Anche l'ultimo monitoraggio Arpav conferma che le acque dei corsi d’acqua del Veneto possono essere
usate per scopi irrigui. La verifica periodica della qualità microbiologica delle acque superficiali correnti
permette di classificare le acque in classi di usabilità, al fine di tutelare i prodotti delle coltivazioni sotto
l’aspetto igienico-sanitario, a tutela della salute umana. Per questa caratterizzazione si utilizza il
parametro Escherichia coli, uno degli indicatori più rappresentativi per valutare l’idoneità microbiologica
all’uso irriguo dei corsi d’acqua. Una scala a cinque livelli classifica le acque, da quelle utilizzabili senza
restrizioni fino ai tratti fluviali non direttamente utilizzabili a fini irrigui.
Arpav dispone di una rete regionale per il monitoraggio delle acque interne che nel biennio 2021-2022 era composta da 403 stazioni di controllo analitico di 375 corsi d’acqua. Di queste stazioni 308 sono state utilizzate per valutare l’idoneità all’uso irriguo tenendo conto dell’uso del suolo, della densità abitativa delle aree circostanti e del numero di dati a disposizione.
Il rapporto si riferisce al biennio 2021-2022 e contiene i risultati del monitoraggio articolati in 28 schede, ciascuna delle quali riporta dati e test utilizzati per la valutazione del tratto fluviale analizzato.
Dall’analisi dei dati risulta che nel 39% dei tratti considerati l’acqua può essere utilizzata senza restrizioni e nel restante 61% con restrizioni. Nessun corso d’acqua ricade nella classe peggiore per la quale cioè si sconsiglia l’uso ai fini irrigui.