentali, sulle Prealpi, specie sul gruppo del Grappa e su gran parte della pianura settentrionale e centrale con massimi sul trevigiano e la parte centrale della provincia di Venezia. Cadono da 2 a 5 mm, localmente fino 5-10 mm con un massimo di 12 mm a Valpore. Tra il 20 e il 21 la suddetta depressione provoca ancora una certa variabilità assieme ad impulsi di aria umida da sud-est. Pertanto vi sono sporadici fenomeni con limite della neve che oscilla tra 900 e 1400 m a seconda dei settori, ovviamente il limite più basso corrisponde alle valli dolomitiche più chiuse. Sia i cumuli di pioggia che di neve sono irrisori e perlopiù compresi tra 1 e 2 mm, anche 5-10 mm tra le Prealpi veronesi e vicentine, ma il limite neve è oltre i 1600-1800 m per la continua avvezione di aria molto mite. Sulle Dolomiti vengono osservate debolissime nevicate oltre i 1000 m, ma si tratta soltanto di tracce di neve. Il 22 una saccatura atlantica poco profonda giunge sull’Italia settentrionali dando luogo a un lieve peggioramento del tempo alla sera sul Veneto più occidentale con 1-2 mm sulla provincia di Verona, fase lievemente perturbata che prosegue in parte nella notte del 23 ed anche al mattino sulla pianura e sulle Prealpi occidentali. Di fatto il tempo stenta a migliorare a causa del formarsi di un doppio minimo di pressione tra il golfo ligure e la Slovenia. Tale configurazione favorisce una certa ciclonicità sul Veneto, dove il cielo rimane perlopiù molto nuvoloso o coperto con deboli fenomeni di poco conto: 1-2 mm su alcuni settori dolomiti con limite neve a 900-1200 m. La pedemontana e le Prealpi occidentali fanno eccezioni con 5-10 mm, anche 10-15 mm ed altrettanti cm di neve oltre i 2000 m in quanto il limite rimane alto oltre i 1400-1600 m, prima di rialzarsi ulteriormente in giornata. Il 23, dopo l'allontanamento della depressione verso levante, una dorsale si forma sul nord Italia, assieme a un temporanea avvezione di aria più fresca e anche più secca, pertanto questa configurazione riporta condizioni più stabili e un temporaneo calo termico, prima che la situazioni cambi di nuovo. In effetti il 24 una nuova e vasta saccatura Atlantica, associata ad un minimo abbastanza profondo e generatore di una prima tempesta sulle isole britanniche, richiama correnti sud-occidentali di aria via via più umida sul Veneto, dove il cielo piuttosto sereno al mattino, tende a coprirsi per nubi medie stratiformi, ma senza fenomeni se non qualche goccia serale tra le province di Verona e Vicenza. Il 25 ulteriore avvicinarsi della suddetta saccatura con copertura nuvolosa assai estesa sulla pianura, mentre il sole brilla in alta quota, sopra le nubi basse. Molte zone pianeggianti sono interessate dalla nebbia con debole escursione termica tra la notte e il giorno, in un ambiente molto umido. Il 26 prima fase perturbata per il passaggio della discontinuità associata alla tempesta Floris, responsabile di una forte tempesta tra Irlanda, Inghilterra e nord della Francia. Sul Veneto i venti di tempesta non giungono, ma il tempo peggiora con un episodio piovoso che apporta da 1 a 5 mm su buona parte della regione, anche 5-10 mm tra la pedemontana e alcuni settori montuosi. La fascia prealpina è maggiormente interessata, soprattutto le Prealpi occidentali con 10-15 mm e una punta di 21.4 mm a passo Xomo e 21,6 a Valli del Pasubio. Al pomeriggio il tempo migliora leggermente, ma la nuvolosità predomina ancora. Lieve calo termico e ritorno di un po’ di neve sopra i 1200-1500 m sulle Dolomiti e 1600-800 m sulle