Ultimo aggiornamento
08-02-2023 15:46Arpav ha partecipato al progetto dimostrativo che si poneva l’obiettivo di sviluppare e dimostrare l’efficacia di un modello di gestione del digestato agro-zootecnico razionale ed economicamente sostenibile per l’agricoltore e nel contempo in grado di ridurre i nutrienti apportati e i conseguenti rilasci nell’ambiente, nonché di migliorare la quantità di carbonio nel terreno e la fertilità del suolo in generale.
Il digestato agro-zootecnico può essere usato nella frazione chiarificata, che trattiene la maggior parte dell’azoto ammoniacale e può essere considerata un’alternativa ai concimi di sintesi, o in quella solida con un elevato contenuto di sostanza organica che la rendono molto simile agli ammendanti organici più tradizionali (es. letame).
La sperimentazione del progetto è proseguita per quattro anni, dal 2018 al 2021, su una superficie totale di circa 54 ettari nelle province di Venezia, Verona, Padova e ha testato tecniche innovative di gestione del digestato agro-zootecnico (frazione solida o chiarificata) basate su:
- determinazione speditiva direttamente in campo della composizione chimica dei digestati, per poter distribuire la dose ottimale di nutrienti, grazie a un sensore portatile installato su interratori e vasche balia
- definizione della dose ottimale che coniughi produttività e rispetto dell’ambiente
- distribuzione a rateo variabile, in funzione della tipologia di suolo
- utilizzo di inibitori della nitrificazione, additivi che bloccano la trasformazione dell’azoto ammoniacale in azoto nitrico, riducendo le perdite di nitrati nelle acque e le emissioni di azoto in atmosfera
- valutazione in campo dell’efficienza della fertilizzazione, attraverso sensori di produzione e di composizione chimica (azoto) del prodotto raccolto, montati su mietitrebbie e trinciatrici.
Arpav (Unità Qualità del Suolo) ha elaborato le carte dei suoli a scala aziendale per un inquadramento delle caratteristiche dei terreni e la definizione di zone omogenee su cui basare la distribuzione differenziata della concimazione. Ha inoltre raccolto, a inizio e a fine progetto, campioni di suolo che sono stati analizzati rispetto al contenuto di carbonio organico, nutrienti (azoto, fosforo e potassio), rame, zinco e altri parametri potenzialmente influenzabili dai successivi trattamenti con digestato.
Anche se per cogliere significative modifiche nel suolo sono necessari tempi lunghi, dopo tre anni si è comunque osservato un aumento del contenuto in carbonio organico nelle tesi a fertilizzazione organica, con effetto maggiore nelle tesi con digestato liquido con inibitore della nitrificazione e con digestato solido, anche se con differenze tra le aziende, molto diverse tra loro per tipologie di suolo presenti.
Per approfondimenti: