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Radioattività in aria

Arpav controlla la radioattività nell'aria tramite misure in continuo dell'irradiazione diretta esterna di tipo gamma (irraggiamento) e la raccolta giornaliera del particolato atmosferico.

Lo scopo delle misure è rilevare in modo tempestivo la presenza in aria di quantità anche molto piccole di radioattività di origine artificiale, dovuta a eventuali incidenti in impianti nucleari in luoghi anche molto lontani dal nostro paese, dandone comunicazione immediata a ISIN (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione) e alla Regione del Veneto.

La radioattività nel particolato atmosferico

Il controllo della radioattività nel particolato atmosferico viene svolto quotidianamente ed è il metodo più sensibile per rilevare minime quantità di radionuclidi di origine artificiale immessa in aria a seguito di un incidente, anche nei casi di incidenti avvenuti a grande distanza e non ancora ufficializzati.

Presenza di Cesio-137 nell'ambiente
Nella misura del particolato atmosferico il radionuclide di maggiore interesse è il Cesio-137 (Cs-137): si tratta dell'unico radionuclide di origine artificiale presente in ambiente ormai da decenni. Lo si ritrova nei legnami e in generale negli ambienti naturali a causa principalmente degli esperimenti nucleari condotti fino ai primi anni 60 e di incidenti in impianti nucleari come quello di Chernobyl del 1986. La contaminazione dell’ambiente prodotta dall’incidente di Chernobyl è andata calando sin dopo i primi anni dall’evento, risultando nei tempi attuali del tutto residuale, salvo accumulo in specifiche matrici (es. funghi spontanei, selvaggina, bacche selvatiche).

I dati delle misure Arpav dal 1988

In Veneto le stazioni di Verona e di Belluno sono attive rispettivamente dal 1988 e dal 2008. Nel grafico è riportata la concentrazione di Cesio-137 nel particolato atmosferico misurata nella stazione di Verona.

Negli ultimi anni la concentrazione di Cesio-137 è dell’ordine del microBq/m3, unità di misura utilizzata nel grafico. Il valore misurato nel maggio 1986 a seguito dell’incidente di Chernobyl è inferiore a 1 Bq/m(908000 microBq/m3).
I dati rilevati dal 1988, generalmente al di sotto della sensibilità della metodica, sono inferiori a qualunque soglia di pericolo per la salute.

Sono evidenti nel grafico i picchi in corrispondenza degli incidenti avvenuti nel giugno 1998 presso l’acciaieria di Algeciras in Spagna, in cui è avvenuta la fusione involontaria di una sorgente radioattività di Cs-137, e nel marzo 2011 nella centrale nucleare di Fukushima in Giappone a seguito dello tsunami.

Le fluttuazioni della minima attività rilevabile dipendono da più fattori, tra questi sicuramente le condizioni meteo: un clima secco e ventoso favorisce la risospensione in aria delle polveri e quindi l'intercettazione da parte del filtro del Cesio-137. La minima quantità rilevabile può cambiare anche a seconda della stagione, variando la quantità di polvere depositata sul filtro e il volume d'aria campionato, o delle modalità e strumentazione di misura utilizzate.

Approfondimento sulle misure di radioattività nel particolato atmosferico

La misura dell’irradiazione gamma in aria

La misura della dose gamma in aria è in grado di rilevare praticamente in tempo reale eventuali anomalie rispetto al fondo ambientale medio dovute al rilascio di radioattività artificiale.

La misura della dose gamma in aria viene effettuata in continuo tramite strumenti collocati nelle sedi ARPAV di Verona e Belluno. La strumentazione rileva la radiazione gamma in aria dovuta sia a sorgenti di origine naturale, ossia raggi cosmici e radiazione terrestre, sia, se presenti, sorgenti di origine artificiale come ad esempio radionuclidi immessi in aria a seguito di incidenti. In assenza di questi ultimi, il dato rimane pressoché stabile nel tempo in ciascuna stazione. Si può osservare una certa variabilità tra le misure effettuate in stazioni diverse in quanto la componente terrestre della radiazione dipende da fattori correlati con le caratteristiche geologiche e ambientali del sito. (riferimento a ISIN, Attività nucleari e radioattività ambientale  Rapporto ISIN sugli indicatori - II Edizione 2021 - Dati 2020).

L’intensità della dose gamma viene misurata ogni 15 minuti, i dati sono poi raccolti, validati ed elaborati al fine di ottenere un valore medio giornaliero e mensile. L’intensità di dose gamma è espressa in nanoSievert all’ora (nSv/h) o in microSivert all’ora (mSv/h).

Il Sievert è l’unità di misura della dose equivalente, ossia della quantità di energia assorbita da una certa massa tenendo conto dell’effetto biologico della radiazione in esame. Per esposizione omogenea a corpo intero, la dose equivalente coincide con la dose efficace.

ARPAV misura la dose gamma in aria presso la stazione di Verona dal 2003 e presso la stazione di Belluno dal 2007.

Ultimo aggiornamento

16-03-2023 10:29

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