Ultimo aggiornamento
07-08-2024 15:23Sulla base della pericolosità dell'amianto, la Legge 257/92 ha vietato nel nostro paese l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e materiale contenente amianto. A questa legge sono seguiti decreti e circolari applicative con l'obiettivo di gestire il potenziale pericolo derivato dalla presenza di amianto negli edifici, manufatti e coperture.
La pericolosità dell'amianto è definita dalle sue proprietà: estrema suddivisione delle fibre e capacità dei materiali di amianto di rilasciare fibre volatili e inalabili. Se l’amianto è compatto non esistono particolari rischi per la salute (salvo che non venga danneggiato o sbriciolato).
Le fibre, se disperse nell'aria ed inalate, possono essere causa di effetti sanitari quali gravi patologie a carico prevalentemente dell'apparato respiratorio. L’esposizione ad amianto può provocare malattie quali l’asbestosi, il tumore maligno del polmone e il mesotelioma maligno. L’abitudine al fumo potenzia considerevolmente l’effetto nocivo dell’amianto.
Oggi si considera che lo sviluppo del mesotelioma sia quasi sempre associato all’esposizione all’amianto.
Come limitare i livelli di concentrazione dell'amianto?
La riduzione dei livelli di inquinamento è stata prevalentemente già effettuata attraverso specifica normativa che vieta estrazione, esportazione e utilizzo di amianto. Dal momento che l'amianto è ancora presente, è necessario far verificare i manufatti in cui si sospetta la presenza di amianto, controllarne lo stato di conservazione e procedere agli eventuali interventi per la rimozione o messa in sicurezza (per evitare la dispersione delle fibre a seguito del loro naturale deterioramento), rivolgendosi a personale in possesso delle specifiche autorizzazioni, anche al fine di evitare lo smaltimento dei residui con modalità non previste dalla normativa.