Prealpi. Il giorno 27 tocca prepararsi all’arrivo della tempesta Herminia, la terza in 5 giorni sull’Europa nord-occidentali, mentre il tempo peggiora lentamente sul Veneto, già al mattino con pioviggine sparse in pianura, la montagna rimane ai margini del peggioramento fino nel primo pomeriggio, quando la nuvolosità tende ad intensificarsi ovunque e le piogge si estendono a gran parte della regione, escluso la provincia di Rovigo. La maggiore intensità dei fenomeni si verifica sulla fascia prealpina e la pedemontana con 20-30 mm, localmente oltre i 40 mm con un massimo di 58.4 mm a Recoaro Mille. Altrove piove ma assai meno ed occorre aspettare la notte del 28 per assistere all’ingresso della parte attiva della perturbazione con forte avvezione sciroccale che determina un rialzo termico assai marcato sulle Prealpi con zero termico oltre i 2200-2300 m e limite neve che sale dai 1700 m oltre i 2000 m nella notte. Avviene lo stesso sulle Dolomiti con limite che parte a 1100-1400 m e che risale oltre i 1800-2000 m nel corso della mattinata, tranne in alcuni settori delle Dolomiti nord orientali dove persiste una certa omotermia (Cortina). Dalla tarda mattinata smette di piovere sulla pianura, mentre linee d’instabilità continuano ad interessare la montagna fino a sera con pause e fasi precipitative a carattere di rovescio, anche temporalesco. L’ingresso dell’aria fredda in quota consente alla neve di scendere di nuovo fino sui 1100-1400 m sulle Dolomiti e 1300-1600 m sulle Prealpi, anche 900-1000 m sulle Prealpi occidentali per forti rovesci serali (Settore di Tonezza). Il sud della regione rimane completamente ai margini del maltempo, anche in parte influenzato sia dallo scirocco al mattino (minime di 12/14°C) che dai venti di caduta degli Appennini emiliani (effetto garbino) dalle ore centrali in poi, nel momento della rotazione dei venti da sud-est a sud-ovest, assieme all’intensificarsi dei venti, specie dalla tarda mattinata con venti medi oltre i 25/30 km/h nell’arco delle 24 ore (Fig. 2a). Di fatto si tratta della giornata più ventosa del mese con punte oltre i 100 km/h nelle ore centrali del giorno. Cosa che non accade nel resto della regione. Questa situazione dà luogo a notevoli rialzi termici, fino a 17/18°C in varie stazioni del Rodigino e del sud della provincia di Verona. Altrove l’episodio perturbato apporta mediamente 15-30 mm in 36 ore, ma assai di più sulle Dolomiti meridionali, sulle Prealpi ed alcuni settori della pedemontana con 40-60 mm, localmente oltre gli 80 mm con punte di 100-120 mm (Recoaro Mille e Soffranco) (Fig. 2b) a fine evento. Nelle giornate del 29 e 30 il tempo si ristabilisce grazie alla presenza di una sella anticiclonica. Le notti sono più fresche e il contesto diurno più mite, anche se occorre aspettare il diradamento delle nubi basse su alcuni settori della pianura e nella Valbelluna. Mentre il tempo rimane stabile fino alle prime ore del 31, un minimo secondario scorre dal golfo di Biscaglia verso il golfo del Leone e il suo ingresso nel Mediterraneo determina un nuovo cambiamento meteorologico con un lieve peggioramento nel pomeriggio/sera del 31. Le piogge iniziano sulla parte più occidentale della regione e si estendono a tutta la montagna entro il tardo pomeriggio con un po’ di neve sopra i 1000-1200 m. Il maltempo perdura durante la notte e la neve si abbassa leggermente in alcune valli dolomitiche, si tratta di deboli precipitazioni sui monti, mentre risultano anche moderate in pianura e sulla fascia prealpina occidentale.
Febbraio 2025
Il mese di Febbraio 2025, inizia con la presenza del minimo chiuso che richiama aria umida da sud-est. Il suo allontanamento verso sud è lento e il tempo rimane leggermente perturbato fino a sera, quando correnti di aria più secca giungono da nord-est a partire dalle Dolomiti. Il giorno 2 un cuneo di alta pressione che si presenta come una propaggine dell’anticiclone delle Azzorre favorisce une deciso miglioramento del tempo sulla montagna veneta e su buona parte della pianura, ad eccezione del catino bellunese e delle estreme zone meridionali che rimangono in parte sotto una cappa di nubi basse nelle prime ore del giorno. Grazie al buon soleggiamento le temperature massime salgono a 12/14°C in pianura, anche 8/10°C in alcuni fondovalle prealpini, mentre rimangono spesso sotto i 4/6°C a 1000/1200 m. L’alta pressione resiste fino al 6, pertanto il tempo rimane stabile con sole e cielo sereno, salvo locali nebbie nelle ore più fredde. Le temperature notturne sono consone o leggermente superiori alla media, mentre le massime si sono rivelate anormalmente elevate, specie in quota. L’apice della mitezza si verifica il 5 del mese, prima che un minimo in quota si stacchi dalla saccatura presente sull’Europa orientale e scivoli in maniera retrograda verso la Francia, interessando marginalmente il Veneto, già nella giornata dell’8, con aumento della nuvolosità e primi fenomeni nel pomeriggio sera sulla pianura e sulle Prealpi occidentali, in maniera assai più marginale altrove. Nella notte tra l’8 e il 9 la degradazione è più evidente con cielo coperto ovunque e precipitazioni che si estendono a tutta la regione. Si tratta di piogge deboli nella maggiore parte dei casi, eccetto sulle Prealpi occidentali dove risultano spesso moderate. Il limite neve inizialmente a 900-1100 m, s’innalza nel corso della mattinata per finire oltre i 1400-1600 m al pomeriggio. Cadono complessivamente da 5 a 15 mm, con apporti irrisori sulle Dolomiti o del tutto assenti su quelle nord-orientali, poco sul delta del Po, mentre le Prealpi vicentine e veronesi ricevono fino a 20-30 mm e localmente oltre 40 mm, come a Turcati 49,2 mm e al Rifugio la Guardia con 53.6 mm. Il giorno 10 una pseudo dorsale sembra voler formarsi sul nord Italia, però la prossimità di vari piccoli minimi di pressione e l'avvezione di aria fresca ed umida negli strati medi mantengono condizioni di tempo variabile con molte nubi e qualche debole fenomeno sotto forma di pioviggine e di debole neve oltre i 1300-1500 m. Le chance di schiarite sono molto limitate. Nei giorni 11 e 12 il tempo non varia in quanto l’umidità ristagna nei bassi strati e il flusso conserva una curvatura leggermente ciclonica, pertanto il cielo rimane nuvoloso con qualche fenomeno di debole intensità e lunghi intervalli senza precipitazioni. L’ambiente rimane fresco con debole escursione termica diurna, addirittura isotermia giornaliera in quota. Il giorno 13 si assiste a un parziale e temporaneo miglioramento per minore umidità iniziale e una maggiore ventilazione da ovest nord-ovest con calo delle minime e rialzo delle massime. Il gelo torna ad interessare alcuni settori a bassa quota, cosa che non accadeva da quasi una settimana e le massime superano i 10°C in pianura. Nel frattempo una goccia fredda, rimasta stazionaria per alcuni giorni sulla Manica, viene agganciata da una piccola ondulazione legata alla saccatura sull’Europa orientale e inizia a scendere lentamente verso le Alpi con aumento della ciclonicità serale sulla nostra regione. Il giorno 14 la suddetta goccia fredda scivola sul nord Italia, passando ad ovest della nostra regione, il ché favorisce un richiamo meridionale di aria umida, mentre l’aria fredda legata al minimo si sovrappone all’avvezione sottostante, cocktail favorevole a una fase di maltempo assai significativa su tutta la regione, con una nevicata significativa in alta quota: 20-30 cm, con limite che scende fino sui 600-800 m per l’arrivo di aria fredda in quota, ma con apporti irrisori sulle Dolomiti e fino a 10 cm a 1000 m sulle Prealpi occidentali. Le precipitazioni sono abbastanza variabile in montagna in quanto il flusso da nord-est pone molte valli in posizione di ombra orografica, specie alle quote più basse, mentre la pianura viene decisamente più colpita con piogge diffuse, anche copiose sul confine con il Friuli (parte orientale della provincia di Venezia) con 32.2 mm ad Eraclea, nonché sul delta del Po con un massimo di 43 mm a Porto Tolle – Pradon. Nelle ore centrali del 14 si alza la bora con forti raffiche sul litorale, ma anche sui colli Euganei. Si misurano venti da nord-est fino a 78-80 km/h sul litorale in tarda mattinata. Nei due giorni seguenti, cioè il 15 e il 16, il tempo risulta stabile, molto soleggiato e ventilato con cielo terso ed ottima visibilità. Si vedono le Alpi in lontananza, anche dalla parte meridionale del Veneto. Il contesto termico rimane fresco in quanto l’aria fredda insinuatasi nei bassi strati in corrispondenza del passaggio della goccia fredda tende a ristagnare per 48 ore. Si osservano diffuse gelate notturne, anche intense in montagna e quasi generalizzate in pianura, mentre il sole non riesce a mitigare realmente il contesto termico diurno, con massime di 6-8°C, salvo la pedemontana dei Lessini che subisce un lieve favonio con picchi a 10-11°C. Il giorno 17 la regione rimane sul confine tra una dorsale mediterranea ed una vasta saccatura centrata tra la Finlandia e l'ovest della Russia, la quale influenza solo marginalmente la nostra regione con nuova avvezione di aria fredda da nord-est nei bassi strati e da nord-ovest in quota. Il termometro scende a -15/-17°C in Marmolada, -10/-12°C sui passi Dolomitici attorno ai 2000 m, -8/-10°C nei settori abitati degli altopiani prealpini e le gelate sono generalizzate anche in pianura con minimi di 4/5°C sotto zero sulla pedemontana, valori piuttosto bassi per la fine della seconda decade di febbraio, ma non eccezionali. Nel contempo i massimi rimangono sotto le medie: 6/7°C in pianura, localmente fino a 8/9°C, ma sono eccezioni. In montagna fa assai più freddo in giornata e già oltre i 1500 m, il termometro rimane spesso sotto zero. I giorni 18 e 19 sono simili, particolarmente freddi in pianura, come si può vedere sulla carta delle temperature minime del 18 (Fig. 3a), con avvezione di aria fredda ed umida da nord-est nei bassi strati, dove ci sono nubi basse a volte persistenti sia in pianura che in molti settori prealpini, mentre la circolazione da nord-ovest in alta quota in corrispondenza del bordo più occidentale della vasta saccatura sopra indicata consente di avere sole predominante e l’aria risulta fredda, in maniera anche pungente al primo mattino con valori compresi tra –11/-13°C a oltre i 2500 m e -9/-7°C già a 1500 m. Il 20 la saccatura scivola verso Levante e il promontorio mediterraneo si estende maggiormente verso le Alpi consentendo ad un’avvezione di aria assai meno fredda per non dire mite di giungere sulla nostra regione. Questa sostituzione permette al termometro di salire, tanto più che il rialzo termico consente all’umidità relativa di abbassarsi e di favorire un maggiore soleggiamento rispetto ai giorni precedenti. Situazione anticiclonica collegata ad un promontorio mediterraneo che ci fa compagnia fino al 24, nonostante il passaggio di un piccolo asse di saccatura nel pomeriggio del 23, ma senza grandi effetti, salvo una maggiore copertura nuvolosa per cirrostrati via via più estesi a fine giornata. Le condizioni termiche fanno fondere la neve nelle valli dolomitiche fino sui 1400-1600 m. Si raggiungono i 9/10°C a 1000-1200 m e i 13/15°C in pianura tra il 23 e il 24 del mese. Sono valori anomali, anche se non eccezionali per la terza decade di Febbraio. Dal 25 il tempo inizia a cambiare per l’approfondirsi di una saccatura atlantica, la quale genera una ciclogenesi su golfo di Genova nelle prime ore del 26. Pertanto il tempo peggiora con aumento della nuvolosità nelle prime ore del 25 e le prime precipitazioni tra il pomeriggio e la sera dello stesso giorno, in estensione da sud verso nord. Le precipitazioni sono deboli ed il limite neve è piuttosto alto e quasi sempre oltre i 1500 m. Il giorno successivo la maggiore ciclonicità provoca una fase di maltempo sul Veneto, assai debole sui settori occidentali (Verona) e sulle Dolomiti nord-occidentali, mentre lo stesso maltempo colpisce in maniera assai più significativa il resto della regione, specie la Parte orientale tra il basso Bellunese, tutto il Trevigiano e la provincia di Venezia con apporti superiori a 30 mm, anche fino a 40-50 mm sulle Prealpi orientali con un massimo di 65.8 mm a San Antonio Tortal. La carta (Fig. 3b) fornisce i totali pluviometrici del più importante episodio perturbato del mese di Febbraio sulla nostra regione. La neve cade sopra i 1400-1500 m sulle Prealpi con apporti di 15-30 cm su molti settori, localmente anche fino a 40 cm (Val Salatis) in Alpago e Monte Grappa. Sulle Dolomiti il limite è più basso, fino a 1100-1300 m, ma gli apporti sono assai più ridotti sotto i 1500 m con 1 cm a Falcade, 5 cm ad Arabba, ma non ovunque e Pecol di Zoldo fa eccezione con 13 cm. In alta quota sulle Dolomiti, la situazione assomiglia a quella delle Prealpi con apporti di 20-30 cm di fresca oltre i 2000 m con un massimo di 38 cm sull’altopiano delle Pale di San Martino. Il giorno successivo un cut off (formazione di un minimo chiuso) genera una depressione che scende rapidamente verso il centro-sud Italia, la quale influenza ancora leggermente il tempo sul Veneto nelle prime ore del giorno con residui fenomeni e presenza di nubi, prima che il tempo torni a migliorare, anche se solo in parte per convezione legata all’aria fredda in quota, la quale determina la presenza di addensamenti e di qualche rovescio, specie il giorno 28 sui Monti: Basso Agordino e parte del Comelico, il tutto in un’atmosfera un po’ più fresca. Tra il 27 e il 28 la neve scende di nuovo fino sui 1000-1300 m, ma gli apporti sono irrisori o solo di qualche cm nei pochi settori interessati dai rovesci dell’ultimo giorno del mese, pur sapendo che sui settori di Gosaldo, di Soffranco e di Santo Stefano di Cadore cadono puntualmente da 10 a 13 mm, con altrettanti cm di neve alle quote medie (1400-1600 m).
Conclusione
L’inverno 2024-2025 risulta, come il precedente, anomalo per vari aspetti, a livello sinottico con preponderanza dell’alta pressione atlantica e latitanza delle saccature con avvezione di aria polare o artica. Questo determina un’anomalia dal punto di vista termico, non così importante come l’inverno passato, che aveva registrato +2,3°C rispetto alla media 1991-2020, ma comunque di +1.5°C (Fig. 4a e 4b). La temperatura media a livello regionale è di 3.8°C contro i 4.5°C dell’anno scorso. Lo scarto della media è maggiore sul basso bellunese, su buona parte del trevigiano e del settore orientale della regione, mentre la situazione è più vicina alla norma sui settori occidentali, specie sulle Prealpi veronesi e vicentine. Grazie al supporto dei colori, la carta (Fig. 4b) mostra le temperature sulla regione, spesso con medie sotto zero in montagna, mentre si va da 4-6°C sulla pianura, anche tra 6 e 7°C sul litorale.
Dal punto di vista delle piogge, i quantitativi sono in linea con la media stagionale, con uno scostamento di +1% a livello regionale. Più in dettaglio, le carte (Fig. 4c e 4d) mostrano apporti deficitari su alcuni settori montani e sulla pianura orientale, in eccesso sulle zone meridionali della regione, fino al 20-40%, anche 60% sul delta del Po. Rispetto all’inverno precedente è piovuto assai meno, nel 2023/24 era piovuto il 66% in più rispetto alla media per una quantità spazializzata media regionale di ben 241 mm contro i 189 mm di quest’anno.
Complessivamente la stagione presenta 9 giornate perturbate (10% contro il 15% dell’inverno precedente): 2 a dicembre, 5 a gennaio e 2 a febbraio. Le giornate variabili sono state 31 cioè il 34% delle giornate, come nell'inverno 2023-2024 e contro il 45% del 2022-2023 (41 giorni). Infine le giornate di bel tempo, dinamicamente anticicloniche, sono state 50 (55%), il 13% in più rispetto all’anno precedente (38 giorni) e pressoché nella media di un inverno normale. Questi numeri danno una chiara idea della grande variabilità osservata quest’inverno in cui sono mancate le saccature di matrice atlantica con alimentazione fredda. Situazione che ha caratterizzato anche gli ultimi inverni, evidenziando una tendenza verso contesti sinottici diversi rispetto al passato.














